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La salvaguardia dell’infanzia: l’obiettivo di Mission Bambini

La fondazione Mission Bambini: tra progetti educativi e operazioni sanitarie nei Paesi più poveri

“I bambini sono come i marinai: dovunque si posano i loro occhi, è l’immenso” come asseriva Christian Bobin. In Italia e nel mondo troppi sono i minori che vivono in condizioni di estremo bisogno. Una necessità non soltanto economica ma spesso educativa e di integrazione. Il soddisfacimento di questa necessità è l’obiettivo della Fondazione https://www.missionbambini.org/ che, ogni giorno, porta avanti dei progetti tesi alla salvaguardia dell’infanzia. “All’estero – riporta a Interris.it il portavoce Alex Gusella – diamo la possibilità di operare i bambini che soffrono di cardiopatia e garantiamo delle attività nell’ambito dell’educazione”.

Come nasce la vostra fondazione?
“Quest’anno festeggiamo 20 anni di attività. La nostra fondazione nasce dall’iniziativa dell’ingegner Goffredo Modena, industriale del settore delle telecomunicazioni. Una volta raggiunti i suoi obiettivi professionali, a 60 anni ha venduto la sua società. Quindi, si è dedicato al volontariato fino a che ha deciso di creare la sua fondazione al fine di sostenere dei progetti per proteggere l’infanzia in Italia e nel mondo”.

Quali risultati avete raggiunto?
“Abbiamo aiutato più di un milione 400mila bambini con 700 progetti realizzati tra l’Italia e altri 74 Paesi”.

Che attività svolgete?
“Le nostre attività si rivolgono anche ai Paesi più poveri in Africa ma anche in Sud America, penso all’Argentina. Nel mondo, sosteniamo dei progetti in ambito sanitario: Cuore di Bimbi, per esempio, consiste nel salvare la vita a quei bambini che nascono con una grave cardiopatia in un paese povero dove mancano medici o addirittura ospedali. Se nel Paese c’è l’ospedale, organizziamo delle spedizioni con dei medici volontari che in una settimana riescono ad operare una decina di bambini. Questi stessi professionisti si recano più volte nello stesso presidio per svolgere anche attività di formazione al personale locale. Nel caso dello Zimbabwe dove non ci sono strutture ospedalieri, nel 2005, abbiamo permesso ad un bambino di venire in Italia per operarsi. Ci siamo fatti carico dei costi di viaggio e dell’operazione”.

I volontari sono solo professionisti?
“I volontari sono medici professionisti italiani ed europei. Si prendono delle ferie e svolgono le nostre attività in maniera totalmente gratuita. Sono, innanzitutto, persone dotate di una grande umanità. Nelle missioni ci sono due capi chirurghi, un cardiologo, l’anestesista e gli infermieri di terapia intensiva. Cuore di Bimbi ha permesso di salvare la vita a più di 2.200 bambini”.

Che ruolo svolge l’educazione?
“Un ruolo importante. All’estero ci occupiamo anche di promuovere l’educazione attraverso la collaborazione con organizzazioni locali che gestiscono le scuole al fine di garantire l’accesso all’istruzione anche a quei bambini che vivono in contesti estremamente disagiati”.

E in Italia?
“Qui, ci interessiamo soprattutto dell’educazione. Da una decina di anni abbiamo contribuito a migliorare i servizi della prima infanzia rispetto ai quali l’Italia è ancora indietro. Nel nostro Paese vivono più di un milione 200mila minori in stato di povertà assoluta. Noi siamo convinti che se diamo delle opportunità educative a questi bimbi sin dai prima anni di vita, questo può contribuire a farli uscire dall’indigenza. Con il tempo, abbiamo dato vita al modello del Nido di comunità che permette di erogare servizi non solo ai più piccoli ma anche alle famiglie che sono coadiuvate nel ruolo educativo”.

Durante il lockdown cosa è cambiato?
“I progetti con le scuole sono stati sospesi. I servizi alla prima infanzia sono ripresi con l’estate. Durante la quarantena abbiamo aiutato alcuni ragazzi delle scuole medie e superiori in condizioni di necessità economica e di emarginazione sociale attraverso la distribuzione di mezzi informatici per seguire le lezioni scolastiche a distanza. In particolare, nella periferia nord di Milano insieme ai Centri di Aiuto allo Studio. Questa attività continuerà anche con l’inizio del nuovo corso scolastico. Per quanto riguarda la fascia 0-3 abbiamo creato un portale per aiutare le famiglie. Ai genitori abbiamo offerto la possibilità di riprodurre un nido dentro casa grazie a dei contenuti creati dagli educatori su un portale. Inoltre, abbiamo cercato di avvicinarci alle famiglie in difficoltà tramite la distribuzione di beni per la prima infanzia a Milano, Napoli, Palermo, Catania. Un’iniziativa denominata Banco dell’Infanzia”.

E nella fase tre?
“Come fondazione abbiamo pagato le rette dei centri estivi per alcune famiglie che non potevano permetterselo. Parliamo di 900 famiglie”.

Quali sono i vostri progetti per il futuro?
“Da settembre, con la riapertura delle scuole, continueremo nella distribuzione di device e nella formazione degli insegnati sulla didattica digitale. Inoltre, cercheremo di fornire un sostegno psicologico alle famiglie e agli adolescenti, perché questi mesi di chiusura hanno lasciato dei segni profondi soprattutto in quelle persone che già si trovavano a vivere in condizioni di difficoltà e di emarginazione. Un’ulteriore iniziativa è quella del Banco dei Desideri, in collaborazione, con le librerie Feltrinelli: i clienti avranno la possibilità di donare dei libri”.

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