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Accordo
Nino Foti è il presidente della Fondazione Magna Grecia. “Con questo accordo poniamo un tassello importante nella strategia di supporto alla crescita sociale ed economica del Mezzogiorno. Attività che, come Fondazione Magna Grecia, perseguiamo da 40 anni – afferma Nino Foti-. Al centro della nostra collaborazione con Telefono Azzurro immagino numerose iniziative. Come, per esempio, una sinergia che si focalizzi sull’uso delle nuove tecnologie da parte dei giovani”. E aggiunge Foti: “Come Fondazione siamo molto attivi nel portare avanti ricerche su come la criminalità organizzata utilizzi i social network, così come sul cybercrime”. Studi che possono essere utili se spostiamo il focus sulla sicurezza delle giovani generazioni. In particolare di coloro che, a causa di fragilità dovute al contesto socio-culturale o territoriale di provenienza, risultino più a rischio”. L’obiettivo della Fondazione Magna Grecia è quello di “costruire delle basi di conoscenze su problemi emergenti, necessarie per ragionare su interventi e soluzioni radicati sul territorio e realmente efficaci”. La Fondazione Magna Grecia, che quest’anno celebra i 40 anni dalla sua nascita, porta avanti numerosi studi. Con l’obiettivo di indagare la rappresentazione delle organizzazioni mafiose nel mondo digitale e la portata che tale rappresentazione ha, con il suo impatto, soprattutto sui giovani. Nell’ambito di questa attività di ricerca nel maggio del 2023 ha presentato il Rapporto sull’influenza delle mafie e delle altre forme di criminalità organizzata sulle piattaforme social come Instagram, TikTok, Facebook.
Sicurezza a rischio
“Abbiamo sentito l’esigenza di predisporre un secondo Rapporto che si concentrasse su mafie e criminalità informatica – sostiene Nino Foti -. Dallo studio è emerso che le mafie operano digitalmente in modo strutturato, strategico e coordinato. Tanto che esistono delle correlazioni tra riciclaggio di denaro, criminalità informatica, cripto-asset e corruzione“. Non solo: “La sicurezza informatica, oggi come oggi, deve considerare i rischi militari e geopolitici ma anche la minaccia rappresentata dalle organizzazioni criminali strutturate”. Del resto le mafie si muovono velocemente. Mentre le istituzioni rimangono indietro nel contrasto all’uso delle nuove tecnologie. “All”interno del darkweb, le organizzazioni criminali sono in grado di fare transazioni per tonnellate di cocaina, armi da guerra, prostituzione. Commerciano in oro, comprano isole- sottolinea il capo della procura napoletana, Nicola Gratteri-. L’Italia negli ultimi dieci anni ha fatto addirittura passi indietro rispetto a Paesi come Germania, Olanda e Belgio che ora devono aiutarci”. Nelle forze dell’ordine italiane infatti “mancano del tutto giovani ingegneri in grado di dare quella spinta di cui il nostro sistema ha bisogno nella lotta alla mafia rispetto alla quale stiamo perdendo troppo tempo e tanto campo”. Il procuratore di Napoli spiega che oggi la criminalità non conta più sul pizzo, business ormai da “morti di fame”. Gratteri ha fornito qualche esempio: “Ho visto una famiglia della ndrangheta ha assoldato degli hacker tedeschi e rumeni per fare transazioni finanziarie nell’arco di 20 minuti in banche che si trovavano in tre continenti diversi. A Napoli, la camorra è stata in grado di costruire una banca online che ha riciclato qualcosa come tre miliardi e 600 milioni di euro. Di cui siamo riusciti a sequestrane solo due”. Secondo Gratteri non esiste una seria lotta alla mafia che non coinvolga l’Onu, perché il problema è pandemico e ha bisogno di soluzioni pandemiche.