Una società più inclusiva e solidale è certamente più pronta ad accogliere le persone con disabilità, ma è anche una società migliore per tutti. È quindi fondamentale promuovere cambiamenti positivi, valorizzare la comunità locale nelle potenzialità solidaristiche, favorire la costruzione di un tessuto sociale partecipato e corresponsabile.
L’esperienza de “L’Ortica”
L’associazione “L’Ortica“, nata tredici anni fa in Lombardia, ha la finalità di incentivare una maggiore diffusione della conoscenza delle problematiche legate all’autismo e soprattutto la possibilità di partecipare a diverse iniziative condivise. Interris.it, in merito a questa esperienza di inclusione, ha intervistato Fabrizia Rondelli, presidente dell’associazione, madre caregiver ed educatrice.
L’intervista
Come nasce e che obiettivi ha l’associazione “L’Ortica”?
“L’Ortica’ è nata nel 2010 su impulso di qualche famiglia ed educatori per trovare delle alternative che, a quel tempo, stavamo cercando per i nostri figli con autismo dopo il termine della scuola per il loro futuro. Quindi, abbiamo cominciato questa avventura, proponendo dei laboratori che, con il passare degli anni, si sono consolidati e a cui hanno avuto accesso moltissimi ragazzi e ragazze quasi maggiorenni, in particolare dai 17 anni in su.”
Quali sono le vostre attività in favore dell’inclusione delle persone con autismo?
“Abbiamo un laboratorio di tessitura alla quale possono accedere sia bambini che adolescenti ma anche adulti, pensato specificatamente per le persone con autismo. I manufatti che vengono realizzati sono promossi sia attraverso i soci che in diversi mercatini che ci sostengono. Oltre a questo, c’è anche un laboratorio di manipolazione della creta nonché un laboratorio di manutenzione del verde finalizzato a tenere bene il giardino. Inoltre, coltiviamo delle erbe officinali che vengono poi fatte seccare per produrre tisane oppure spezie per quando si cucina. abbiamo poi dato vita ad un progetto di inclusione chiamato ‘Diamo una mano alle persone con autismo’, realizzato con la collaborazione del Municipio II, in cui abbiamo sensibilizzato le diverse attività commerciali e i negozi della zona, attraverso una formazione finalizzata ad accogliere le persone con autismo nella maniera più giusta, tenendo conto delle loro particolarità”.
Quali sono i vostri auspici di inclusione per il futuro? In che modo, chi lo desidera, può aiutare la vostra opera?
“Siccome abbiamo acquistato una cascina nell’Oltrepò pavese ed abbiamo creato la Fondazione ‘Oltre il Blu’, vorremmo che la stessa diventasse un luogo di ritrovo per il territorio, ma anche per l’inserimento lavorativo delle persone con autismo, con l’obiettivo di far sì che loro possano essere utili alla comunità e diventare così una risorsa, attraverso l’organizzazione di compleanni e vari eventi all’interno della cascina stessa. Attualmente stiamo attivando un laboratorio per la trasformazione della frutta in marmellate e auspichiamo di promuoverlo per offrire ai ragazzi la possibilità di avere un lavoro. Le persone che lo desiderano ci possono aiutare venendoci a trovare e passando del tempo con i nostri ragazzi”.