L’emergenza che non finisce. Romagna ancora in ginocchio a 90 giorni dall’alluvione

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Foto: @vigilidelfuoco

In Romagna, a oltre 3 mesi dall’alluvione, “sarà un Ferragosto amaro per tanti agricoltori. La politica va in vacanza ma in campagna i problemi si aggravano giorno dopo giorno, i conti non tornano e le aziende agricole sono davvero in carenza di ossigeno. Dall’alluvione di maggio ad oggi ci sono state solo tante spese da affrontare e mancati guadagni per le produzioni decimate, tutto ciò pregiudica la tenuta del sistema“, avverte Luca Gasparini, direttore di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini. “Le imprese del settore primario hanno bisogno di liquidità, qui e ora, non di promesse: la speranza era di vedere qualche euro prima di agosto, ma l’attesa continua, e se un mese in più a Roma sembra poca cosa, in Romagna è un incubo che prosegue e di cui, purtroppo, ad oggi non si vede la fine“, precisa.

Sos Romagna

“In Romagna siamo abituati a rimboccarci le maniche“, spiegano i sindaci delle zone alluvionate che speravano in un Ferragosto diverso. Sulla riviera, infatti, c’è molta gente, ma non c’è quel pienone che si era soliti registrare in anni passati, quando nei giorni di metà agosto non era praticamente possibile trovare una camera libera. Gli operatori di Rimini e dintorni non nascondo un po’ di delusione per un periodo sotto le attese, che certo riguarda quasi tutte le località turistiche italiane, ma che da queste parti fa più male. Perché la partenza della stagione estiva era stata rallentata a causa dell’alluvione. Un effetto più psicologico che reale: i danni dell’evento atmosferico estremo di maggio che ha sommerso la pianura e funestato di frane la collina e la montagna, ha colpito molto l’entroterra. Lambendo appena la costa, ma le immagini che hanno fatto il giro del mondo hanno finito per penalizzare anche la riviera, con una pioggia di disdette che con il passare delle settimane si è un po’attenuata. Ma agosto non è comunque riuscito a compensare una flessione generalizzata dovuta anche al caro-prezzi e all’inflazione. I numeri che definiranno questa situazione si conosceranno probabilmente solo nelle prossime settimane. Ma fra gli operatori turistici la sensazione è netta.

Disagio in Romagna

“A Ferragosto – afferma il presidente provinciale di Confesercenti, Fabrizio Vagnini – si registra finalmente un ritorno alla crescita dei flussi turistici, anche se restiamo lontani dalle attese. E registreremo con ogni probabilità una flessione rispetto ai numeri dello scorso anno”. Sui principali portali di prenotazione online, sono centinaia gli alberghi che offrono ancora camere disponibili per i giorni di Ferragosto. Una situazione che sarebbe stata inimmaginabile solo qualche anno fa. Il calo sembra imputabile soprattutto ai clienti italiani. Quelli che negli anni dell’emergenza sanitaria avevano peraltro riscoperto la riviera romagnola. Visto che l’afflusso dall’estero, nonostante l’impennata dei prezzi degli aerei, sembra reggere. C’è comunque ancora la speranza di arrotondare un po’ i numeri che saranno comunque sotto le previsioni con le prenotazioni last minute. Molti alberghi stanno infatti facendo offerte speciali per convincere almeno i turisti più vicini a concedersi un paio di giorni di vacanza a cavallo di Ferragosto.

Continua l’emergenza

La situazione del traffico sulle autostrade in uscita dalle grandi città e in direzione dei luoghi di villeggiatura rimane, infatti, abbastanza congestionata, anche se nei prossimi giorni dovrebbe essere più fluida. E se il mare soffre, la situazione sembra in controtendenza nelle città d’arte e sull’Appennino. A Bologna, ad esempio, ci sono molti turisti stranieri e i locali che hanno deciso di rimanere aperti sono molti di più rispetto al solito. Si tratta, sia nel caso delle città, sia nel caso della montagna, di numeri che, in termini assoluti, sono lontanissimi da quelli della riviera romagnola, che rappresenta la fetta di gran lunga più consistente del sistema e del fatturato turistico della Regione. Intanto il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini critica il governo. “Ha nominato il commissario in ritardo. Non ha capito cosa serve a questa terra per ripartire. E ha messo a disposizione meno della metà delle risorse necessarie”. Bonaccini è stato nominato subcommissario e alla fine di questo mese è previsto un incontro con il commissario per la ricostruzione, il generale Francesco Paolo Figliuolo, insieme alle parti sociali della regione. “Il generale Figliuolo – afferma Bonaccini – indicato dal governo a fine giugno è entrato in carica operativamente solo pochi giorni fa. Detto questo, Figliuolo è una persona perbene, molto competente e servitore dello Stato, ci sentiamo più volte al giorno. Ma nemmeno Mandrake, se non ha gli strumenti e le risorse, può risolvere tutto”.

