Un libro per raccontare un dialogo importante con i giovani. Don Giuseppe Calabrese, sacerdote della diocesi di Matera Irpina, membro della grande famiglia dello scoutismo, dell’Agesci, vicario parrocchiale della Mater Ecclesiae di Bernalda, provincia di Matera, membro dell’ufficio diocesano delle Comunicazioni Sociali, è l’autore del libro “Sentinelle del Mattino” (Edizioni Palumbi), in cui racconta un suo dialogo con un gruppo di giovani in cui affronta un argomento molto delicato e di cui generalmente non si parla molto.
Sentinelle del mattino
“Voi giovani siete ‘sentinelle del mattino’, ha detto Giovanni Paolo II a Tor Vergata. Ho voluto dare questo titolo perché le sentinelle del mattino per diverse motivazioni: la prima è che con questa espressione descrivo un gruppo di scout che, nonostante una giornata impegnativa, alla sera, non avevano ancora sonno e vicino al fuoco, guardando il cielo, iniziano una delle catechesi più strepitose, capendo la grandiosità del manto celeste e l’esperienza di essere piccoli di fronte a questo universo – spiega don Giuseppe -. E quale è l’esperienza più sofferente se non quella della morte? Da qui si apre un dialogo che prende tutta una notte. Il dialogo inizia sì nella notte, ma guarda all’alba nuova, quella che non avrà mai fine”.
Un Dio misericordioso
“Il testo vuole presentare e mostrare la bellezza della nostra fede. L’obiettivo del libro, spiegato anche nella prefazione curata da don Ivan Maffeis, sottosegretario Cei, è quello di far conoscere Gesù Cristo e la destinazione della propria vita – racconta -. Non è possibile conoscere la destinazione della propria vita se non si prende in considerazione quelle che sono le verità ultime delle fede. Noi parliamo di un Dio misericordioso. Ma a volte noi scambiamo la misericordia privandola della sua caratteristica principale che è la verità. Per esserci realmente amore, ci deve essere amore e carità. Non è Dio che ci destina, all’infermo, al purgatorio e al paradiso, siamo noi che liberamente scegliamo di colloquiare con lui nella vita terrena e ci prepariamo l’esperienza di vivere con lui per l’eternità”. “Io dedico il libro ai giovani che ho la grazia di incontrare e servire nel mio ministero – sottolinea – perché loro possano affrontare le onde minacciose che stanno stravolgendo le nostre vite che sono degne di essere vissute. La vita è bella nella misura in cui noi la spendiamo. Per vivere dobbiamo avere un orientamento, una meta dove arrivare e il porto sicuro, per il cristiano, è sicuramente l’amore di Dio”. Il testo, racconta don Giuseppe, parla delle verità che conducono a scommettere, o meglio fare una scelta profonda su chi e che cosa voglio costruire la mia vita. “Certamente se abbiamo un orizzonte finale, quello che viviamo è molto più intenso, profondo. Le azioni della nostra vita hanno un rapporto con l’eternità”.
Scienza e fede
“Le persone che noi incontriamo nel nostro ministero si potrebbero dividere così: i giovani credono, vivono l’esperienza di Cristo in pieno; quelli che hanno difficoltà nel credere nella Chiesa come struttura, ma credono in Dio; poi abbiamo altri che credono, ma c’è la scienza che gli fa fare un altro tipo di esperienza – spiega don Giuseppe -. Un messaggio che io voglio far emergere è che scienza e fede non sono mai in contrasto, ma come ci dice Giovanni Paolo II nella Fides et Ratio, la scienza e la fede, sono le due ali dell’unica verità”.
I novissimi
“Ci sono delle realtà, di cui pochi parlano. Non bisogna rinunciare alle verità della fede. Noi come cristiani dobbiamo dare e testimoniare l’annuncio glorioso del Risorto, propria nell’esperienza della morte, e certamente sappiamo che la morte non è la fine di tutto e ci è dato di aspettare e sperare in altro”, racconta don Giuseppe, sottolineando come parlare con i giovani di questi argomenti sia stata un po’ una sorpresa: “Non hanno preso male questo argomento. Alcune domande sono nate in maniera immediata, altre sono state ‘suscitate’. Loro hanno detto ciò che pensavano e poi hanno ascoltato e insieme sono arrivati a quello che è comprensibile all’uomo, perché non possiamo mai immaginare cosa sarà la beatitudine celeste”. “I novissimi sono la morte, il giudizio – particolare e universale – inferno, paradiso e purgatorio. Sono le verità ultime del nostro cammino e non è possibile che un cristiano non guardi a queste verità che non solo luoghi fisici, ma stati dell’anima. L’inferno è l’esperienza di un giovane che invece di vivere la libertà, vive al massimo grado la schiavitù. Si varca la porta dell’inferno quando nella vita terrena si è messo il proprio io in opposizione alle altre persone e a Dio. Il paradiso sarebbe, citando San Filippo neri, il traguardo che ogni cristiano dovrebbe tenere sempre in considerazione e avere davanti ai propri occhi”.
La speranza
Il libro si conclude con una lettera ai giovani, ai quale viene spiegato cos’è la speranza e un invito. “Speranza è la porta che devi sempre guardare e varcare per andare avanti e costruire qualcosa di qualità. Speranza è il nome di questa porta perché Gesù, il Figlio di Dio, l’ha aperta ed attraversata con la sua morte e risurrezione. Speranza è la spinta di cui hai bisogno che ti assicura il cammino verso la meta: l’eternità. Cosa vuoi fare? Nel tuo cuore conosci già la risposta – scrive don Giuseppe nel libro – Il mio invito, pertanto, è di essere forte al fine di alzare lo sguardo, cercando di vedere oltre il proprio orizzonte, in un’ottica di crescita personale che possa dunque rappresentare un valore aggiunto per l’intera comunità. E, se a volte, ti sembra di non essere abbastanza forte da resistervi, allora inginocchiati, invoca la potenza dell’azione dello Spirito Santo e chiedi in preghiera che torni questa splendida forza, ovvero quella della Speranza. Caro giovane, «la mia è una voce sola», ma se mi ascolti possiamo essere in due, e se siamo in due possiamo contagiare altri fino a raggiungere tutto il mondo – conclude -. Cosa stai aspettando ancora? Tu puoi fare la differenza, falla! Alza lo sguardo, perché non è vero che si sogna solo con gli occhi chiusi: vai incontro al tuo bel futuro“.