Tutte le persone devono poter vivere e lavorare in uno stato di equità e di pari opportunità, indipendentemente dalla presenza dalla loro disabilità o condizione di svantaggio. Questo è uno dei paradigmi che sta alla base dell’inclusione socio lavorativa delle persone con fragilità e rappresenta uno dei parametri principali per capire lo sviluppo umano e sociale di una società.
L’esperienza di Modica
A Modica, in provincia di Ragusa, Maria e Michele, genitori di Toti, un ragazzo affetto da una forma di autismo, alcuni anni fa, hanno deciso di creare un’esperienza inedita di inclusione socio lavorativa per le persone con disabilità e fragilità, facendo diventare una villa del ‘700 un b&b a spiccata valenza etica dove questi ragazzi potessero lavorare. E’ così nata “La Casa di Toti”. Interris.it ha intervistato, in merito a questa avventura di inclusione, Maria Sigona, madre di Toti, sposata da 25 anni con Michele e autrice del libro “Calle Calle. Biografia di un sogno” nel quale racconta il vissuto che l’ha portata ad avviare questa esperienza.
L’intervista
Come nasce e che obiettivi ha la “Casa di Toti”?
“La “Casa di Toti” nasce da un sogno nel 2014. Sono la mamma di Toti, che oggi ha 23 anni, ed è un ragazzo neuro diverso. Ha una forma di autismo, una psicosi e una comorbilità, molto difficili da gestire fin da quando era bambino. L’autismo ha diverse forme, ad esempio lui ha sempre bisogno di assistenza ed è iperattivo. Dopo la scuola ci siamo resi conto che tutto era ancora più difficile. Una notte ho sognato di trasformare la nostra tenuta del ‘700 a Modica, in provincia di Ragusa, che era già una piccola casa vacanze, in b&b etico gestito da ragazzi speciali come mio figlio. L’ho detto a mio marito e abbiamo fondato un Onlus di cui siamo rispettivamente presidente e vicepresidente, si è iniziata una raccolta fondi dal basso attraverso dei mercatini e abbiamo cercato un ingegnere che potesse occuparsi del progetto perché, in un ex campo di calcetto edificabile, desideravo costruire la “Casa di Toti”, accanto alla nostra villa e alle dependance che erano già case vacanze. Da quel momento abbiamo abbracciato l’idea dei “Bambini delle Fate” a Castelfranco Veneto, un’impresa sociale che si occupa di raccolte fondi e, da allora, imprenditori dal cuore grande, hanno sostenuto il nostro progetto mensilmente attraverso erogazioni liberali. Nel frattempo, ci è stata data la concezione edilizia e abbiamo posato la prima pietra nel 2016. Il Covid purtroppo ha rallentato un po’ tutto ma, lo scorso anno, i lavori sono stati completati e la “Casa di Toti” è stata aperta. Qui, sette ragazzi neuro diversi, da fruitori di un servizio, ovvero una residenza e una sorta di comunità per ragazzi dai 18 anni in su, ne divengono a loro volta gestori perché si occupano del b&b etico. In particolare, svolgono attività di front office e back office, sempre assistiti da operatori. Abbiamo assunto quattro operatori, due full time e due part time, che vanno a coprire le ventiquattro ore dal lunedì al venerdì tramite turni. Abbiamo posizionato i nostri quattordici posti letto sui vari portali internet e, per nostra fortuna, ad agosto, è tutto occupato.
Che valore ha per voi l’inclusione delle persone con disabilità? Quali azioni svolgete per favorirla?
“La nostra mission è l’inclusione socio lavorativa. I ragazzi speciali possono e devono fare. Il valore di questo è immenso. Mi sto battendo anche al livello istituzionale per sottolineare l’importanza di ciò perché, queste persone, non devono essere messe nelle strutture a fare solamente lavoretti o cantare a karaoke. È importante che siano impegnati, in base alle loro attitudini, a fare qualcosa. Punterò sempre più in alto per includerli, ma anche per gratificarli. Negli ultimi anni, ci siamo aggiudicati due bandi, uno di Fondazione Con il Sud e un altro con la presidenza del Consiglio dei Ministri, riuscendo ad ottenere degli specifici tirocini formativi per i ragazzi, che possono così percepire un riconoscimento economico mensile e, per loro, è una gratifica importante”.
Quali sono i vostri auspici il futuro di “Casa di Toti”? In che modo, chi lo desidera, può aiutarvi?
“Il nostro auspicio per il futuro è di avere più ragazzi. La struttura attualmente ospita quattro ragazzi residenziali ma, possono e devono essere sette. Desideriamo aprire la struttura a dei laboratori ludico ricreativi pomeridiani ai tanti ragazzi del territorio, della Regione Sicilia e di tutta l’Italia. Stiamo già avendo delle richieste in merito e, già da mesi, nei weekend, organizziamo degli stage formativi che durano dal venerdì al lunedì. Auspichiamo il coinvolgimento di sempre più risorse speciali nella struttura. Desidererei molto che, le istituzioni, mi fossero più accanto. La nostra famiglia si è spogliata di un bene, non solo per Toti, ma per tanti altri, vorrei che le istituzioni ci aiutassero a mantenerla. Oltre a ciò, mi auguro che, il progetto, possa diventare contagioso e nel mondo possano nascere tante “Case di Toti” come esempio di inclusione socio lavorativa. I modi per aiutarci sono molti, sul nostro sito li indichiamo. Dalla donazione del 5×1000, allo “Sporcatevi le Mani”, un’azione di fundraising promossa dai “Bambini delle Fate”. Oggi, ad esempio, abbiamo ottanta amici dal cuore grande che, con una piccola donazione al mese, dai venti euro in su, ci sostengono. Oppure, chi ha un’impresa e vuole fare un’erogazione costante da detrarre fiscalmente dalle tasse, lo può fare attraverso una pubblicità etica, infatti tramite “Bambini delle Fate”, pubblichiamo i loghi delle imprese che ci sostengono. Credo molto nel supporto dell’imprenditoria privata, ma la mia speranza è che, anche le istituzioni, possano fare qualcosa e prendano esempio da noi. Lo dico con orgoglio”.