La Giornata internazionale per l’eliminazione totale delle armi nucleari è stata creata dalla Risoluzione 68/32 nell’ottobre del 2014 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e si pone l’obiettivo dell’eliminazione totale delle armi nucleari, anche attraverso il potenziamento della consapevolezza e dell’educazione pubblica sulla minaccia posta all’umanità dalle armi nucleari e la necessità del loro disarmo, al fine di mobilitare gli sforzi internazionali verso il raggiungimento dell’obiettivo comune di un mondo libero da questa tipologia di armi.
Le vittime delle armi nucleari
Le armi nucleari sono di gran lunga le più pericolose mai costruite, in quanto sono in grado di distruggere intere città, uccidere milioni di persone e causare sofferenze umane su larga scala e a lungo termine. Lo sviluppo delle armi nucleari è iniziato durante la Seconda guerra mondiale ed è aumentato esponenzialmente durante la Guerra fredda. Tali armi sono state utilizzate in guerra due volte, durante la Seconda guerra mondiale, sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, uccidendo migliaia di civili e causando una distruzione totale. Questa tragedia ha spinto la comunità internazionale a mobilitarsi per regolare l’impiego e la produzione delle armi nucleari attraverso il Trattato sulla messa al bando parziale degli esperimenti nucleari del 1963 e il Trattato di non proliferazione nucleare del 1968. Interris.it, in merito al significato e all’importanza di questa giornata, ha intervistato l’ing. Giuseppe Rotunno, presidente nazionale di Civiltà dell’Amore.
L’intervista
Che significato ha per lei la giornata internazionale per l’eliminazione totale delle armi nucleari?
“Questa giornata ci richiama all’imperativo storico delle armi nucleari da eliminare che abbiamo come genere umano, come è stato la schiavitù nel passato. Quindi, la ricorrenza della Giornata Internazionale per l’eliminazione totale delle armi nucleari è fondamentale per il presente nonché per il futuro dell’intera umanità. Ciò comporta un’operazione reale e fisica da realizzare, non basta il desiderio, bisogna agire dal punto di vista operativo. L’armamento nucleare, il quale è nato anche prima di Hiroshima e Nagasaki ed anzi, sono stati preparati molto prima, da quando c’è stata la lettera di Einstein datata 6 agosto 1939, indirizzata al presidente americano Roosevelt, in cui si chiedeva di costituire un gruppo attorno allo scienziato italiano Enrico Fermi, per costruire un ordigno potentissimo, prima che ciò potesse essere fatto dalla Germania di Hitler. In altre parole, come la costruzione di queste armi ha richiesto molto ingegno e impegno, è necessario altrettanto impegno e significativo tempo per eliminarle che, la nostra generazione, deve mettere in atto per la loro eliminazione.”
Come potrebbero essere utilizzati i denari attualmente impiegati per le armi nucleari al fine di aiutare gli ultimi e le persone con fragilità?
“L’armamento nucleare costituisce più dell’80% della spesa militare, non solo degli Stati Uniti. L’entità delle risorse finanziarie spese per questo tipo di armi è ingente. Quindi, se fosse dismesso, si avrebbe una potentissima riduzione delle spese militari nel loro complesso. A riprova di ciò, quando ha cominciato ad essere operativo il primo accordo tra americani e russi per l’eliminazione delle armi nucleari Megatons to Megawatt, operativo dal 1995, le spese militari, hanno raggiunto il minimo storico del secolo passato. Pertanto, con il disarmo nucleare già avviato da Reagan e Gorbaciov e poi con l’accordo di ventimila testate nucleari da convertire in energia elettrica della durata di vent’anni, i soldi spesi per le armi, sono andati ad altri settori della vita. Noi, in qualità di civiltà dell’amore, fin da allora, abbiamo sostenuto che, il beneficio economico del disarmo, potesse andare a combattere la fame e la miseria nel mondo in modo radicale. In seguito a ciò, anche recentemente con un convegno ad Assisi, abbiamo indicato che, attraverso varie azioni, è possibile eliminare la fame e la miseria per 800 milioni di persone. Ciò si fa investendo le somme derivanti dal disarmo nucleare in microprogetti, in vari villaggi, periferie e bidonville, che costituiscono la parte saliente dei paesi poveri e, a tal punto, possono conoscere uno sviluppo sostenibile, grazie a queste azioni. Attualmente, le bombe atomiche disponibili sono 13400 a cui si aggiungono quantitativi di magazzino superiori di almeno tre volte, che possono quindi arrivare ad oltre 50 mila testate nucleari equivalenti. La loro dismissione può dar vita ad innumerevoli progetti di sviluppo che, nel nostro caso, sono oltre 30 mila, realizzati in comunità povere e villaggi.
In che modo si possono eliminare e dismettere le armi nucleari?
“Questo problema è stato posto subito dopo il primo accordo Reagan – Gorbaciov per l’eliminazione di 1800 testate nucleari russe e americane dislocate in quel periodo in Europa. Tutti si sono posti l’interrogativo di come eliminarle, ma non è stata trovata la soluzione. Noi, dall’Italia, abbiamo proposto la formula di trasformare gli esplosivi delle testate nucleari in combustibile per le centrali nucleari esistenti, che costituiscono l’unico mezzo per distruggere le atomiche mediante l’utilizzo di appositi reattori, i quali trasformano l’esplosivo in combustibile e possono eliminare fino a 200 bombe atomiche per carica, in energia elettrica. Americani e russi, con un grande piano, iniziato nel 1993, subito dopo la presentazione a Giovanni Paolo II e terminato nel 2013, con la dismissione di oltre 20 mila ordigni nucleari, convertendole in una quantità di energia pari al consumo annuo di tutte le famiglie del mondo. Va ricordato che, se non viene distrutto, l’esplosivo di una testata ha una durata di oltre 700 mila anni e, gli attuali ordigni, causerebbero oltre 1 milione di morti.”
Quali sono i suoi auspici per il futuro in merito al disarmo nucleare? Che appello vorrebbe lanciare alle grandi potenze nucleari?
“Nel corso dell’udienza generale, il Papa, ha rinnovato il suo accorato appello al disarmo nucleare. Bisogna essere estremamente realisti, nell’attuale situazione, l’unico accordo ancora in essere e mantenuto formalmente tale, tra Russia e America, ossia il trattato New Start, prorogato lo scorso anno da Biden e Putin per altri cinque anni, a cui entrambi devono tenere fede, questo è il punto di partenza, in quanto riduce le armi strategiche e costituisce l’unico trattato vincolante delle due superpotenze. L’inizio deve essere costituito da ciò che si può realisticamente fare in base agli accordi preesistenti, mantenerli e poter fare una riduzione di queste armi. L’appello che noi faremmo, innanzitutto ai due paesi che detengono il 90% dell’arsenale militare mondiale, è quello di dare il buon esempio, da cristiani, attraverso la distruzione delle armi nucleari e tener fede al trattato New Start. Bisogna poi procedere per la totale eliminazione delle stesse, come la giornata di oggi ci ricorda. I mezzi per farlo li abbiamo, ci vuole la determinazione di tutti, come cristiani, davanti a Dio e a tutti i nostri figli.”