Scuole cattoliche, il futuro della didattica alla luce della fraternità

L'intervista di Interris.it a Virginia Kaladich, presidente di Fidae, in merito ai nuovi orizzonti educativi futuri e alle sfide che attendono il mondo della scuola cattolica

Virginia Kaladich, presidente nazionale di Fidae (@Fidae)

L’istruzione e la cultura sono due concetti primari e distinti ma, la scuola, per le giovani generazioni, rappresenta uno strumento fondamentale per entrare in contatto con la cultura e iniziare ad acquisirla per vivere da protagonisti nella società civile e orientarsi verso futuro.

Il ruolo delle scuole cattoliche

In una fase storica come la nostra, fortemente segnata da una crisi sociale e educativa, la scuola cattolica, attingendo dall’antropologia cristiana e dai valori del Vangelo, è in grado di dare un contributo significativo e ulteriore ai giovani e alle famiglie, accompagnandoli in un processo di crescita umana e didattica fondata sulla fraternità. Interris.it, in merito agli orizzonti educativi futuri e alle sfide che attendono il mondo della scuola cattolica, ha intervistato Virginia Kaladich, presidente di Fidae, la federazione di Scuole Cattoliche primarie e secondarie, dipendenti o riconosciute dalla Autorità ecclesiastica, promossa dalla “Congregazione per l’Educazione Cattolica, la scuola e l’università” del Vaticano.

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Foto di Taylor Flowe su Unsplash

L’intervista

Presidente Kaladich, quali sono, a suo parere, le nuove sfide pedagogico – educative che il mondo della scuola deve affrontare in vista del nuovo anno scolastico?

“Le sfide sono vecchie e nuove, perché l’educazione e l’istruzione ci riguardano davvero dalla notte dei tempi e ci pongono dinnanzi ad un compito, che condividiamo con le famiglie, di grande responsabilità. Il mondo della scuola del 2024/2025 è profondamente diverso da quello di cinque anni fa, l’anno in cui siamo stati sconvolti e travolti dalla pandemia e da cui sono partite delle sfide che ancora ci interrogano. Uno dei temi più dibattuti e su cui stiamo investendo tanto, in termini di ore di formazione e di aggiornamento per docenti, ma anche in corsi di approfondimento per gli alunni, è sicuramente il digitale. I nostri ragazzi stanno correndo spediti verso questo grande cambiamento d’epoca: sono nativi digitali senza alcuna barriera che gli impedisca di usare smartphone, tablet e notebook e di navigare nel mare dei social e della rete. Ma siamo davvero sicuri che sia sufficiente conoscere i vari mezzi? Crediamo che oggi più che mai, come diceva il sociologo canadese Marshall McLuhan, il mezzo sia anche il messaggio. Ecco perché ci deve essere una particolare attenzione verso questi nuovi mezzi: sono un’occasione incredibile per rompere barriere spazio-temporali ma sono anche il rischio opposto, cioè quello di creare barriere invalicabili. Il recente annuncio del Ministro Valditara, che promette di vietare l’ingresso dei cellulari in classe, non affronta il tema, che è più complesso, e potrebbe ampliare un divario che ancora persiste in tante scuole italiane, a causa dell’inadeguatezza del comparto tecnologico. Non può passare il messaggio che a scuola si scriva solo con la penna sui fogli, che si legga solo sui libri stampati e che poi, una volta suonata la campanella, si comunichi in tutt’altro modo, si parli attraverso le chat, si scriva solo su pc e si legga solo su ebook reader”.

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Foto di Element5 Digital su Unsplash

Qual è il compito di chi educa di fronte a questi nuovi mezzi di comunicazione?

“È compito di chi educa cercare di accompagnare gli alunni, fin da bambini, indicandogli le potenzialità e anche i pericoli di questi nuovi mezzi, cercando anche di intercettare le famiglie, per poter lavorare in maniera coordinata. A questo proposito una delle grandi novità del nostro Campus Estivo è stata la lezione sulla comunicazione non ostile tenuta da Rosy Russo che si è soffermata su alcuni principi apparentemente semplici ma molto significativi, raccolti in un manifesto che parte da una verità, cioè che il virtuale è anche reale e che in rete si dovrebbero dire e scrivere solo cose che si ha il coraggio di dire di persona. Abbiamo anche iniziato a ragionare di Intelligenza Artificiale, anche in questo caso partendo da un principio di realtà: non ci si può nascondere di fronte ad un fenomeno che in qualche modo ci riguarda già, perché i ragazzi usano Chat Gpt per fare alcuni compiti. Ci sono poi le sfide che sentiamo nostre in quanto istituzione ecclesiali e quindi all’interno del cammino sinodale che la Chiesa mondiale sta compiendo in questi anni. Educare cristianamente è portare avanti i giovani, i bambini nei valori umani in tutta la realtà, e una di queste realtà è la trascendenza, come disse Papa Francesco qualche anno fa, e la trascendenza non può fare a meno dell’incanto e dell’ispirazione, che sono le due parole chiave scelte dalla FIDAE per caratterizzare tutto il prossimo anno scolastico”.

L’apprendimento è un processo continuo che, anche nel corso dell’estate, non si ferma. Quali sono state le attività di Fidae in questi mesi?

“L’estate è un momento per tirare un po’ il fiato ma anche per riordinare le idee in vista del nuovo anno, per questo la FIDAE propone, ormai da 6 anni, un Campus Estivo che quest’anno si sta svolgendo a Ravenna (fino a sabato 27 luglio) e che si concentra su alcuni dei temi caldi che ho accennato sopra: oltre alla comunicazione non ostile, abbiamo approfondito il tema della didattica digitale, della scienza della felicità e dell’intelligenza emotiva, degli stili di leadership,  senza tralasciare tutta la parte relativa a tutto il comparto normativo e burocratico. Da poche settimane, ad esempio, è in vigore la nuova legge sul bullismo che in qualche modo la FIDAE aveva anticipato anni fa con una Prassi di riferimento costruita insieme all’UNI con l’intento di prevenire e contrastare dei fenomeni che stavano già mostrando tutta la loro pericolosità. All’interno del campus poi c’è un ampio spazio per tutti i temi del management e della gestione della segreteria: le nostre scuole sono sempre più schiacciate da una serie di adempimenti burocratici che se da un lato servono per garantire la regolarità della parità da un altro lato rappresentano un vero scoglio che rischia di distogliere forze e risorse negli istituti già in sofferenza. È uno dei nostri compiti più importanti, aiutare le scuole negli adempimenti normativi e burocratici in modo che possano poi concentrarsi sull’aspetto più importante, quello della cura dei nostri ragazzi. Dopo l’appuntamento di Ravenna ci ritroveremo a fine agosto per il Consiglio Nazionale della federazione, un’occasione in cui lanciamo delle idee e degli obiettivi per l’anno scolastico che sta per iniziare, cercando di portare la nostra specificità di scuole paritarie di ispirazione cattolica.  E poi ripartiremo con le nostre attività iniziando con una giornata di formazione dedicata al metodo della comunicazione ostile e riattivando poi i nostri appuntamenti settimanali insieme ai corsi di alta formazione che si concluderanno con gli esami proprio nel mese di settembre.

Foto di José Luis Rodríguez Martínez su Unsplash

Alla luce del decreto scuola in discussione in questo periodo, quali sono gli auspici di Fidae su questo versante?

Insieme alle sigle appartenenti all’Agorà della parità abbiamo apprezzato per la pubblicazione dell’avviso di finanziamento, destinato alle scuole paritarie, per la realizzazione di interventi di tutoraggio e formazione per la riduzione dei divari negli apprendimenti e per il contrasto alla dispersione scolastica. Il Ministro Valditara aveva annunciato questo intervento a favore delle Scuole Secondarie di I Grado e di II Grado e siamo contenti che abbia mantenuto la parola su un tema così delicato come quello del tutoraggio e della formazione per abbassare i divari negli apprendimenti, tenuto conto anche dei recenti preoccupanti risultati INValSI. È molto importante anche il fatto che nei progetti si possano coinvolgere in maniera attiva le famiglie dei ragazzi più in difficoltà: è una modalità che rientra appieno nei principi di uno dei santi a cui più ci ispiriamo, Don Bosco e il suo Sistema Preventivo che, attraverso buone pratiche in grado di allontanare i ragazzi da situazioni rischiose, aveva l’obiettivo del loro sviluppo integrale, motivando tutti gli studenti, soprattutto i più fragili, e facendo emergere i differenti talenti. Certo ora vorremmo che si facessero ulteriori passi avanti verso la piena parità: quest’anno saranno 25 anni dalla legge 62/2000 sulla parità scolastica che rimane ancora incompiuta e penso che sia giunto il momento di dare piena attuazione a quell’impianto, soprattutto nella parte finanziaria che, se dovesse rimanere invariata, metterebbe a rischio tanti istituti storici che rappresentano davvero un valore aggiunto per tutto il sistema scolastico italiano.