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“Santo cielo”: il film che ha spaccato l’opinione pubblica

È nelle sale il film “Santo cielo” dei comici siciliani Salvo Ficarra e Valentino Picone. Un film che ha già spaccato l’opinione pubblica, in particolare quella dei cattolici che si dividono tra chi lo considera un film blasfemo e chi invece ne tesse le lodi considerandolo “bellissimo”.

Un “cinepanettone” in salsa religiosa che rimette al centro del Natale la storia della nascita di Gesù, ma storpiandola e deformandola per far divertire il pubblico. È ormai noto a tutti come il Natale sia diventata un “festa senza il festeggiato”, ma se ci si ricorda di Gesù e della sua famiglia solo per veicolare messaggi politici e sociali, stravolgendone la storia a favor di pubblico, sarebbe meglio si tornasse alla classica commedia tra piste di scii, relazioni pericolose, gioielli rubati e misteri da svelare (la cosiddetta cultura patriarcale passa anche, e soprattutto, da lì).

“Santo cielo” gioca sulla storia del Natale per costruire una commedia fatta di equivoci e di situazioni imbarazzanti. La trama vede l’angelo inviato da Dio, combinare un pasticcio: invece di Maria, rimane incinta un uomo, a nascere sarà una femmina. Immancabile il riferimento all’aborto come nuovo Erode (giusto per ridicolizzare coloro che all’aborto si oppongono nella difesa della vita dei più fragili e indifesi). Molti i temi sociali e politici messi in ballo e in discussione: dal divorzio, alla scuola cattolica, la pietà popolare e persino i vaccini. A condire la vicenda anche una improbabile love story tra una suora e l’angelo inviato da Dio. Definito un “film sull’inversione dei sessi” (Wired), in cui si intreccia e si confonde il maschile col femminile in un elogio di una cultura (e sessualità?) fluida e di una società non più ancorata al passato, ai dettami dell’autorità e della natura.

Questi brevi cenni potrebbero bastare per definire o considerare il film irriverente e blasfemo nei confronti della religione e offensivo per la fede dei cristiani.

Tuttavia “blasfemo” è un termine ritenuto eccessivo sia dagli autori sia da molti cattolici che hanno invece apprezzato la produzione. La rivista Famiglia Cristiana, pur criticandone le banalità e le storpiature di fondo, rigetta il termine “blasfemo” preferendo definire il film “una riscrittura politicamente corretta” del Vangelo (Così come si potrebbe considerare la nuova Bibbia Queer, recentemente edita dai dehonani, una semplice “riscrittura” delle Sacre Scritture). Allo stesso modo il film è stato molto apprezzato dal giornalista di Avvenire Nello Scavo che ha scritto: “Siamo andati a vedere il film che dicevano blasfemo, adatto alle mie peggiori intenzioni. Invece abbiamo visto un film bellissimo, pieno di poesia e tenerezza. Si ride, ci si commuove“. Un film dunque apprezzato e consigliato anche da molti cattolici che la Commissione Nazionale per la valutazione dei film della CEI considera “Complesso, superficiale, adatto per dibattiti”.

Nell’era del tramonto degli universali e degli assoluti morali, tutto diventa ormai opinabile, tutto discutibile, tutto – in qualche modo – caricaturabile. Persino la Sacra Bibbia e la storia del Natale possono venire utilizzate per veicolare messaggi politici o sociali. Questo può certamente infastidire e offendere la fede sincera di molti cristiani. Ma Cristo è nato (e morto) per perdonare (checché ne dica qualcuno insinuando che Cristo non abbia perdonato i suoi aguzzini) e quindi anche noi siamo invitati a farlo.

Papa Francesco, nel suo recente discorso di auguri alla Curia Romana, ha invitato i signori cardinali a non perdere il senso dell’umorismo. Sempre, nella Chiesa, si è riso e scherzato; i santi lo facevano volentieri (san Tommaso Moro ne era un maestro e san Filippo Neri su questo “non scherzava”!). Sempre però nel dovuto rispetto per il sacro e per la fede di tutti.

Di blasfemia, invece, si parla spesso e volentieri se a venir storpiate (o peggio ridicolizzate) sono le altre religioni, in particolare quella islamica, Maometto e il Corano. Il rispetto per la loro fede ha spesso portato l’Occidente a “nascondere” la propria fede e i suoi simboli (Pasqua e Natale, crocifissi e presepi) come spesso accade nelle nostre scuole e nelle nostre aziende. Chi ha osato troppo nell’ironia, nell’irriverenza, nella provocazione e nella scorrettezza nei confronti della fede islamica ha pagato caro, alcuni ne hanno rimesso la vita e le cronache ce lo testimoniano. Ma se a venir deriso e caricaturato è il cristianesimo nessuno sembra accorgersene né tantomeno indignarsi.

Se Ficarra e Picone hanno catalizzato l’attenzione per il loro nuovo film, un loro commento pubblicato sui social aumenta e allarga il dibattito. In un messaggio su X (già Twitter) hanno preso posizione nel dibattito che sta scuotendo la Chiesa dopo la pubblicazione della discussa nota dottrinale Fiducia Supplicans sul senso delle benedizioni, che apre alla possibilità di benedire le coppie omosessuali.

Il duo si scaglia contro il cardinale tedesco Gehard Muller, teologo ex Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede reo di aver contestato le decisioni del suo successore il card. Fernández, evidenziando una preoccupazione che in questi giorni hanno sottoscritto tanti altri vescovi e conferenze episcopali sparse per il mondo.

Scrivono i comici: “Un caloroso abbraccio e un grazie a @Pontifex_it che sta cercando di aprire i nostri cuori e di modernizzare la Chiesa. #unabbraccioviseppellirà”.

Sul concetto di “modernizzare la Chiesa” chiede lumi don Antonello Iapicca, sacerdote romano in missione in Giappone, che risponde ai comici chiedendo provocatoriamente: “Carissimi, ‘aprire i cuori’ è facile capire, ma ‘modernizzare’ la Chiesa, che significa? Potreste spiegarlo, oppure dobbiamo vedere il film per capire come si modernizza Dio e la Chiesa?” E il dibattito continua.

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