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Sambati (Casa della Carità): “Passare da una ‘cultura dello scarto’ ad una ‘cultura dell’incontro'”

L'intervista di Interris.it alla dott.ssa Simona Sambati, responsabile del settore cultura della Casa della Carità in occasione del ventesimo anniversario di attività

La Casa della Carità è stata fondata su impulso del Cardinale Carlo Maria Martini, Arcivescovo di Milano dal 1979 al 2002 il quale, nel corso del suo episcopato, si è connotato per il dialogo interreligioso – tanto da essere soprannominato il Cardinale del dialogo – e per la grande vicinanza e prossimità alle persone in grave difficoltà, che egli definiva gli ultimi degli ultimi. È stato proprio con questo intento che, agli albori degli anni duemila, ha preso il via l’esperienza della Casa della Carità che, fin dalla sua fondazione accoglie persone senza dimora e con fragilità varie e alla cui presidenza, con l’obiettivo di promuovere i valori di accoglienza e promozione della cultura, il cardinal Martini ha posto don Virginio Colmegna. In particolare, proprio in questi giorni, la “Casa della Carità” celebra il ventesimo anniversario di attività e, tale traguardo, segna anche il termine del mandato dell’attuale consiglio di amministrazione, che sarà rinnovato a gennaio. In particolare, dal prossimo anno a guidare la Casa è stato chiamato dalla Diocesi di Milano don Paolo Selmi. Tale importante ricorrenza, vedrà anche la proiezione dei film del SOUQ Film Festival, un concorso cinematografico internazionale di cortometraggi, a cui si affianca la proposta di lungometraggi fuori concorso, promosso dal 2012 dal Centro Studi SOUQ della Casa della Carità, che ha l’obiettivo di diffondere, attraverso l’immediatezza del linguaggio cinematografico, i valori dell’inclusione e della coesione sociale. Interris.it, in merito all’importanza di questo anniversario e alle attività della “Casa della Carità”, ha intervistato la dott.ssa Simona Sambati, responsabile del settore cultura della stessa e coordinatrice del centro studi SOUQ.

La dott.ssa Simona Sambati e la locandina SOUQ Film Festival (© Casa della Carità)

L’intervista

Quali sono gli aspetti culturali e sociali che hanno contraddistinto maggiormente l’azione di accoglienza e inclusione della Casa della Carità in questi vent’anni?

“Ci sono diversi aspetti fondamentali. Innanzitutto, la cultura della solidarietà e dell’inclusione, la ricchezza data dalla diversità e dal loro rispetto, il senso di responsabilità condivisa, la tutela dei diritti, la centralità della persona e dal riconoscimento della dignità di ciascuno che non può essere in alcun modo e per nessun motivo bistrattata. Questi sono i plurimi valori culturali e sociali che stanno a fondamento dell’agire della Casa. Sicuramente, in tutto ciò, c’è un’attenzione verso il bene pubblico ed i beni comuni, partendo dal fatto che, l’accoglienza, non è un gesto privato ma condiviso e pregno di una responsabilità comune e, di conseguenza, significa contribuire ad un bene pubblico perché, di fatto, non si aiuta solo la persona più fragile destinataria del supporto, ma di fatto, c’è un’azione più estesa che crea un benessere riguardante tutti ed ha una ricaduta su tutta la comunità. La creazione di un capitale sociale, di un benessere anche collettivo, si fonda sulla fiducia reciproca e sulla costruzione di un senso di appartenenza ad una comunità. In riguardo a ciò, la relazione e l’incontro rappresentano per noi un elemento cruciale, se si passa da una “cultura dello scarto e dello spreco” ad una “cultura dell’incontro”, inteso come l’uscita dall’anonimato e dare un riconoscimento nonché un volto ad una persona mediante un reciproco sguardo di dignità.”

L’esterno della Casa della Carità (© Casa della Carità)

Per celebrare questo importante anniversario ci sarà la nona edizione del SOUQ Film Festival, quali sono i temi principali che tratterete al suo interno?

“Quest’anno si tiene la nona edizione del SOUQ Film Festival e, da un lato, si porterà avanti un filone tematico che, da sempre, ha connotato lo stesso, ossia i temi sociali. Quindi, si parla di promozione dei diritti, della cittadinanza e dell’immigrazione il quale, finora, è sempre stato presente all’interno dei corti trattati. C’è anche il tema della tutela della salute, la difesa delle fasce più deboli e marginali quindi, anche la prevenzione della violenza contro le donne, la condizione dei detenuti e uno sguardo allargato sulle fragilità, le debolezze e le sofferenze che attraversano l’umanità in senso ampio, focalizzato in particolare sui centri urbani, ossia laddove la sofferenza si addensa. Quest’anno c’è, in più rispetto agli altri anni, il tema dell’attenzione all’ambiente, con l’idea di stimolare un pensiero che sia sensibile ai bisogni dei più deboli tra cui, oggi, c’è anche il pianeta. Dedicheremo a tale tema la prima giornata del festival, proiettando il film fuori corso dal titolo “Berta so yo”, dedicato alle lotte di Berta Cassares, un attivista di una comunità indigena dell’Honduras che, nel 2016, è stata assassinata per aver difeso un fiume caro alla sua comunità contro la costruzione di un progetto idroelettrico che avrebbe devastato il fiume e tutto l’ambiente circostante. Il sottotitolo del SOUQ Film Festival sarà appunto, “storie di diritti, persone, ambiente”.

L’enciclica “Laudato Si” di Papa Francesco sottolinea che, la giustizia sociale e ambientale, sono interconnesse. Come avete applicato l’insegnamento del Santo Padre nella vostra opera quotidiana?

“Ciò rappresenta una sfida ed un impegno quotidiano. Ciò comporta innanzitutto un cambiamento di tipo culturale che riguarda tutti noi, sia gli ospiti che arrivano alla “Casa della Carità” per qualsiasi necessità o bisogno, ma anche noi operatori della stessa. Non è facile arrivare dalle parole ai fatti e attuare i cambiamenti necessari e impellenti che l’oggi ci pone. Ci stiamo impegnando attraverso la promozione di diverse iniziative, come ad esempio incontri aperti alla cittadinanza, al fine di cercare di sensibilizzare in merito a determinati aspetti del cambiamento climatico, all’economia solidale, alla finanza etica, al cambiamento degli stili di vita, della mobilità, dell’alimentazione e dell’acqua intesa come bene pubblico. Pertanto, l’impegno che ci siamo assunti da diversi anni a questa parte, sollecitati dalla pubblicazione dell’Enciclica di Papa Francesco e agendo soprattutto dal punto di vista culturale, abbiamo cercato di mettere in pratica piccoli gesti che, per quanto contenuti, hanno un forte valore simbolico e significativo”.

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