Sono passati 40 anni da quella mattina, tragica, in cui un’auto investì Sandra. Era l’ottava di Pasqua. Sandra stava andando ad un incontro della Papa Giovanni XXIII. Con lei c’era Guido, il suo fidanzato, ed Elio. Appena scesi dall’auto Sandra ed Elio furono travolti. Sandra fu colpita in pieno, catapultata sul cofano e scaraventata a terra. Don Benzi era all’incontro e accorse immediatamente, entrò nell’ambulanza mentre le teneva aperta la bocca. Da Rimini fu subito spostata all’ospedale “Bellaria” di Bologna. Rimase in coma per tre giorni ed il 2 maggio lasciò questa terra. Aveva 22 anni.
Il 5 maggio si tenne il funerale. Nell’omelia don Oreste disse: «Sandra ha compiuto ciò per cui Dio l’aveva mandata. Il mondo non è diviso in buoni e cattivi, ma in chi ama e chi non ama. E Sandra, noi lo sappiamo, ha amato molto». La madre Agnese quel giorno capì: «Don, avevamo una santa in casa e non ce ne eravamo accorti! Prendi il libro e preghiamo come faceva Sandra».
Quattro giorni prima dell’incidente Sandra aveva raccontato alla madre di aver visto in sogno il suo funerale e la sua tomba piena di fiori. Nell’ultima pagina del suo diario, due giorni prima dell’incidente, Sandra lasciò il suo testamento spirituale: “Non è mia questa vita che sta evolvendosi ritmata da un regolare respiro che non è mio, allietata da una serena giornata che non è mia. Non c’è nulla a questo mondo che sia tuo. Sandra, renditene conto! È tutto un dono su cui il «Donatore» può intervenire quando e come vuole. Abbi cura del regalo fattoti, rendilo più bello e pieno per quando sarà l’ora”.
Poco dopo la sua morte, don Oreste Benzi ebbe l’occasione di leggere ciò che Sandra aveva lasciato scritto in alcuni fogli, su pezzetti di carta, in un’agenda, nei diari scolastici. Don Benzi capì subito che in quelle righe si apriva uno squarcio sul suo animo profondo e semplice, contemplativo e razionale, immerso in una fede profonda che la rendeva libera di esprimersi verso Dio. Sandra viveva tesa verso l’Infinito, la luce, il mistero, l’amore, Dio. Disse don Oreste: «Sandra ci ha lasciato scritto qualcosa di grande che è in lei».
Sandra Sabattini iniziò a scrivere i suoi pensieri in quinta elementare. Se i primi appunti sono pensieri semplici di bambina, a partire dai 14 anni iniziano riflessioni intime e profonde sempre alla ricerca del significato di ogni cosa, dell’Infinito. Un intenso cammino interiore di adolescente prima e di giovane poi. A 16 anni scrisse: “Dire: sì, Signore, scelgo i più poveri, ora è troppo facile, se poi tutto resta come prima. No, ora dico: scelgo te e basta”. Ciò che appare certo fin dall’inizio del Diario di Sandra è un singolare dono di sapienza, piuttosto insolito per una bambina, che le permetteva di farle conoscere Dio. Nella riservatezza più assoluta, senza far intravedere nulla a chi le stava vicino, Sandra riportava continuamente a Dio la sua vita dialogando nella preghiera.
Sandra era bella, solare, gioiosa, simpatica. Salutava sempre con un grande sorriso accogliente: “Ciao come stai?”. Aveva una grande sete di giustizia che la spingeva a dare una mano agli altri, agli ultimi, ai più fragili. Iniziò a farlo prestissimo, da adolescente.
Ma qual’era il suo segreto? Era la sua intima amicizia con Gesù, un’amicizia che nacque da bambina, col rosario in una mano e la bambola nell’altra. Era agevolata dal fatto che viveva con la sua famiglia nella canonica dello zio prete, dunque poteva andare liberamente in cappellina, mettersi in ginocchio in un angolino e rimanere ore in contemplazione del Signore.
Fu durante le ore di adorazione che Sandra fece una grande scoperta. Capì che non c’è alcuna contrapposizione tra l’abbandonarsi a Dio nella contemplazione e l’impegno assiduo per gli altri. Come scrisse in una pagina del suo diario: “La carità è la sintesi della contemplazione e dell’azione, il punto di sutura tra il cielo e la terra, tra l’uomo e Dio”.