Fondi

Il tema centrale è la disponibilità dei fondi e su questo il centrosinistra darà battaglia. A fine mese, peraltro, comincerà la festa nazionale dell’Unità proprio a Ravenna. E la questione sarà inevitabilmente uno dei temi più affrontati. “L’ultimo decreto – sostiene Bonaccini – ha stanziato 4 miliardi e mezzo euro per i prossimi 3 anni, compresi anche una parte di danni per le Marche e la Toscana. Questi 4 miliardi e mezzo però fanno fronte a poco meno di 9 miliardi di euro di danni complessivi. Basta aver fatto le scuole elementari, come le chiamano quelli della mia generazione, per capire che il 4 nel 9 ci sta dentro meno della metà. Quindi solo per questo fatto serviranno in futuro nuove risorse“. La questione, secondo Bonaccini, non è solo contabile, ma anche e soprattutto politica “nel governo non hanno ancora compreso cosa serva fino in fondo per far ripartire del tutto questa terra. E per quello che qui tanti se non tutti, anche i sindaci di centrodestra, chiedevano che non si perdesse quella filiera istituzionale che aveva funzionato così bene durante il terremoto. Il governo ha voluto accentrare a Roma. Dicono che sono quelli dell’autonomia differenziata, nel nostro caso hanno centralizzato tutto a Roma, che è ben curioso. Se 6 governi precedenti hanno trovato e messo a disposizione 12 miliardi per il terremoto, non si capirebbe perché questo governo a fronte di quasi 9 miliardi di euro ne mette quasi meno della metà”.

Scontro sulle cifre

E’ scontro, dunque, sulle cifre, sul metodo e su quello che si è fatto o non si è fatto per rimettere in sesto il territorio in vista della stagione autunnale e per ristorare famiglie e imprese colpite dai danni. Ed è uno scontro destinato a durare e inasprirsi, con l’orizzonte delle prossime elezioni regionali che si svolgeranno al massimo all’inizio del 2025. La lunga e dettagliata lettera di spiegazioni che Giorgia Meloni ha spedito a Bonaccini, che da settimane lamenta, insieme ai sindaci, l’esiguità delle risorse messe a disposizione, si è trasformata in un frontale attacco politico a un presidente di Regione che è presidente anche della principale forza politica di opposizione. “Non ho avuto modo – scrive la premier rivolgendosi a Bonaccini – di leggere da parte sua alcuna parola di sostegno” all’azione del governo sull’alluvione, “anzi. Ho letto che Lei, nella Sua veste di presidente di Regione nonché di sub commissario alla ricostruzione, ha ripetutamente affermato che sul territorio non sarebbe arrivato sino ad oggi neanche un euro. Non bisogna cedere alla fretta ed alla frenesia che pare rispondere al desiderio di qualcuno di avere un po’ di visibilità, alimentando polemiche inutili”.

Il Presidente del Consiglio e il Presidente della Commissione Europea visitano le zone alluvionate dell’Emilia Romagna / foto Ufficio Stampa Commissione Europea/Image nella foto: Ursula von der Leyen-Giorgia Meloni

Romagna da ricostruire

Sembrano molto molto lontani, insomma, i momenti immediatamente successivi all’alluvione. Con le visite di Meloni in Romagna, insieme anche alla presidente della commissione europea Ursula von der Leyen e alla reciproca esibizione, da parte di Bonaccini e Meloni, di un fair play istituzionale e di un concorde spirito di collaborazione, incrinato però non appena il governo decise di nominare come commissario il generale Francesco Paolo Figliuolo, anziché il presidente della Regione, sconfessando, nei fatti- è l’accusa – il metodo seguito per la ricostruzione del terremoto in Emilia del 2012.

Giacomo Galeazzi: