Una situazione sulla quale hanno pesato in modo particolare
le alte temperature e la mancanza di acqua. Le fioriture anticipate hanno costretto gli apicoltori a partire prima verso le aree montane. E a portare
razioni di soccorso negli alveari già nei primi giorni di agosto. In Puglia sono state abbeverate
artificialmente le api per non farle morire. Con secchi d’acqua e galleggianti di
sughero e polistirolo. In modo che si dissetino senza affogare. Ma oltre alla spallata del clima, i “
pastori delle api” devono fare fronte anche all’esplosione dei costi per le
tensioni internazionali generate dalla guerra in Ucraina. Dai vasetti di vetro alle etichette. Dai cartoni al gasolio. “In Italia – precisa la Coldiretti – si consuma circa
mezzo chilo di miele a testa all’anno. Sotto la media europea che è di 600 grammi. E un terzo rispetto alla Germania”. L’Italia, però, vince in biodiversità. Con più di 60 varietà. Dai
prodotti Dop come il Miele della Lunigiana. Il Miele delle
Dolomiti Bellunesi. E il miele Varesino. Fino a quelli
speciali in barrique o aromatizzati. Dal tiglio agli agrumi. Dall’eucalipto all’acacia.
Un patrimonio messo a rischio dalle importazioni dall’estero.
Cresciute di quasi il 18% nei primi cinque mesi del 2022. L’anno scorso hanno raggiunto i 24 milioni di chili. Di cui più della metà (14 milioni di chili) da Ungheria,
Romania e Ucraina. Con quasi
2 vasetti su 3 pieni in pratica di prodotto straniero. Secondo l’analisi di Coldiretti su dati
Istat. Da qui l’appello a “evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero. Spesso di
bassa qualità“. Verificando con attenzione l’origine in etichetta. Oppure rivolgendosi direttamente ai produttori nelle
aziende agricole. Negli agriturismi. o nei mercati di
Campagna Amica. Il miele prodotto sul
territorio nazionale è riconoscibile attraverso l’
etichettatura di origine obbligatoria. In Italia non sono ammesse
coltivazioni Ogm. A differenza di quanto avviene ad esempio in Cina.