Si torna a scuola: cosa c’è nello zaino?

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14 Settembre. Il famoso countdown per la ripartenza della scuola è finito. Tra le varie raccomandazioni per il primo giorno di scuola non solo libri e merenda, ma anche gel disinfettante e mascherina. Una ripresa un po’ diversa dal solito. Il Covid 19 ha destabilizzato gli equilibri di tutti e la paura è ancora tanta.

Come ripartire? Interris.it ne ha parlato con la dottoressa Valentina Tollardo, psicologa e psicoterapeuta.

“Ogni nuovo inizio ha dentro complessità ed emozioni che spesso sentiamo contrastanti. Da una parte la paura, dall’altra l’entusiasmo e il desiderio: occorre trovare il modo per tenere insieme le diverse sfaccettature emotive. La nostra ricchezza è proprio questa”.

Cos’è l’ansia e come si combatte questa nuova forma di stress legato al post lockdown?
“L’ansia è un’emozione che ci porta a percepire uno stato di allerta; è un segnale che ci avverte di un possibile pericolo. Proprio per questo motivo, è importante ascoltarla perché ci rende più prudenti verso una situazione o un contesto potenzialmente rischiosi. Non credo che occorra combatterla perché, soprattutto rispetto al Covid-19, garantisce una soglia di attenzione che ci tutela e che ci permette di essere cauti nelle nostre azioni, di muoverci nei nostri contesti di vita consapevolmente, tutelando noi stessi e i nostri cari. L’ansia diventa problematica quando ci impedisce di fare ciò che per noi era normale, diventando totalizzante”.

Ancora troppe persone che non vogliono uscire e riprendere la vita di sempre, la pandemia ha cambiato gli equilibri. Come ci si può aiutare anche tra persone a superare questo terrore?
“La pandemia è senza dubbio un fattore di grande stress, come del resto lo è stato il lockdown, che ha stravolto i nostri equilibri. Basti pensare a chi è in prima linea, come medici e infermieri; a chi ha subito un lutto o vissuto ricoveri prolungati; a chi ha visto il suo mondo personale e lavorativo completamente stravolto. Non mi stupiscono quindi la fatica a ritornare alle normali abitudini e l’ansia correlata. Del resto, già i primi studi scientifici evidenziano conseguenze anche sulla salute psichica. Sarò molto franca: nei casi in cui l’ansia diventasse paralizzante sarà necessario prendersene cura in modo serio, rivolgendosi ad un professionista o ad un centro del territorio pubblico o privato. Avere una rete di relazioni sane è importante, ci aiuta a contrastare l’isolamento, ma potrebbe non bastare”.

I bambini tornano a scuola e l’Italia è divisa, sia a livello politico che a livello sociale tra chi vuole e chi non vuole il rientro in aula. I bambini intanto sono una spugna e rischiano di viverne gli effetti di tutto questo caos, come aiutarli a vivere serenamente il rientro in aula?
“Per i bambini e i ragazzi la scuola non è solo uno spazio di apprendimento ma è anche uno spazio affettivo, di relazione. Molti sono entusiasti di tornare tra i banchi, altri (i più grandi) hanno dentro l’ambivalenza tipica dell’età, del resto la scuola è anche uno spazio in cui si sperimenta frustrazione. Anche per loro il lockdown ha messo a dura prova gli equilibri e ha richiesto di adattarsi a nuove modalità, compresa quella di fare scuola. Il rientro a scuola, perciò, è importante quanto il rispetto delle regole sanitarie”.

Quanto è importante la presenza di genitori e insegnanti in questo momento per aiutare i ragazzi a gestire le proprie emozioni?
“La complessità di questa situazione rende dunque altrettanto importante l’intervento degli adulti, che devono filtrare in modo adeguato all’età e al contesto le informazioni utili. Informazioni semplici, che possono essere comprese perché già “depurate“ dall’emotività dei grandi. Spesso bambini spaventati hanno genitori spaventati”.

Tutto ciò di cui abbiamo parlato va a comprovare un periodo di grande stress, come combatterlo?
“Contro lo stress non esiste una ricetta utile per tutti, perché per fortuna siamo straordinariamente diversi. Cosa vi fa recuperare energia? Coltivare le vostre passioni? Camminare all’aria aperta? Guardare una serie tv con tutta la famiglia? Insomma, coltivate il tempo. Lavorate sulla consapevolezza di voi stessi, delle vostre risorse e dei vostri limiti, dosando le energie”.

Sono aumentati il numero delle persone depresse, perché? Come aiutare e aiutarsi per far si che stress e ansia non sfocino in depressione?
“Secondo una ricerca condotta dall’Ospedale San Raffaele di Milano, l’isolamento sociale, le relazioni che si deteriorano, la paura del contagio e il possibile stigma sociale sono elementi che possono causare conseguenze psicologiche importanti, come la depressione. Altri fattori sono di natura economica, come ad esempio la perdita del lavoro, la chiusura delle attività, la perdita delle proprie certezze. Dal canto suo, l’OMS ritiene che l’emergenza Coronavirus riguardi anche la salute mentale della popolazione: tutto questo ci dice come la situazione in corso è da affrontare in modo adeguato non solo da un punto di vista della salute fisica, ma anche psichica, prevedendo delle soluzioni a breve termine e un’implementazione strutturata dei servizi sul territorio”.

“Ricordiamoci che valgono ancora le stesse regole del lockdown: scegliete sempre le fonti autorevoli per informarvi, mantenete uno stile di vita il più possibile regolare e salutare, coltivate le  relazioni sociali, usate la vostra esperienza pregressa rispetto alla gestione di situazioni complesse e difficili, provando ad applicarla al nuovo problema e al contesto. Non abbiate remore e paure a chiedere aiuto, soprattutto quando sentite che la situazione diventa difficile da gestire”.

Esiste davvero la formula del pensiero felice a cui affidarsi nei momenti “NO”?
“Rispondo con le parole che ha usato a “Il tempo delle donne” la dottoressa Stefania Andreoli, psicologa psicoterapeuta. Lei afferma che la felicità è un mestiere.

“(…) La felicità non è come dirla. È un esercizio continuo e mai finito, che ad un certo punto ti concede un po’ di autonomia e va avanti da solo ma che comunque non è mai svolto una volta per tutte”.

Questa credo sia l’unica “formula” possibile”.

Rossella Avella: