Scuola, Gissi (Cisl): “Riapertura a settembre? Ancora tante incertezze e incognite”

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“L’amministrazione sta lavorando per assicurare tutto il necessario supporto per la riapertura dell’anno scolastico in sicurezza con i diversi soggetti istituzionali coinvolti, dal Commissario straordinario agli Enti Locali”, è questa la nota inviata alle scuole da parte del Ministero dell’Istruzione.

Nota nella quale viene chiesto ai vari istituti di compilare un questionario con le varie richieste di spazi accessori entro il 1 agosto. Mentre le richieste di banchi monoposto, sedute standard e sedute didattiche, oggetto di gara europea ad evidenza pubblica da parte del Commissario Arcuri, “verranno evase secondo la tempistica comunicata dal Commissario stesso, entro la seconda settimana del mese di settembre“.

Il rientro a scuola e i concorsi

Tempi che sembrano stretti per consentire una riapertura in sicurezza e per tutti nei tempi previsti, nonostante il ministro Azzolina, intervenendo a Uno Mattina, abbia ribadito che a “a settembre dobbiamo tornare tutti a scuola“. Il ministro, inoltre, ha annunciato che entro la prima settimana di ottobre “o giù di lì”, si svolgerà un concorso straordinario “che darà stabilità ai nostri docenti e ai nostri studenti”.

Problematiche importanti a cui si dovrebbe trovare una pronta soluzione. Ma il 14 settembre si avvicina a grandi passi e la meta sembra molto lontana. Infatti, manca ormai poco più di un mese al nuovo anno scolastico, Ministra e Governo assicurano che tutto è pronto per tornare alla didattica in presenza, ma è di diverso avviso la segretaria generale della CISL Scuola Maddalena Gissi.

Segretaria, perché ha parlato spesso in questi giorni di ottimismo fuori luogo?

“Siamo ben lontani, in realtà, da quanto servirebbe per poter guardare senza preoccupazione a una scadenza importante, quella di una riapertura delle scuole da tutti attesa: dalle famiglie, da alunne e alunni, dagli insegnanti, che non vedono l’ora di tornare al calore di una relazione diretta con le loro classi, che è la dimensione naturale e più autentica del loro lavoro. Ma siccome l’emergenza che ci ha costretti a una sofferta condizione di lockdown purtroppo non può dirsi ancora del tutto risolta – tant’è vero che il Governo l’ha prolungata fino al 15 ottobre – è indispensabile che la ripresa dell’attività scolastica, evento che non ha uguali per dimensioni, avvenga in condizioni di sicurezza. Un’esigenza che va soddisfatta a garanzia dell’intera collettività, non solo del mondo della scuola. Sono tante le questioni su cui permangono incertezze e incognite, a poche settimane dalla riapertura delle aule: su una in particolare, che considero fondamentale, ancora nessuna risposta e tanta confusione. Mi riferisco al fabbisogno di personale, che riguarda docenti e collaboratori scolastici. Tutti convengono sul fatto che ne occorra di più, se le attività dovranno essere organizzate con classi meno affollate, e quindi più numerose; così come sarà necessario curare in modo particolarmente scrupoloso pulizia, igiene, sorveglianza e assistenza”.

Ma la Ministra ha ribadito che è pronta ad assumere quasi 80.000 docenti…

“La Ministra per prima sa che si tratta di un’affermazione avventata, per più di un motivo. Il primo è che quelle effettuate in tempo utile per il nuovo anno scolastico saranno molte ma molte di meno: come accade da anni, si riuscirà a fare solo una minima parte di quelle autorizzate. Un po’ di dati, tanto per capire meglio di cosa stiamo parlando: nell’organico dei docenti abbiamo 85.000 posti scoperti, ancora non sappiamo quante assunzioni in ruolo saranno autorizzate dal Ministero dell’Economia, ma è facile prevedere che le nomine effettive non supereranno le 20-25.000 unità. Dalle graduatorie dei concorsi appena banditi, infatti, si potrà attingere solo dal 2021, com’è ovvio. Ma se anche avessimo coperto con personale di ruolo tutti i posti oggi vacanti, resterebbe aperto il problema dei posti aggiuntivi, quelli che almeno per quest’anno servirebbero per permettere di aumentare il numero delle classi, facendole lavorare tutte in presenza ed evitando soluzioni in cui si alternano turni in presenza e didattica on line. Quel che va chiarito è che le 80.000 assunzioni di cui parla la Azzolina non c’entrano nulla con i posti in più di cui bisognerebbe poter disporre. Qualora si facessero tutte, servirebbero a stabilizzare i posti in organico, non ad aumentarli. La verità è questa: al momento non abbiamo alcuna certezza di avere posti in più, l’unica certezza che abbiamo è che aumenterà il numero di quelli affidati a supplenza. Non si esagera a prevedere che supereranno i 200.000”.

