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AfricaConnect e sicurezza alimentare tra ricerca di frontiera e tradizione

Così gli scienziati ascoltano gli agricoltori per migliorare le colture. L’impegno dei genetisti del centro di ricerca in scienza delle piante Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e i numerosi progetti sviluppati nell’ambito di AfricaConnect

La sicurezza alimentare e la sicurezza del cibo richiede l’apporto degli agricoltori locali. Per poter raccogliere un prodotto sicuro e nutriente. Anche in un clima che cambia. La chiave di questa capacità potrebbe essere nei geni. Che sono mantenuti per tradizione nei loro campi. E che possono essere studiati proprio grazie all’interazione con le comunità locali. Dall’università alla sicurezza alimentare. Ricerca di frontiera e tradizione. Così gli scienziati “ascoltano” gli agricoltori.  Di “metodi partecipativi” parla il professor Matteo Dell’Acqua. Docente coordinatore del Centro di Ricerca di Scienze delle Piante della Scuola Superiore Sant’Anna. Questi metodo “permettono di accedere alla conoscenza tradizionale degli agricoltori locali”. Questa conoscenza è “necessaria a supportare strategie di adattamento”. Che “rispondano ai bisogni locali“. E che “migliorino la sicurezza alimentare in un modo sostenibile”. I sistemi colturali africani, prosegue Matteo dell’Acqua, “raccolgono una straordinaria diversità culturale e colturale”. Metodi quantitativi “guidati dai dati”. Che “possono valorizzare questa diversità“. Per il beneficio non soltanto dell’agricoltura locale. Ma ugualmente per quella mondiale.alimentare

Miglioramento genetico

“Con queste ricerche, la scienza di frontiera incontra la tradizione– precisa il professor Dell’Acqua-. Svelando il grande potenziale di metodi interdisciplinari. Per migliorare le performance delle piante. Nelle reali condizioni di coltivazione. Questa informazione può aiutare il miglioramento genetico. A produrre e selezionare varietà che rispondano alle necessità locali. E che possano mitigare gli effetti del cambiamento climatico”. “L’agricoltura è anche cultura“, osserva il professor Mario Enrico Pè, docente del Centro di Ricerca in Scienza delle Piante. Tra i promotori di AfricaConnect. Al centro ci sono “approcci di ricerca moderni”. Basati sui dati. “Come il sequenziamento del DNA. E l’analisi del clima”. alimentare

Sussistenza

Il gruppo di genetisti del Centro di Ricerca toscano studia come accedere alla conoscenza degli agricoltori di sussistenza. E come includerla nei criteri scientifici usati per supportare il miglioramento genetico delle colture. Un impegno che si concretizza in numerosi progetti nell’ambito di AfricaConnect. Si tratta di un programma speciale della Scuola Superiore Sant’Anna. Rivolto ai temi africani. E che vede collaborazioni con agricoltori e istituzioni africane. Per applicare approcci di ricerca avanzata a tematiche di sviluppo. I paesi coinvolti nella ricerca della Scuola Superiore Sant’Anna includono Etiopia, Niger, Mozambico, Kenya e Malawi. Dove i genetisti uniscono la ricerca in ambito genomico con la scienza del clima. E con approcci partecipativi. Ciò permette di “aprire nuove strade alla valorizzazione della diversità locale“.  E, “di concerto con gli agricoltori”, sono “alla base di ogni sforzo per garantire la sicurezza alimentare” . In maniera “equa e sostenibile”. Per migliorare le colture. Con l’impegno dei genetisti del centro di ricerca in Scienza delle piante. E la spinta della Giornata Mondiale della sicurezza alimentare. “Per ottenere sistemi giusti ed equi– sottolineano i ricercatori-. la scienza è chiamata ad ascoltare chi si dedica alle colture tradizionali nel sud del mondo. Perché l’agricoltura è anche cultura”.alimentare

Ricerca alimentare

Dunque la ricerca di frontiera incontra la tradizione. E ascolta gli “agricoltori scienziati”. Per guidare l’innovazione e migliorare le colture. C’è l’impegno dei genetisti della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa alla base di numerosi progetti. Sviluppati nell’ambito di AfricaConnect. Battere la fame nel modo richiede un ridisegno radicale dei sistemi agricoli globali. Affinché sicurezza alimentare e cibo sicuro siano una realtà per tutti. La scienza, infatti, non può trascurare i sistemi agricoli di sussistenza. Realtà che coinvolgono 570 milioni di persone nel mondo. E che forniscono sostentamento a più di due miliardi di persone. Soprattutto nel sud del mondo. Sono i dati messi in evidenza dal team di genetisti del Centro di Ricerca in Scienze delle Piante. Alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Nell’appuntamento annuale della giornata mondiale della sicurezza alimentare. Un appuntamento stabilito da una risoluzione del 2018 delle Nazioni Unite. Vincere la fame nel mondo, inoltre, è anche il secondo obiettivo del Piano di Sviluppo Sostenibile “Agenda Onu 2030”. Definito per rendere più sostenibile lo sviluppo e la vita delle persone sul pianeta.alimentare

Agrobiodiversità

L’obiettivo è accelerare lo sviluppo di varietà di piante che siano adatte agli stress climatici. E che possano così contribuire all’intensificazione sostenibile dell’agricoltura locale. Questo approccio di ricerca ha un duplice scopo. Da un lato quello di far avanzare la conoscenza. Riguardo all’agrobiodiversità locale. E ai meccanismi di adattamento al clima delle piante. Nel contempo ciò contribuisce a una maggiore inclusione delle comunità di agricoltori locali. E all’indipendenza alimentare del luogo. Le varietà di piante tradizionalmente coltivate dagli agricoltori di sussistenza hanno precisi tratti di adattamento. Che rispondo sia al clima sia agli usi locali. In questi sistemi agricoli esiste una stretta connessione. Tra cultura e agricoltura. Così che l’agrobiodiversità locale racconta non soltanto una storia di geni e diversità delle piante. Ma anche di pratiche agricole e usi alimentari tradizionali.

 

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