“La scuola deve ripartire al 100% in presenza” è l’appello di Suor Anna Monia Alfieri, religiosa delle Marcelline, referente scuola Unione dei superiori maggiori in Cei e una delle voci più accreditate sull’organizzazione dei sistemi formativi. “La scuola a settembre non può non ripartire. Sarebbe un evento troppo tragico che si ripeterebbe per il terzo anno di fila”, dichiara suor Anna a Interris.it. “Perché la curva della deprivazione culturale, che in Italia è altissima, è l’anticamera della fame e della morte”. Tanto quanto il Covid-19. Il diritto alla salute e alla scolarizzazione sono identici. E in Italia il divario educativo tra Nord e Sud è diventato ancora più ampio a causa della pandemia.
Dispersione scolastica
Per fare un esempio concreto “Solo in Puglia – regione di cui sono originaria – quest’anno 11mila ragazzi sono usciti dal circuito scolastico”, continua Suor Anna. “Questo vuol dire che li abbiamo consegnati in mano alle mafie e alla camorra. Sono giovani e giovanissimi che non hanno una famiglia alle spalle, che vivono in povertà. Dove c’è povertà e disperazione è un attimo passare dalla scuola alla strada”. Nelle regioni meridionali come Puglia, Campania Calabria e Sicilia i tassi di abbandono scolastico sono molto più alti che in centro e nord Italia. Si va da un 27% a Sud al 12% del Nord. In Europa il tasso complessivo è pari al 10%.
Giovani schiavi del futuro
“Credo molto nel Governo di unità politica nazionale”, continua suor Anna “nel lavoro di Draghi e del Ministro Bianchi”. Le risorse date alle Regioni dal Governo centrale devono essere utilizzate primariamente per la didattica scolastica. Il pallino ora è in mano proprio alle Regioni che devono intervenire per ridurre drasticamente i numeri degli alunni che lasciano il sistema scolastico. Riducendo così anche il divario tra Nord e Sud in Italia che, nella scuola, non dipende più dalle istituzioni centrali ma dai governi regionali. “Che agiscano e in fretta”, esorta suor Anna “è vero che di Covid si muore, anche se non sempre, ma di deprivazione culturale si muore di certo. E’ un processo lento ma inesorabile. I nostri giovani, se rimangono ignoranti, saranno gli schiavi del futuro, schiavi del debito che non riusciranno a ripagare”.
La scuola per tutti
L’abbassamento del livello culturale in Italia era evidente anche prima dell’era Covid-19. “Il sistema scolastico in Italia è ancora classista”, spiega a Interris.it la religiosa che dal 2016 fa parte della Consulta di Pastorale scolastica e del Consiglio Nazionale Scuola della CEI. La gravità della situazione in cui versano gli Istituti Paritari e la Scuola pubblica tutta, paritaria e statale, è lampante. Tra i ricchi che possono permettersi di scegliere e i poveri che non hanno il diritto allo studio garantito. “Il sistema scolastico deve tornare ad essere equo e sostenibile per tutte le classi sociali. Basta promettere posti di lavoro ai giovani laureati dove il lavoro non c’è. Basta promettere ai docenti una cattedra vicino casa, quando le cattedre disponibili sono a mille chilometri. Bisogna dire la verità. Continuiamo a sfornare precari quando le scelte vanno fatte prima e non dopo”.
Il lavoro dove c’è
“I percorsi dei giovani studenti vanno rivisti e indirizzati nel modo corretto. Se tutti si vogliono laureare in Teologia o in Scienze della Formazione ma poi non trovano lavoro, è evidente che il sistema non funziona. Mancano i docenti di Matematica perché non ci sono abbastanza laureati pronti a insegnare”. I giovani devono saperlo prima quale mestiere potranno fare per guadagnarsi il pane. Il sistema scolastico deve tornare flessibile e aiutare nell’indirizzo delle discipline che portano a un’occupazione non ‘precaria’, dunque. Si deve partire dalla scuola dell’obbligo e riformare il sistema, dare autonomia alle scuole statali e libertà alle scuole paritarie. La scuola non è solo nozione, imparare vuol dire diventare liberi ma per farlo servono gli strumenti giusti.
Il sapere e il pluralismo
“Adesso non si può più dire che è il Nord che si approfitta del Sud”, ribadisce suor Anna, “perché tutte le regioni italiane hanno la propria autonomia e le risorse necessarie per agire”. Le regioni del Sud possono e devono imparare dal Nord, come la Lombardia e il Piemonte ad esempio, dove tutte le parti – tra Comuni, associazioni, parti sociali e Regione – dialogano tra loro. Se il Sud rimane analfabeta non è colpa del Nord. L’emergenza Covid ha solo scoperchiato il vaso di Pandora. Le regioni che investono nel pluralismo sono le più virtuose e vanno seguite e imitate, per diminuire se non eliminare il profondo gap tra le due italie. E conclude: “Se posso fare un appello invece proprio agli studenti, ai nostri giovani è questo: non sprecate il vostro tempo perché ‘Sapere Aude’. Abbi il coraggio di conoscere, diceva Orazio. Il sapere solo rende liberi. Governa te stesso e non farti prevaricare da altri. E’ l’unico modo per non rimanere cani al guinzaglio. Ma parlo del vero sapere, della “conoscenza”, non delle nozioni in sé. “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”.