Un conflitto quasi ventennale, quello afghano. Dimenticato dai più, forse, ma ancora latente e pericoloso, senza dubbio mai sopito. Anzi, recentemente riacutizzatosi a causa della nuova ondata di violenze perpetrata dalle due parti in causa (come quella talebana, controllante gran parte del Paese) negli scontri di Helmand (nel gennaio scorso) e Kunduz. Particolarmente preoccupanti, oggi come in passato (a partire dall’ormai lontano 2001 a oggi) i dati relativi alle vittime civili, delle quali si è registrato, nel 2016, il numero più alto: ben 11418 sono le persone rimaste coinvolte dagli scontri, ferite o uccise (oltre 3 mila i morti), il bilancio peggiore a partire dal 2009, ovvero da quando è stato avviato questo annuale conteggio. A lanciare l’allarme, in particolare, è stata l’associazione umanitaria “Save the children”, la quale ha evidenziato il terribile bilancio relativo ai bambini rimasti coinvolti, in modo diretto o indiretto, prendendo in esame i numeri contenuti in un report stilato dalla Missione di assistenza Onu in Afghanistan: nell’anno da poco concluso, sono stati 923 i minori uccisi dal fuoco incrociato delle forze in campo, mentre oltre 2500 sono rimasti feriti.
StC: “Tre vittime al giorno”
“Questi dati – ha spiegato in un comunicato Ana Locsin, direttore StC nel Paese – sono un grave allarme e dimostrano l’incapacità reale di proteggere chi è più vulnerabile tra i civili in Afghanistan, proprio nel momento in cui sarebbe più necessario. E’ inaccettabile che quasi mille bambini siano stati uccisi nel 2016, 3 vittime innocenti al giorno, che non dovrebbero essere coinvolte nel conflitto a qualsiasi costo”. A rimarcare la drammaticità del quadro generale, è la registrazione di un aumento nel coinvolgimento dei minori pari al 24% rispetto al 2009: “Chiediamo a tutte le parti in conflitto nel Paese di fare ogni sforzo possibile per proteggere i bambini, sempre, e in particolare durante i combattimenti”.
Rimpatri forzati
Ad affiancare il tragico bilancio delle vittime civili, una condizione generale seriamente preoccupante. L’assistenza umanitaria, pur presente in maniera massiccia sul territorio dall’inizio delle ostilità a oggi, deve fare i conti con una fra le più gravi crisi registrate finora, accentuata dal forzato rimpatrio di oltre 600 mila profughi afghani dal vicino Pakistan, come evidenziato dalla ong Human rights watch (Hrw) in un rapporto, nel quale è stata denunciata la politica di violenza e coercizione messa in atto dal governo locale contro i vicini immigrati: “La situazione umanitaria in buona parte dell’Afghanistan – ha speigato ancora Locsin – è peggiorata di molto negli ultimi 12 mesi. Secondo l’esperienza degli scorsi anni ci possiamo attendere un ulteriore aggravamento con l’intensificarsi degli scontri al termine della stagione invernale, una situazione critica che richiede il potenziamento degli aiuti internazionali”. Sono oltre 9 milioni le persone che, al momento, necessitano di urgente assistenza umanitaria.