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Conoscere per prevenire. A Milano le sfide della salute

Smog: scienziati a confronto per stabilire gli effetti dell'inquinamento . L'evento internazionale RespiraMi

Focus a Milano sui danni provocati alla salute dai veleni nell’aria. Smog: scienziati a confronto per stabilire gli effetti dell’inquinamento sulla salute. All’evento internazionale RespiraMi oltre 200 scienziati da tutto il mondo. Tra cui specialisti di salute pubblica, pneumologi. Esperti di valutazione e gestione della qualità dell’aria. Rappresentanti di organizzazioni coinvolte nel ridurre l’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute.  Relatori provenienti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Si conclude oggi nel capoluogo lombardo il seminario “Recent Advances on Air Pollution and Health”. Co-organizzato dalla Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, dall’Imperial College of London e dalla Fondazione Menarini. Per l’occasione vengono presentati i dati più recenti e importanti derivanti dalle ricerche portate a termine negli ultimi anni. Per aggiornare le conoscenze attuali sull’impatto dell’inquinamento atmosferico sull’asma nei bambini e nei ragazzi. Sia per gli effetti delle polveri sottili che del diossido di azoto. Ad essere approfonditi, inoltre, sono gli effetti dello smog su frequenza cardiaca, ictus e malattie coronariche. Ma anche l’associazione tra inquinamento e depressione. Fino agli effetti sul cervello dei bambini durante lo sviluppo fetale.

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Foto di Martin Anselmo su Unsplash

Salute al centro

Intanto lo skyline di Milano si arricchisce con un murale che unisce la bellezza dell’arte a un importante messaggio di sensibilizzazione. È “Limitless”, opera ideata e realizzata da Smoe Studio sulla facciata di un edificio in viale Toscana. Il murale raffigura uno sciatore paralimpico che porta sul casco i colori della Bandiera della Lotta alla Meningite. E veicola valori fondamentali dello sport, come il coraggio di superare sé stessi e i propri limiti. “È un progetto straordinario- afferma Lara Magoni, sottosegretaria allo Sport e ai Giovani per la Regione Lombardia-. Solo la conoscenza può anticipare ciò che può causare una patologia come la meningite. Lo facciamo attraverso l’arte, con immagini importanti di coloro che riprendono in mano la propria vita dopo la malattia”. Emblema di questo concetto è Andrea Lanfri. Ex atleta paralimpico due volte argento nella staffetta 4×100 prima ai Mondiali di Londra nel 2017, poi ancora l’anno dopo agli Europei di Berlino. Lanfri ha contratto la meningite nel gennaio del 2015, a 29 anni. Ma l’amputazione delle gambe non gli ha impedito di tornare a fare ciò che più amava. Cioè correre e scalare pareti rocciose. “Non sapevo nulla di questa malattia– ha raccontato Lanfri, presente alla conferenza di presentazione di ‘Limitless‘-. Me lo spiegarono in ospedale, una notte. Da lì in poi ho scoperto pian piano tutte le sfide che la malattia mi avrebbe messo davanti. E le ho affrontate, quelle sfide. All’inizio quasi per ripicca nei confronti della meningite, poi ho deciso di fare esattamente l’opposto di ciò che la malattia avrebbe voluto impormi. Puntava a fermarmi. Invece io sono andato oltre. Lo sport in questo senso è stato importantissimo per me, è stato un mezzo per fare cose che io stesso non avrei mai creduto di realizzare”.

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Nel riquadro piccolo: il batterio della meningite. Foto grande di Pete Linforth da Pixabay

Ricerca

La ricerca scientifica procede a tutto campo per migliorare gli interventi a favore della salute pubbblica. Dalle minoranze etniche agli anziani, passando dalle differenze di reddito. Dall’analisi del Dna di popolazioni spesso trascurate sono state emerse 275 milioni di varianti genetiche finora sconosciute. E’ uno dei traguardi raggiunti grazie a “All of Us“. Il programma di ricerca internazionale punta ad ampliare le banche genetiche. I risultati sono stati pubblicati in cinque articoli sulle riviste Nature, Communications Biology e Nature Medicine- “In questi anni una serie di importanti miglioramenti tecnologici ha reso possibile sequenziare l’intero genoma di un individuo in poco tempo e a bassi costi. Permettendo così di realizzare delle grandi banche dati”, spiega Marco Pierotti di Cogentech, società benefit dell’Istituto di Oncologia Molecolare di Fondazione Airc-Ifom. “Ma in queste banche di dati esistono dei bias relativi alla popolazione considerata”. Si tratta infatti di dati relativi quasi esclusivamente a persone di Paesi industrializzati. Soprattutto indoeuropei, bianchi di classe sociale media o elevata. Mentre pochi sono i dati relativi alle minoranze etniche. Un problema che può ripercuotersi sull’efficacia di nuovi farmaci, terapie o strumenti di screening.

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Foto di Arek Socha da Pixabay

Dna

“Questi metodi – aggiunge Pierotti – hanno permesso, ad esempio, di completare un vasto studio sull’insorgenza del cancro alle ovaie e al seno analizzando l’intero Dna di 10.000 donne che lo avevano sviluppato e di fare lo stesso su un analogo gruppo di quasi altre 10.000 donne , simile per età, condizioni fisiche, gruppo etnico, che non aveva invece sviluppato il cancro”. Mettendo a confronto il Dna dei due gruppi, è stato così possibile scoprire 313 marcatori. Ossia piccole sequenze di Dna che hanno un ruolo nello sviluppo di quella particolare forma di tumore. “In questo modo diventa possibile, per esempio, cercare la presenza dei marcatori in un soggetto e capirne il livello di rischio, dunque, poter essere più precisi anche nel pianificare gli screening”, prosegue il ricercatore italiano. Si tratta dei cosiddetti rischi poligenici, ossia la possibilità di sviluppare una malattia dovuta alla presenza combinata di una serie più o meno ampia piccole mutazioni genetiche. Ma tutto questo è attendibile solo se quella tipologia di paziente è presente nella banca dati iniziale. Per cercare di eliminare questo errore di fondo è nato “All of Us”. Il progetto punta ad aggiornare le banche genetiche esistenti con il Dna completo di migliaia di americani delle categorie sottorappresentate. Includono gruppi etnici e razziali (46%), persone che vivono in povertà (26%) e anziani (28%). Una prima tranche di 2.500 genomi è stata appena completata. E sono subito emerse 275 milioni di nuove varianti finora poco note, associate a fattori di rischio per alcune malattie, dai tumori al diabete di tipo 2.

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Foto di National Cancer Institute su Unsplash

Contro il cancro

E’ un risultato che promette di migliorare notevolmente la capacità di predizione di eventuali alti rischi di sviluppo di una patologia grave anche nei soggetti che finora erano scarsamente rappresentati nelle banche dati. Tuttavia, sottolineano gli autori della ricerca, per poter arrivare a un tasso accettabile di completezza, sarà necessario allargare la platea dei genomi ad almeno 25mila Dna completi. Nel frattempo l’assemblea dei soci di Acc, la Rete Oncologica Nazionale del ministero della Salute, ha confermato alla direzione generale, per i prossimi 5 anni, Paolo De Paoli, già direttore scientifico del Cro di Aviano (Pordenone). La nomina, proposta dal presidente, Ruggero De Maria, anch’egli recentemente confermato – dal ministro Orazio Schillaci – è basata sull’ impegno profuso da De Paoli nelle attività che l’associazione ha in corso in Italia E, più di recente, del ruolo che Acc ha acquisito in Europa. Da due anni la Rete è protagonista nella individuazione delle strategie per delineare la ricerca oncologica europea del futuro. La Rete siede, infatti, a numerosi tavoli tecnici, anche con ruoli di coordinamento totale o parziale dei progetti, del Mission Board for Cancer della Ue. L’organismo che sta disegnando le progettualità sovranazionali nella lotta ai tumori. De Paoli è impegnato nel progetto Crane Ja, che intende assicurare la qualità di diagnosi, cura e ricerca sui tumori nell’Unione Europea e che il 90% dei pazienti abbia accesso a questi centri entro il 2030. Per Crane Ja, Alleanza Contro il Cancro è stata designata dal ministero della Salute come competent authority per l’Italia e nel progetto è leader del work package 5

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Foto di Sasun Bughdaryan su Unsplash

Per l’infanzia 

“Ogni anno circa 400mila bambini e adolescenti” nel mondo “si ammalano di cancro. Con l’accesso a servizi tempestivi e di alta qualità, la maggior parte dei tumori infantili può essere curata.  Perciò “l’Oms invita tutti i Paesi a investire nella diagnosi precoce. E nel trattamento di tutte le forme di cancro infantile”, afferma il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus.

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