Mercoledì Roma ha festeggiato il suo compleanno. Ogni 21 aprile nella “caput mundi” si rispetta la tradizione che vuole la città fondata da Romolo in questo giorno del 753 a.C.. Sul colle Palatino. Nell’antichità il natale di Roma era ricordato dai suoi abitanti con una festa chiamata “Palilia”. Due millenni dopo, in pandemia, Roma è al centro di una sfida sociale ed economica. Come spiega Claudio Cipollini nel suo saggio ora in uscita.
Pil e disoccupazione
Roma da cinquant’anni è ferma a 2,8 milioni di abitanti. E il confronto con le altre città nel mondo non la posiziona mai tra le prime. Secondo le più recenti classifiche internazionali. Sia se si tratti di turismo (solo 10° in Europa). Sia di competitività (49° su 120 città nel mondo). Sia di sostenibilità (40° su 100 città nel mondo). O se si consideri il Pil pro-capite (265° su 1.348 province in Europa). Le 19 università che hanno sede a Roma sono poco presenti, nel complesso, nelle classifiche internazionali.
Poche start up
Alcune eccellenze imprenditoriali ci sono nella città eterna. Ma con gli atenei romani creano annualmente solo un quarto di start up innovative rispetto a quelle di Amsterdam e di Londra. E sono oltre il 30% i giovani disoccupati. Contro una media del 15% in Europa. E due terzi degli abitanti sono insoddisfatti in generale. E tanto più lo sono per la mobilità. Solo il 7% dei romani dà un voto superiore a 8/10. O per la situazione ambientale (il 45%). Con una fiducia nei partiti che crolla a 2,7/10.
Potenzialità inespresse
Dati che fotografano una capitale piena di ferite. Alle quali le ultime cure degli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso non sono bastate. Insomma, una bellissima città. Ricca di storia ma povera di idee. Senza una visione. Senza un progetto. Ora la “mission” è trovare un trampolino per il futuro. Come? Risponde Cipollini: valorizzando la storia della città. Le sue pur latenti potenzialità. E uscendo da una logica di mera conservazione. Questa la sfida se si vuole una città sostenibile, europea e moderna nei prossimi dieci-venti anni.
Cosa manca a Roma
Roma ha alle spalle un coraggio mancato. E di fronte un coraggio possibile. Negli ultimi venti anni hanno governato tutte le parti politiche vecchie e nuove. Ma i numeri adesso strillano con forza la situazione drammatica. In cui versa la “caput mundi”. Ecco allora il pamphlet “Roma il coraggio di cambiare. Cosa fare per rendere la città moderna. Sostenibile. Europea”. A firmarlo è appunto Claudio Cipollini. Un manager che ha lavorato sul campo. E che affronta la crisi che attanaglia la capitale d’Italia con metodologie innovative per la politica romana. In grado di svegliare il gigante che dorme da oltre un decennio.
Mix tra politica e management
Spiega Innocenzo Cipolletta, prefatore del volume edito da Gangemi: ”Cipollini avanza diverse critiche a quello che oggi è Roma. Ma sa che questa città non ha solo una grande storia. Ma anche un grande futuro che aspetta solo di essere avviato. Come? Cipollini risponde con un approccio che coniuga la politica con il management. E’ utile scoprire cosa si intende per un mix tra politica e management. Cipolletta ricorda che Cipollini è un esperto di management. “Con generosità ha riversato questa esperienza nelle problematiche di gestione di una città”, precisa.
Progetti urgenti
Per Roma la sfida è e sarà difficile. Esempi positivi da prendere ci sono in molte città nel mondo. E conoscerne i progetti migliori dovrebbe essere il pane quotidiano di qualsiasi amministrazione. E di una classe dirigente seria, competente e focalizzata sul bene comune. Claudio Cipollini propone allora un cambiamento vero. Indicando alla politica un metodo. Composto da vari strumenti. Quali, tra gli altri, la certificazione dei processi di attuazione degli interventi. Ciò consentirebbe di fare piani attuabili. Un metodo che viene dalla cultura della complessità e della programmazione. Arricchito da competenze e responsabilità.
Sistema da cambiare
Un sistema che, anche grazie a tecniche manageriali, potrebbe risultare risolutivo. Sarebbe in grado di contribuire, infatti, ad attuare concretamente i programmi elettorali. Troppo spesso frutto della ricerca del consenso e delle pressioni delle lobby. Piuttosto che originati dall’impegno su un progetto per il bene comune. Come dimostrano i confronti tra il prima e il dopo di questi ultimi venti anni. E le tante occasioni perse. Dalla cura del ferro al piano quadro di Rifkin. Per la terza rivoluzione industriale a Roma. Dallo scheletro di Calatrava. Allo stadio della Roma. La proposta di Cipollini appare innovativa e praticabile. Un metodo che esalta l’ascolto e la partecipazione dei cittadini. Nel rispetto del ruolo della politica. Pur nella sua fase di crisi ideale.
Le 7 priorità
Tutto ciò porta l’autore del saggio a individuare le sette priorità. Sulle quali intervenire con urgenza. E cioè un progetto generale a medio-lungo termine. La vitalizzazione delle periferie. Dotandole di servizi, di poli culturali e di un’identità. Un’accessibilità basata su una rete su ferro e su parcheggi idonei. La pulizia come presupposto per il ben vivere. La promozione di una cultura viva. Atta a generare innovazione. La modernizzazione delle piccole e medie imprese. Che altrimenti rischiano di morire di conservazione. La valorizzazione dei beni culturali e del turismo. Con approcci e progetti innovativi e attraenti.