Ruspantini (Africa Mission): “Creare un ponte di solidarietà con l’Uganda”

La formazione dei giovani ugandesi di "Africa Mission" (© Africa Mission)

L’Uganda è un Paese dell’Africa orientale senza sbocchi sul mare e si trova all’Equatore. Per merito delle sue bellezze naturali e della sua biodiversità, il Paese viene anche descritto come “Perla d’Africa”. La capitale del paese è Kampala e i suoi abitanti sono 37,6 milioni.

La storia e la situazione attuale

Il paese, dopo l’indipendenza dalla Gran Bretagna ottenuta nel 1962 è stato governato da Milton Obote che ha introdotto un sistema monopartitico. Nel 1971 il comandante dell’esercito Idi Amini, con una sommossa, ha preso il potere. Il regime è finito nel 1979 per l’intervento dei corpi d’armata tanzaniani. Nel 1986, dopo anni passati tra anarchia e guerra civile, ha preso il potere Yoweri Museveni, che è ancora oggi il Capo di Stato dell’Uganda. La situazione del paese, soprattutto nel nord est, è contrassegnata da una grande povertà economica e sociale, nei confronti della quale, diverse Ong, cercano di agire. Una di queste è “Africa Mission”, operante in Uganda dall’inizio degli anni ’70 in favore della popolazione in difficoltà, attraverso svariate attività. Interris.it, in merito a questa esperienza di solidarietà e inclusione, ha intervistato il dottor Carlo Ruspantini, direttore generale di “Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo”.

Un villaggio ugandese (© David Mark da Pixabay)

L’intervista

Quando nasce e che obiettivi ha “Africa Mission”?

“’Africa Mission’ nasce nel 1972 ed abbiamo recentemente festeggiato il cinquantesimo anniversario dalla nostra fondazione. All’epoca l’associazione è stata fondata da Vittorio Pastori, segretario laico dell’allora vescovo di Piacenza, mons. Enrico Manfredini. Quest’ultimo era stato un parroco uditore al Concilio Vaticano II e, nell’occasione, aveva conosciuto dei vescovi di nazionalità ugandese. Nel momento in cui egli stesso è diventato vescovo, ha mandato il suo uditore a vedere la situazione nel paese africano e, al ritorno di quest’ultimo, rendendosi conto delle condizioni di povertà delle persone di quei luoghi, ha fondato ‘Africa Mission’. L’obiettivo era quello di portare persone in Africa a far conoscere l’attività dei missionari in loco e la realtà del continente, con la finalità di creare un ponte di solidarietà concreta per aiutare l’opera delle missioni.”

Quali azioni mettete in campo a supporto della popolazione in Uganda?

“Dieci anni dopo la fondazione di ‘Africa Mission’ e del suo cuore pulsante rappresentato dalla sua parte spirituale, Vittorio Pastori resosi conto della situazione grave di una regione ugandese di Karamoja, ha fondato ‘Cooperazione e Sviluppo’, ossia la Ong capace di scrivere e realizzare progetti. Quindi, è stata creata una base stabile della Ong, nella capitale Kampala e nella regione dove abbiamo cominciato l’attività che, per dimensione, è pari alla Lombardia, abitata da pastori seminomadi il cui livello era ed è ancora legato alla sussistenza. Su questo versante, la nostra prima attività è rappresentata, a partire dal 1982, dalla perforazione di pozzi per la ricerca di acqua, utile per i villaggi, le scuole e le coltivazioni. In seguito abbiamo creato un centro giovanile nella capitale e un centro di formazione rivolto alle donne nella regione di Karamojo dove, l’80% delle persone, sono analfabete. Inoltre, in merito all’attività agricola svolta in quest’area, abbiamo agito per aiutarli a migliorare la capacità di coltivare, attraverso attività formative in ambito agricolo e concernenti la gestione del bestiame. Oggi l’attività continua ad essere legata alla perforazione di pozzi d’acqua ma anche alla cosiddetta educazione informale, attraverso lo svolgimento di progetti che prevedono, ad esempio, una formazione degli studenti per sei mesi e di giovani non scolarizzati attraverso una attività che si potrebbe definire di ‘arti e mestieri’, ossia pratica e teorica come per meccanici, parrucchieri e tecnici di varia natura. In riguardo alla valorizzazione dell’agricoltura locale, abbiamo contribuito a creare degli orti di villaggio, ciò ha permesso di incrementare le capacità di coltivazione, conservare i prodotti e, magari, venderli sul mercato. Infine, in questo momento, siamo impegnati nel settore emergenziale in una regione al confine con il Sud Sudan in cui, stiamo formando i giovani sfollati dal paese nell’allevamento e nell’agricoltura, con l’obiettivo di incrementare le loro capacità e la qualità di vita.”

Quali sono i vostri auspici per il futuro?

“In futuro vorremmo continuare nell’attività di formazione dei giovani al fine di aiutarli, non solo dal punto di vista dell’apprendimento di nozioni tecniche, ma soprattutto nel loro impegno e nel modo di gestire la società nella quale, la solidarietà e il dono, sono gli elementi in grado di fare la differenza, rispetto agli altri fattori economici anch’essi necessari. La fraternità è la qualità in grado di aiutare la società locale a trovare tutto ciò che cerca”.

Christian Cabello: