Più studentesse nelle facoltà scientifiche, maggiore progresso sociale. Stem rosa

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Foto di Glenn Carstens-Peters su Unsplash

Missione progresso. L’acronimo Stem significa letteralmente Science, Technology, Engineering e Mathematics. Questa sigla indica l’insieme delle discipline scientifico-tecnologiche, e i relativi campi di studio. I settori ai quali fanno riferimento, ovvero trovano riscontro, le materie Stem sono il settore automobilistico, i servizi finanziari, la sicurezza informatica, le biotecnologie, il settore aerospaziale, il settore energetico. Tra gli sbocchi più interessanti rientrano anche il settore dell’intelligenza artificiale. In Italia, bambine e ragazze sono significativamente sottorappresentate nei settori delle materie Stem (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), che rappresentano un’area di crescita del prossimo futuro.

Ricerca

Secondo Save the Children, la discriminazione e gli stereotipi di genere aggravano ulteriormente la situazione delle bambine e delle ragazze che vivono in povertà educativa. Scoraggiando il loro interesse per le materie Stem e trasformandosi in mancanza di opportunità di lavoro e di vita.  All’interno del progetto Equip Today to Thrive Tomorrow, sviluppato grazie al contributo di Accenture nell’ambito del contrasto alla povertà educativa minorile, è nata la pubblicazione “Barriere sociali e di genere alla formazione e all’educazione Stem tra i/le giovani in situazione di povertà educativa in Italia”. Per individuare i fattori che impediscono a bambine e bambini in situazione di povertà educativa di accedere e proseguire gli studi e le carriere Stem. Secondo la ricerca, bambine e bambini compiono delle scelte di studio che sono ancora fortemente influenzate dagli stereotipi di genere e dalle convenzioni sociali, compresi gli orientamenti tradizionali all’interno della famiglia. Le bambine preferiscono i settori dei servizi e della cura, mentre i bambini quelli tecnici e manifatturieri.

Scuola (© Kenny Eliason su Unsplash)

Modelli

Al riguardo la figura di Ada Lovelace, matematica inglese vissuta tra il 1815 e il 1852, è stata riscoperta e valorizzata da tempo. Ed è ormai considerata la prima “programmatrice”, anzi il primo “programmatore” della storia, mentre quella di Grace Hopper è rimasta meno nota al grande pubblico. Eppure il suo contributo all’informatica non è inferiore a quello di Ada Lovelace. “Grace Hopper è la madre dei ‘linguaggi di programmazione moderni’. Grace ebbe l’idea di usare una gerarchia di linguaggi ‘compilati’ da livelli alti (capibili dagli umani), a livelli bassi (capibili dai computer). Un aneddoto interessante è che Grace Hopper è l’inventrice del termine ‘bug’, usato ancora oggi per indicare errori di programmazione”. Tutto nacque quando, nel 1947, “Grace Hopper trovò un vero ‘bug’ (insetto) negli ingranaggi di uno dei primi calcolatori al mondo, il MARK2, al quale lavorava come militare americana”. Grace Hopper ha acquisito un altro merito, poco noto al grande pubblico: è stata una delle ideatrici del linguaggio di programmazione COBOL, disegnato in modo apposito per elaborare dati commerciali. Questo linguaggio è ancora usatissimo nei sistemi informatici delle banche.