Ma almeno le assunzioni a tempo determinato si faranno in tempo utile?

“Ne dubito fortemente: sicuramente si potrà attingere dalle GAE, laddove al loro interno vi siano ancora aspiranti, cosa che non si verifica per tutte le discipline di insegnamento e per tutte le aree territoriali. Sono invece in lavorazione le nuove graduatorie provinciali per le supplenze, un’impresa che si presenta ardua perché la procedura di acquisizione delle domande si concluderà se va bene solo il 6 agosto. Dico se va bene, perché il sistema informatico, chiamato a gestire per la prima volta e con criteri rinnovati le istanze di oltre un milione di persone, ha già mostrato più volte la corda, con grande disagio per i diretti interessati, costretti a un confronto estenuante con un programma farraginoso e spesso in tilt. Ma la preoccupazione maggiore riguarda la possibilità di avere le graduatorie compilate in tempo utile e correttamente. Ritardi e irregolarità, con conseguente rischio di contenzioso, potrebbero innescare il classico balletto delle nomine, quel ‘fai e disfa’ più volte sperimentato in passato e che quest’anno sarebbe assolutamente da scongiurare. L’esigenza era di avere più risorse di personale e massima stabilità del lavoro: temo che non avremo né le prime, né la seconda”.

Che ne pensa della questione banchi, di cui molto si è discusso nei giorni scorsi?

“Fatico a pensare che quella possa rappresentare un’esigenza prioritaria, e c’è voluto poco a dimostrare quanto fossero poco probabili certe cifre diffuse con tanta enfasi. Essendo ormai chiaro a tutti che i ‘banchi a rotelle’ potranno essere, per chi li chiede, infinitamente meno dei tre milioni e rotti di cui si era giunti a parlare, torniamo al problema di fondo da affrontare e risolvere: come far rispettare le distanze di sicurezza negli spazi in cui si svolgono le attività, anche qui verificando anzitutto quanti sono quelli effettivamente a disposizione. Facile fantasticare su lezioni all’aperto (proviamo a immaginarle in autunno in pianura padana), o sull’utilizzo di spazi esterni come teatri, cinema, musei. Nel mondo della realtà, saranno i dirigenti scolastici a dover cercare e trovare soluzioni non estemporanee, l’auspicio è che trovino da chi amministra gli enti locali attenzione e supporto. Per meglio dire: che abbiano trovato, perché è difficile pensare di risolvere problemi di questa portata nel mese di agosto, mi auguro che ci abbiano pensato un po’ prima”.

E il protocollo di sicurezza, di cui spesso si parla?

“Stiamo sollecitando da settimane un confronto che ad oggi non prende il via, anche perché è molto difficile svolgerlo senza aver chiari tutti gli elementi di contesto, a partire da quello fondamentale delle risorse su cui si può far conto. Qualche giorno fa la stessa ministra ne ha richiamato l’urgenza, viene da chiedersi a chi tocca convocare i tavoli di discussione, e soprattutto delineare con chiarezza il quadro di riferimento entro cui discutere. Poiché si tratta di condividere indicazioni che saranno poi le scuole a dover declinare nel concreto della propria specifica situazione, c’è un’urgenza di tempi che non ha bisogno di essere dimostrata, essendo di per sé evidente. Certo siamo ben lontani dal livello di efficacia con cui sarebbe necessario governare un sistema complesso come quello dell’istruzione in una fase così carica di problemi: credo che le risorse decisive risulteranno, ancora una volta, quelle messe in campo dai dirigenti e dall’insieme del personale scolastico, augurandomi che trovino pieno sostegno dalle comunità e dalle istituzioni locali. E grazie, mi sembra doveroso dirlo, anche all’impegno che organizzazioni sindacali come la nostra hanno profuso e stanno profondendo negli ultimi tempi, con un servizio alle lavoratrici e ai lavoratori che ha riflessi positivi per l’intero sistema. Guai se non ci fossimo”.

Manuela Petrini: