La scuola oltre le barriere della disabilità. Sono oltre 32.000 i posti totali disponibili per il nuovo ciclo – il nono – di specializzazione dei docenti per il sostegno didattico, per il 2023-2024. Tremila in più, circa, rispetto al precedente bando. La ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha autorizzato l’avvio dei nuovi percorsi per il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità. Per i docenti della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo e secondo grado. Nel dettaglio, i posti totali a disposizione sono 32.317. Nel precedente anno accademico i posti a bando sono stati 29.061. Prevista anche per il nono ciclo la riserva della quota del 35% per gli insegnanti con almeno 36 mesi di servizio sul sostegno didattico negli ultimi cinque anni. La misura è stata stabilita di concerto con il ministero dell’Istruzione. La novità più rilevante introdotta per questi docenti, è l’ammissione diretta al percorso formativo. Per accedere ai percorsi, ai candidati è chiesto di superare un test preselettivo, una o più prove scritte o una prova pratica, e una prova orale. Gli aspetti organizzativi e didattici dei percorsi di formazione saranno disciplinati dagli stessi atenei con propri bandi. Le prove preselettive si terranno dal 7 al 10 maggio in tutti gli indirizzi della specializzazione per il sostegno. Il calendario delle prove in dettaglio prevede: 7 maggio scuola dell’infanzia. 8 maggio scuola primaria. 9 maggio scuola secondaria di primo grado. 10 maggio scuola secondaria di secondo grado. Gli atenei dovranno concludere i percorsi di specializzazione entro il 30 giugno 2025.
Sostegno a scuola
Intanto la segreteria della Cisl scuola Valle d’Aosta, “in merito alla figura dell’insegnante di sostegno e della scuola come comunità educante inclusiva, ribadisce con urgenza il tema della necessità da parte del ministero dell’Istruzione di riproporre anche per il prossimo anno scolastico un provvedimento normativo. Lo scopo è stabilizzare i docenti specializzati su sostegno attingendo alle graduatorie di prima fascia. La segretaria generale Alessia Demé si dice “fermamente convinta” che il primo passo da compiere per superare il tasso di precarietà sui posti di sostegno sia quello di aumentare in modo significativo il numero di posti in organico di diritto. Sono ancora troppi, infatti, i docenti precari su posti di sostegno. Molti dei quali sono sprovvisti di titolo di specializzazione per l’insegnamento agli alunni con disabilità. A maggio appunto si svolgeranno presso molti atenei italiani le prove preselettive per l’accesso al nono ciclo del tirocinio formativo attivo per ottenere la specializzazione all’insegnamento su sostegno. E l’auspicio di Cisl Scuola Valle d’Aosta è che “gli aspiranti valdostani possano trovare risposta al loro desiderio di acquisire apposita specializzazione mediante la frequenza del percorso universitario”.
Le famiglie
Il sindacato di categoria non condivide la proposta del Ddl semplificazioni di “introdurre un meccanismo volto a confermare, su richiesta della famiglia, il docente di sostegno (supplente al 31 agosto o 30 giugno) in servizio sul posto di sostegno nell’anno scolastico precedente. Ferma restando la disponibilità del posto e fatte salve le operazioni relative al personale con contratto a tempo indeterminato”. La Cisl regionale, infatti, ritiene che “l’alleanza con le famiglie vada sostenuta e rafforzata, ma non certamente introducendo l’espressione di ‘indici di gradimento’ degli insegnanti”. La strada da percorrere è ancora molta. Nico Acampora è uno di quegli uomini capaci di volgere a proprio favore la sorte, trasformando le criticità in risorse. Nato a Napoli nel ‘71, oggi vive a Cernusco sul Naviglio, in provincia di Milano, dove ha iniziato la sua attività professionale come educatore verso l’inizio degli anni Novanta, avviando le attività dei CAG (Centri di Aggregazione giovanili) e delle politiche sociali di Cernusco e della Martesana. Esperto di progettazione sociale, ha coordinato numeri progetti, collaborando con diverse istituzioni fra cui l’Asl, la Città Metropolitana, la Regione Lombardia, molteplici soggetti del Terzo Settore, amministrazioni comunali ed istituti scolastici. La disabilità entra nella sua vita nel 2010, quando al secondogenito Leo, allora di 2 anni, viene diagnosticato l’autismo. Per Nico un vero colpo, dal quale, tuttavia, si rialza presto. E poi l’idea della vita, quando Nico vede Leo mettere le mani nell’impasto e poi stendere il pomodoro su una pizza da preparare per amici di famiglia. Durante una notte insonne, Nico immagina che quella attività possa essere svolta da altri ragazzi autistici per metterli in gioco in un lavoro vero. “L’80% degli insegnanti di sostegno non sa nulla di autismo. I ragazzi possono fare delle cose straordinarie ma non è possibile avere la diagnosi a 2 anni e una presa in carico a 6 anni – spiega Nico Acampora -. Si tratta di quattro anni in cui i genitori soffrono perché il servizio sanitario nazionale dorme. Non bisogna fare le cose per le persone autistiche ma con le persone autistiche”.
Situazione generale
“In Italia sono 600mila le persone autistiche ma solo l’1,7% é inserito nel mondo del lavoro. Una vergogna italica perché le aziende italiane sarebbero obbligate, da una legge, ad assumere queste persone ma preferiscono pagare la multa piuttosto che inserire un disabile che rompe le scatole”, sottolinea Nico Acampora, fondatore di PizzAut il ristorante gestito da ragazzi autistici, Acampora ha preso parte alla presentazione del fumetto “Essere Bea” realizzato da una ragazza che lavora da lui, assunta da Coop Lombardia. A scuola non va meglio. Acampora ha parlato di questi dati nella giornata internazionale dedicata alla consapevolezza sull’autismo. I ragazzi di PizzAut gestiscono due ristoranti dove ogni giorno vanno 500 persone. Nell’autismo “partire da una diagnosi precoce è fondamentale – ha osservato Erica Salomone, Dipartimento di Psicologia, Università Bicocca di Milano -. I dati più recenti dell’istituto superiore di sanità parlano di un caso ogni 77 di autismo tra i 7 e i 9 anni. Ciò ignifica che si tratta di un disturbo complesso che emerge solitamente nei primi mesi e anni di vita, ma non è raro, é una condizione molto comune“. E aggiunge: “Sappiamo che una diagnosi precoce e affidabile attorno ai due anni é possibile farla e anche prima. Perché in età pre-scolare ci sono elementi chiari per impostare dei piani di supporto che siano personalizzati. Infatti le persone autistiche non sono tutte uguali, come le altre”.