Progresso sociale

Alla Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza interviene Andrea Vandin. Professore associato di Informatica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Focus sulle donne che hanno contribuito a far progredire le discipline scientifiche. Al centro di una lezione “europea” che si è svolta ieri per “abbattere la percezione negativa delle ragazze verso le materie Stem. “Eroine (poco) note dell’informatica”. Alla riscoperta di Grace Hopper. La matematica e militare statunitense coniò il termine “bug”, entrato nel linguaggio comune, per indicare errori di programmazione. “Deve essere colpa di un bug” è una delle espressioni pronunciate più di frequente dinanzi a errori di un programma informatico. “Bug” è una di quelle parole entrate nel linguaggio quotidiano per indicare un risultato inatteso. Se questo vocabolo è noto, è rimasta nell’ombra, rispetto al grande pubblico, colei che l’ha coniato. Si tratta di Grace Hopper, matematica, informatica, e militare statunitense, vissuta tra il 1906 e il 1992, adesso riscoperta come una di quelle “Eroine (poco) note dell’informatica”, a cui ha dedicato i suoi interessi scientifici Andrea Vandin, professore associato in Informatica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Dove è arrivato nel 2019 dopo aver lavorato al Politecnico della Danimarca. Andrea Vandin è rientrato in Italia grazie alla nascita del Dipartimento di eccellenza “L’EMbeDS”, acronimo di “Economics (E), Management (M) and Law (L) nell’era del Data Science (DS)”, che ha tra i suoi obiettivi la diffusione dell’uso della statistica, dell’informatica, e della scienza dei dati nelle scienze sociali.

Attività didattica

L’interesse scientifico di Andrea Vandin per le “Eroine (poco) note dell’informatica” nasce, come riferisce lui stesso, “dal basso”, dall’attività didattica che tiene al Sant’Anna e da lezioni divulgative per studentesse e studenti delle scuole superiori presso la Scuola Sant’Anna nell’ambito delle iniziative di public engagement “Fuoriclasse” e di orientamento universitario “MEMO”, grazie all’intuizione e al contributo fondamentale di Verdiana Granata e di Daniele Licari, ora insegnante di scuole medie superiori ed esperto informatico presso la Banca d’Italia, rispettivamente. “Al Sant’Anna – spiega Andrea Vandin – tengo due corsi di introduzione alla programmazione e all’intelligenza artificiale rivolti a ‘non informatici’. A queste lezioni partecipano molte studentesse e studenti di Scienze Sociali e, per fare un esempio, di Medicina. Il dato che può apparire sorprendente è che a questi corsi la percentuale di studentesse è maggiore rispetto a quelle che si incontrano nei percorsi STEM. Per la lezione che cadde l’8 marzo 2021, omaggiammo due prominenti donne dell’informatica, Ada Lovelace e Grace Hopper. E da allora – aggiunge Andrea Vandin – ogni anno quell’intervento si è arricchito di nuovi contenuti e spunti di riflessione.

Foto di Glenn Carstens-Peters su Unsplash

Giornata

Per il 2024, “Eroine (poco) note dell’informatica” assumerà una dimensione europea, perché è stata scelta dall’alleanza universitaria EELISA, a cui in Italia aderiscono Scuola Superiore Sant’Anna e Scuola Normale Superiore, come esempio di “buona pratica per sostenere le carriere femminili nelle materie STEM, e costruire nuove narrative che cambino la percezione delle donne nella scienza”. L’intervento di Andrea Vandin rientra nella “Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nelle scienze” che, per il 2024, cade venerdì 9 febbraio (per saperne di più: https://bit.ly/3OrG34b) e che, in Italia, rientra nella “Settimana nazionale delle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche”. “È purtroppo noto – sottolinea Andrea Vandin – che nelle discipline STEM vi sono troppe poche donne. Questo è un fenomeno internazionale, influenzato forse da una percezione negativa che le ragazze hanno verso queste discipline. Per esempio, al Politecnico della Danimarca ogni estate veniva organizzata la ‘settimana delle ragazze’ durante la quale studentesse all’ultimo anno delle superiori venivano invitate al campus per avvicinarsi a queste materie. In Italia, la Scuola Superiore Sant’Anna, molto sensibile all’argomento, organizza numerose iniziative simili, per esempio ‘Le ragazze si mettono in gioco!’, e ‘MEMO’, unendo al tema dell’orientamento universitario per la materie scientifiche la mobilità sociale. Le partecipanti sono infatti figlie di genitori non laureati”.

 

Giacomo Galeazzi: