Sindrome da Dpcm: l’opinione della psicoterapeuta

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Quali sono gli effetti psicologici delle misure che vengono imposte dai vari dpcm governativi o che, individualmente, osserviamo al fine di salvaguardare la nostra salute? Interris.it ne ha parlato con la Dottoressa Clara Borri, psicologa-psicoterapeuta-psicoanalista e presidente di Propsy onlus. Di particolare importanza i risvolti comportamentali dei ragazzi perché “i processi di separazione ed individuazione non ancora consolidati a questa età, creano malessere, senso di vuoto e abbandono, originando nuovi quadri sintomatologici o rinforzando quelli già esistenti” commenta la professionista.

Dottoressa Borri, come incidono sui cittadini le misure del nuovo dpcm?
Questo nuovo decreto è sicuramente più faticoso da mentalizzare a livello psicologico. La riapertura dopo il lockdown ci aveva fatto sperare nel ritorno di una pseudo normalità: si sono create delle aspettative di ripresa che sono venute meno a causa dell’aumento del contagio insieme alle nuove costrizioni. Oltre all’ansia e alla paura per la salute, le persone sono stanche dell’incertezza e quindi si registrano un maggior stress, un aumento della rabbia e dei rischi depressivi. Questa pandemia ha minato ogni ambito di vita, il semplice respiro che è un bisogno vitale primario, oggi è percepito come pericoloso. La privazione delle relazioni negli affetti, della socializzazione, del lavoro mettono a dura prova la nostra stabilità mentale. Inoltre, la crisi economica ci fa percepire il rischio di un baratro dal quale non si può uscire aumentando il disagio emotivo, la conflittualità e riducendo così la capacità di resilienza. Oggi in molte persone riscontriamo il problema del non riuscire ad arrivare a fine mese, di non poter mantenere la famiglia, in questi casi lo sconforto prende il sopravvento creando disregolazioni emotive molto pericolose, sia a livello personale che sociale. Le norme e i decreti vengono percepiti come una privazione della libertà”.

La scuola è riaperta e i contagi lì sono residuali. Ma si passa dallo stare in presenza alla didattica a distanza. Con quali conseguenze?
“Un’indagine dell’ospedale Gaslini di Genova, sull’impatto psicologico dei bambini/adolescenti riguardo lo stop delle lezioni in presenza durante il primo lockdown, ci mostra una conseguente insorgenza di problemi nel comportamento e sintomi regressivi. Sono stati evidenziati una maggiore irritabilità, disturbi d’ansia e del sonno, tra i sintomi più frequenti. I bambini e gli adolescenti sono i meno colpiti dal virus, ma sono i più esposti all’impatto indiretto che riguarda proprio le conseguenze psicosociali a lungo termine. La deprivazione sociale ha effetti preoccupanti sia sulla buona crescita, intesa come sviluppo cerebrale e comportamentale sia sulla salute psicologica. Nonostante la buona capacità di adattamento che in genere caratterizza questa età, in questo periodo si registrano nei giovani maggiore paura, scarsa iniziativa, un aumento dell’uso dei social ed internet con il reale rischio di dipendenze. Riguardo i bisogni relazionali dei più piccoli si possono temporaneamente soddisfare e compensare con gli adulti di riferimento, ma per le altre fasce di età, soprattutto per l’adolescenza in cui si instaurano relazioni maggiormente complesse, le cose fanno difficili. In questo momento di crescita si attraversa un periodo molto sensibile riguardo lo sviluppo sociale, inoltre è anche una fase più vulnerabile per le difficoltà psicologiche, basti pensare a tutti gli esordi dei disturbi che avvengono proprio a questa età. Altre conseguenze non meno importanti sono anche i disagi familiari per la gestione dei ragazzi a casa”.

Psicologicamente, il distanziamento nelle aule che effetti produce sui ragazzi?
“Il distanziamento rappresenta un distacco nelle relazioni con i pari e anche con le figure educative come gli insegnanti. I processi di separazione ed individuazione non ancora consolidati a questa età, creano malessere, senso di vuoto e abbandono, originando nuovi quadri sintomatologici o rinforzando quelli già esistenti. Altro dato che emerge dalle ricerche è che in queste nuove generazioni si era già registrata una difficoltà nel gestire limiti e regole, indipendentemente dal Covid. Quindi questi distanziamenti, queste ulteriori regole e limiti mettono ancora più in evidenza le problematiche relazionali e di gestione dei ragazzi”.

Lo spettro di un nuovo lockdown generale aumenta lo stress e l’ansia sociali?
“L’aumento della preoccupazione, quindi dello stress e dell’ansia è certo! Per quanto riguarda l’ansia sociale, questa è una condizione di disagio e paura che si sperimenta in situazioni sociali che ci espongono al giudizio degli altri, col timore di mostrarsi incapaci e fragili e quindi potenziali vittime di umiliazioni e prese in giro. A mio avviso la possibile chiusura potrebbe rinforzare quelle difese disfunzionali di evitamento e isolamento che già esistono nei casi di ansia sociale. Un aumento di ansia sociale potrebbe essere causato dal bisogno di esporsi in queste nuove modalità di lavoro e relazioni che sono i webinar o altre piattaforme tecnologiche, ma per poter dire di più penso che occorrerebbe iniziare nuovi studi e ricerche per basarsi su dati alla mano prima di esprimersi”.

 Abbiamo visto i mass media spesso anticipare le notizie dei dpcm governativi. Questo può produrre effetti nefasti negli ascoltatori?
“Gli effetti dei mass media sulla comunicazione è un tema molto dibattuto dalle scienze sociali, in questo ultimo secolo abbiamo assistito a validazioni e invalidazioni delle diverse teorie sul potere dei media. In virtù delle teorie psicologiche della comunicazione in particolare quella dell’influenza diretta che sostiene che i messaggi sono ricevuti in maniera uniforme e che da questi stimoli derivano reazioni dirette, anche se dobbiamo sempre considerare il ruolo dell’ambiente e del contesto sociale. Spesso l’anticipazione di scelte politiche non sempre condivise che chiamano in causa il destino delle persone, causano ansie anticipatorie che aumentano i problemi e le reazioni della gente. L’argomento è talmente vasto e delicato che meriterebbe un articolo a sé”.

 Nelle famiglie come bisogna comportarsi per diminuire lo stress?
“Un primo fondamentale consiglio è quello di cercare sostegno e rimedi attraverso fonti attendibili quali OMS, Istituto superiore di sanità, i consigli li possiamo trovare consultando i siti ufficiali del Ministero della Salute e di tutti gli enti competenti come gli ordini degli psicologi insieme ai professionisti del benessere e della salute mentale. Il bisogno primario è non sentirsi soli: contattare amici, familiari e nel caso di un aumento di angoscia, psicologi, ci può essere di enorme aiuto. Bisogna il mantenere uno stile di vita sano e non fossilizzarsi in modo ossessivo su internet o sui social che spesso ci fanno vedere le cose in modo catastrofico. Sotto l’aspetto relazionale, sia col partner sia con i figli occorrono ascolto, affettività, condivisione delle emozioni e rassicurazione. Bisogna utilizzare un linguaggio chiaro e adatto alle diverse fasce d’età per far sì che il messaggio sia comprensibile ed efficace. Alla comparsa di sintomi anche lievi è bene rivolgersi ad un professionista, chiedendo aiuto immediato senza permettere che un lieve disagio si trasformi in patologia. Nei casi di difficoltà economica rivolgersi agli enti, ai caf, patronati e parrocchie per dare evidenza alla situazione di bisogno, un altro aiuto può arrivarci anche dal mondo del terzo settore quindi associazioni, fondazioni, onlus, che si occupano di aiuto sociale e benessere psicologico. A riguardo la nostra associazione Propsy Onlus oltre ad un numero verde attivo 24 h su 24 ha programmato una serie d’incontri attraverso webinar con le diverse figure mediche quali psicologi, nutrizionisti, educatori ed insegnanti per offrire aiuto e consigli per gestire al meglio questo momento di grandi difficoltà”.

Gianpaolo Plini: