Allarme sedentarietà e obesità. In Italia il 48% della popolazione è obesa o in sovrappeso e sempre più sedentaria. In costante calo, invece, gli investimenti nella sanità pubblica e nella promozione di attività fisica. Sos al ciclo di convegni organizzato da Withub sulle principali e più attuali tematiche del nostro Paese in relazione all’Europa e agli altri stati membri. Dopo il settore dell’agroalimentare, si è fatto il punto sul comparto socio-sanitario italiano ed europeo, sempre più in crisi. Lorenzo Robustelli, Direttore di Eunews, ha introdotto il primo panel dedicato al benessere fisico, mentale, alimentazione e sport. Dai relatori sono emersi dati allarmanti per la salute in Italia e in Europa ma anche soluzioni. In Italia oltre il 48% della popolazione è obeso (più del 10%) o in sovrappeso (circa il 38%). A livello europeo il nostro è tra i Paesi con la più bassa incidenza. Mentre a Malta o in Irlanda oltre il 60% della popolazione è obesa e in sovrappeso. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha messo in guardia l’Europa. Nel 2030 la situazione peggiorerà per quasi tutti gli Stati europei.
Sos sedentarietà
Ancor più preoccupante è la situazione dell’obesità infantile. A livello europeo è in Italia che si registra il numero maggiore di bambini affetti da questa malattia. “Fotografare l’obesità infantile oggi per noi medici studiosi è molto importante perché un bambino obeso ha il 75-80% di probabilità di essere domani un adulto obeso. Questo porterà a un peso insostenibile per il Servizio Sanitario Nazionale”, afferma il professor Michele Carruba (Università di Milano). Presidente del centro studi e ricerca sull’obesità. Già oggi il 35% dei casi di cancro è imputabile all’obesità. Così come il 40% degli infarti. Il 95% dei diabetici di tipo 2 (quello alimentare) è in sovrappeso o obeso. Il 64% di questi malati ha necessità di ospedalizzazione. E questa è la causa maggiore di spesa per un’azienda sanitaria. Il mangiare tanto e male, inoltre, riduce l’aspettativa di vita di 8 anni per l’uomo obeso e di 6 anni per la donna obesa. Riduce anche gli anni di vita in salute, gli ultimi cioè. 18 anni di vita non in salute per l’uomo. E ben 19 per la donna. L’aumento di questi numeri porterà a un severo tracollo della sanità italiana ed europea. Se non si agirà al più presto negli Usa per la prima volta la generazione di domani avrà un’aspettativa di vita più bassa rispetto a quella di oggi.
Investimenti
L’Italia poi sta investendo nella sanità molto meno rispetto agli altri Paesi del G7. La spesa pubblica sanitaria tedesca, ad esempio, è più del doppio di quella italiana. “Occuparsi di salute significa fare attenzione a come e dove viviamo e alle scelte che compiamo ogni giorno – afferma il presidente dell’istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro –. L’attenzione a quello che si mangia, l’attività fisica praticata, l’evitare sostanze come fumo e droghe ci consente di mantenere una buona salute. Allo stesso modo bisogna prendersi cura dell’ambiente in cui si vive, perché anche questo determina la qualità della nostra vita”. Ci sono due modi per cambiare rotta: il primo è investire sull’educazione alimentare nelle scuole. “Bisogna insegnare ai bambini come e quanto mangiare, fargli conoscere la dieta mediterranea, patrimonio immateriale dell’umanità. Con la piramide alimentare e con l’importanza delle giuste porzioni. A proposito di questo, come Centro Studi dell’Università di Milano proponiamo un’armonizzazione a livello europeo”, aggiunge il professor Carruba.
Attività fisica
Altro modo per combattere l’obesità è certamente l’attività fisica. Una persona sedentaria fa dai 3.000 ai 5.000 passi al giorno. Basterebbe raddoppiare (10.000 passi al giorno) per dimezzare il rischio di mortalità. Anche in questo settore i dati sono piuttosto allarmanti. Il 44,8% degli italiani non pratica un adeguato livello di attività fisica (4° peggior Paese Ocse nel 2019), percentuale che raggiunge il 94,5 nei bambini, ultimo paese nell’Ocse (dati Osservatorio Valore Sport-edizione 2023 a cura di European House Ambrosetti). Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, la sedentarietà è causa del 9% delle malattie cardiovascolari, dell’11% dei casi di diabete di tipo 2, del 16% dei casi di tumore al seno e del 16% dei casi di tumore al colon-retto. Il costo della sedentarietà è pari a 3,8 miliardi di euro. Nel nostro Paese ci sono ostacoli alla pratica sportiva. Un fattore culturale anzitutto per il quale il 27% non pratica sport perché non motivato, né interessato e 8 ragazzi su 10 fanno sport solo se lo praticano i genitori.
Poco sport
l’Italia è al 16° posto nell’UE 27 per la spesa pubblica destinata allo sport, quindi bassi investimenti. E carenza di infrastrutture con 131 impianti ogni 100mila abitanti (4,6 volte in meno della Finlandia), di questi il 60% è stato costruito più di 40 anni fa e 6 edifici scolastici su 10 non hanno una palestra. “Da sempre sostengo che il mondo dello sport non venga trattato particolarmente bene, basta fare un calcolo relativo al Pnrr. Un miliardo su 209, meno dello 0,5% a fronte di un Pil generato superiore. Molte decisioni, da noi certo non condivise, non hanno favorito il Comitato Olimpico Nazionale, né quello Paralimpico. Adesso serve mettere a terra e completare. Sapendo che molti dei soggetti tramite gli enti locali e tramite gli organismi sportivi, federazioni in particolare, nel beneficiare delle opportunità del Pnrr si ritrovano oggi con l’aumento dei costi che se non valutato accuratamente potrebbe compromettere il completamento dell’opera”, osserva Giovanni Malagò, presidente del Coni.