Cenare a 5 euro grazie all’app antispreco: ogni anno gettiamo 65 chili di cibo a testa. Secondo la Fondazione Barilla entro il 2030, a livello globale, saranno gettate 2,1 miliardi di tonnellate di cibo (+61,5% rispetto a oggi), con danni sociali, per l’economia e l’ambiente. In Italia il 2% del cibo viene perso prima di venderlo.
Il test a Milano
Il mercato del cibo invenduto vale quasi 16 miliardi di euro l’anno. Risorse perdute che applicazioni come la danese Too Good To Go (15 milioni di utenti) provano a rimettere in circolo. Anche in Italia è partita la gara tra le start up che offrono gli sconti più vantaggiosi. Donna Moderna ha realizzato un test a Milano. Too Good To Go è la più popolare delle app contro lo spreco di cibo. Un fenomeno che nel nostro Paese, secondo il rapporto 2019 dell’osservatorio specializzato Waste Watcher, vale quasi 16 miliardi di euro l’anno, lo 0,88% del Pil. Risorse perdute che qualcuno prova a rimettere in circolo, guadagnandoci. Nato nel 2015 in Danimarca, il servizio conta 15 milioni di utenti in 13 Paesi europei, di cui 300.000 in Italia, dove è sbarcato poco più di 6 mesi fa. “Si risparmia scoprendo sapori nuovi – spiega il settimanale -. Il servizio funziona in modo semplice: ristoranti, panifici e rosticcerie segnalano sull’app la disponibilità di cibo avanzato e la fascia oraria in cui ritirarlo. Il cliente sceglie cosa acquistare in base a voglie e vicinanza, paga (un terzo del prezzo pieno) con carta di credito, si presenta all’ora stabilita e sorpresa. Too Good To Go non consente di ordinare, ma offre una scatola (la Magic box, appunto) in base all’invenduto del giorno. Unica precauzione: comunicare per tempo eventuali allergie e intolleranze alimentari”.
La grande distribuzione
L’app punta a combattere non solo lo spreco di cibo, ma anche quello di imballaggi: l’utente è incoraggiato a portare da casa il proprio contenitore. Oltre a bar e ristoranti, una quota importante di spreco alimentare viene dalla grande distribuzione. Ridurla è lo scopo di MyFoody, app nata in Italia nel 2016. Come? Segnalando i prodotti in scadenza in supermercati, ipermercati e discount, venduti a prezzo ribassato. Basta scaricare la app e cercare il punto vendita più vicino a casa. “Il 78,9% del cibo si butta via tra le mura di casa – riferisce Donna Moderna -. E’ stata inventata, quindi, anche un’app per combattere anche questo fenomeno. Puccifrigo è una sorta di diario digitale per tenere sotto controllo lo stato degli alimenti freschi: inserendo la data di scadenza, una notifica sullo smartphone ci ricorda quando è ora di consumare il prodotto. Aprendo l’applicazione, poi, si trova una panoramica del contenuto del nostro frigo: i nomi degli alimenti sono affiancati da emoji sempre meno sorridenti via via che la scadenza si avvicina”.
Danni sociali
Ogni anno sprechiamo 1,3 miliardi di tonnellate di cibo (un terzo della produzione mondiale). Entro il 2030, ricostruisce La Stampa, saliremo a circa 2,1 miliardi di tonnellate (+61,5% rispetto a oggi), con ulteriori danni a livello sociale, economico e ambientale. Quando parliamo di spreco alimentare parliamo sia di cibo perso (Food Loss) che sprecato (Food Waste). Il primo è quello che si ferma nelle prime fasi della filiera produttiva, prima di essere venduto. In Italia corrisponde al 2% del cibo prodotto. Lo spreco di cibo, invece, avviene a livello domestico, nei ristoranti e nei negozi. In Italia si sprecano 65 Kg di cibo/anno pro capite. La foto scattata da Fondazione Barilla Center for Food e Nutrition in occasione della Giornata Nazionale contro lo Spreco Alimentare mostra un fenomeno drammatico e che ci allontana dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030 dell’ONU.
L’esigenza di una rivoluzione alimentare
“Il 30% dei cereali prodotti, il 35% del pesce pescato, il 45% di frutta e verdura coltivata, il 20% dei prodotti lattiero-caseari e il 20% della carne vengono gettati ogni anno. Un danno per il Pianeta, che ci fornisce le sue risorse, un danno economico (per aziende e famiglie) e sociale, visto che con 1/4 di quel cibo potremmo sfamare i circa 821 milioni di persone nel mondo che non hanno possibilità di mangiare. Questo dimostra l’urgenza di dar vita a una rivoluzione alimentare, che passi però da azioni concrete e da una adeguata educazione che ci aiuti a prevenire questo fenomeno”, spiega alla Stampa Anna Ruggerini, direttore operativo della Fondazione Barilla. A livello globale, l’Italia si distingue nella lotta alle perdite alimentari visto che sprechiamo il 2% del cibo prima di venderlo, come la maggior parte dei paesi in EU (14 su 28 paesi membri), mentre la lotta allo spreco mostra margini di miglioramento.
Il contributo del terzo settore
Anche grazie alla legge Gadda si è riusciti a limitare gli sprechi, promuovendo la redistribuzione delle eccedenze e dei beni inutilizzati per fini di solidarietà sociale, con un aumento delle donazioni del +21% nel primo anno di vita della legge (con differenze tra le zone d’Italia dove il terzo settore e le aziende erano più sensibili ). Rimane ancora molto da fare nella lotta allo spreco, visto che buttiamo circa 20 milioni di tonnellate di cibo ogni anno . Al momento, nel nostro Paese non è stato ancora individuato un obiettivo di spreco alimentare definito. Altri Paesi come gli Stati Uniti, invece, hanno dato vita a un vero e proprio piano per ridurre questo fenomeno, con obiettivi chiari da qui al 2030 dove si punta a dimezzare la perdita e gli sprechi di cibo. Lo spreco alimentare domestico può essere combattuto già a partire dal momento in cui facciamo la spesa.