Sui migranti vorrei dire anche io la mia verità, e credo di potermelo permettere perché per 2 anni e mezzo, dopo la pensione da questore, sono stato componente della Commissione Roma 2 per il Riconoscimento delle Protezioni Internazionali ed ho ascoltato, quasi ogni giorno per sei ore, centinaia di migranti. La prima riflessione è che queste migrazioni rappresentano un grosso business per le organizzazioni criminali. In tanti scappano dai propri Paesi in cerca di migliore fortuna: moltissimi scappano dalla fame, pochi dalla guerra.
Spesso le loro rotte si incrociano perché il punto più vicino all’Europa per molti di loro sono le nostre coste. Quando, anni fa, iniziò l’esodo, a seguito delle gravi crisi economiche mondiali, si riversò un numero enorme di immigrati sulle nostre coste che arrivavano a bordo di gommoni e barconi fatiscenti. Molti di loro sono in fondo al mare. Molti sono arrivati.
L'Italia non va lasciata sola
L’Europa non ha voluto affrontare questa invasione, come Stati Uniti di Europa, ed ha lasciato sola la nostra Nazione. Il risultato, il più grave, secondo me, è stata la reazione collettiva di un popolo che pur eticamente educato e apparentemente fortificato nei valori cristiani, e quindi portato all’accoglienza, si è dovuto ribellare, forse a ragione, ad una vera e propria ondata di povertà e miseria, un po’ perché spaventato, un po’ perché preoccupato esso stesso da una crisi economica mondiale che lo stava facendo diventare da una delle grandi nazioni del mondo una delle più povere. I migranti che io ho ascoltato in quegli anni (2014/2015) mi hanno raccontato storie terribili: viaggi interminabili in carovane nel deserto, le percosse, le violenze, le prigioni libiche, poi i gommoni e il mare. Un mare affrontato in condizioni assurde. Molte di queste storie le potrebbe raccontare proprio lui. Sembra assurdo ma tanti di questi migranti non sanno neanche nuotare e per loro cadere in acqua significa affogare.
Perché scappano?
I migranti scappano dalla fame, i più, e poi ci sono quelli che scappano dalle guerre, pochi. Tutti coloro che scappano sperano che venga loro riconosciuto lo status di rifugiato (ovvero il riconoscimento da parte dello Stato di un cittadino straniero quale rifugiato a seguito dell'accoglimento della domanda di protezione) che gli permetterà di stabilirsi per sempre in Italia, quindi tutti i migranti dichiarano di scappare dalla guerra o da torture a causa della loro fede religiosa o tendenze sessuali. Alcuni si dichiarano gay se provenienti da Paesi in cui i gay vengono perseguitati. Ho ascoltato tante storie di povertà e sofferenza. Erano vere? Possiamo accertare una verità avvenuta a migliaia di chilometri di distanza da noi? Peraltro priva di prove documentali?
Come funziona l'accoglienza
La Commissione è formata da componenti della Prefettura, della Polizia, dei Servizi Sociali dell’Acnur.
L’accoglienza prevede uno schema piuttosto rigido: gli immediati soccorsi, l’identificazione, (quasi tutti gli immigrati non hanno documenti), le prime dichiarazioni alla polizia, poi l’ospitalità, in attesa di essere chiamati dalla Protezione, la decisione, la possibilità di ricorrere contro questa “sentenza“ della Commissione alla Giustizia ordinaria quindi il processo in cui i migranti sono assistiti da nostri avvocati d’ufficio ( a spese dello Stato italiano) e quindi il permesso per restare in Italia per un anno, più o lo status oppure l’espulsione (che se e quando arriverà spesso resterà un pezzo di carta in mano alla polizia che potrà forse incappare nel clandestino nei servizi di prevenzione). Questo protocollo di intervento non può essere che garantista. Io lo sono per natura. Ma possiamo ancora permettercelo? L’Europa e l’Italia possono permetterselo? Il Papa, giustamente, da uomo di Dio, predica l’accoglienza ma le parole del Cristo di 2000 anni fa “date a Cesare quel che è di Cesare e date a Dio quel che è di Dio” oggi sono le più pronunciate. Io sono sempre e comunque per l’accoglienza perché ad uomo che sta affogando io non chiedo i documenti per salvarlo.
Snellire la burocrazia
Ma bisogna distinguere i vari momenti. Se una persona scappa dal proprio Paese bisogna chiedersi il perché.
Se non ha documenti difficilmente sta scappando dalla sua terra per la guerra o perché minacciato da organizzazioni terroristiche. Le “inchieste, ovvero gli interrogatori ai migranti, non possono essere affidati
ad assistenti sociali bensì ad investigatori preparati e motivati che si sono documentati, o meglio, se conoscono i territori di provenienza dei migranti. Oggi per un funzionario di polizia è una iattura essere chiamato a far parte della Commissione. Sono utilissimi nelle inchieste i mediatori culturali, gli interpreti, che riescono con poche domande a capire se i propri connazionali mentono ma bisogna selezionarli perché alcuni di loro hanno timore di contrastare le dichiarazioni fornite dai propri connazionali per paura di ritorsioni. Le procedure di accoglienza andrebbero “snellite” e le Commissioni dovrebbero poter lavorare in condizioni di dignità per i Commissari e per i migranti che oggi, in alcune sedi, sono organizzati a mò di sportelli bancari. Chi è espulso non dovrà essere condannato a vagare clandestino per l’Europa, fino a quando diventerà l’ultimo anello di una catena governata dalle Organizzazioni criminali ma dovrà essere accompagnato coattivamente alla frontiera per il rientro nel proprio Paese di origine.
No a falsi buonismi
Sembrano sogni, ma non possiamo permetterci che una inchiesta duri mesi se non anni. Far restare uno straniero per molti mesi in Italia e poi disporre l’espulsione significa solamente dargli la patente di clandestino, con facoltà di commettere piccoli reati per il proprio sostentamento se non dichiararlo “mano d’opera a basso costo” per le organizzazioni criminali. Quindi accoglienza, selezione, inchieste affidate ad investigatori e non ai buoni samaritani e poi provvedimenti. Che vanno eseguiti senza se e senza ma, senza falsi buonismi perché abbiamo il dovere di aiutare i popoli in difficoltà ma non dobbiamo, ne possiamo, far diventare l’Italia una nazione ove l’illegalità, lo sfruttamento degli esseri umani a qualsiasi livello (mi riferisco anche alla prostituzione su strada che è segmento importante della tratta degli esseri umani che scandalosamente si svolge sotto lo sguardo di tutti) possano essere tollerati.