Rogora: “Il riscaldamento dei laghi peggiora la qualità dei servizi ecosistemici”

Foto di CNR IRSA Sede di Verbania (per gentile concessione)

Guardando il lago, sembra di vedere uno specchio d’acqua immobile. Sotto la superficie brulica di vita, da quella visibile a occhio a nudo da quella osservabile in laboratorio. La flora e la fauna che lo abitano sono messe a rischio dal cambiamento climatico. Il riscaldamento dell’atmosfera fa sì che anche la temperatura dei laghi aumenti, con effetti a cascata sulla biodiversità ospite e sui servizi ecosistemici “offerti” da questi ambienti, dal punto di vista naturale, economico e culturale.

Per andare più a fondo sulla questione, Interris.it ha intervistato Michela Rogora, ricercatrice dell’Istituto di ricerca sulle acque (Irsa) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr).

L’intervista

A che velocità si stanno riscaldando i laghi italiani?

“Abbiamo maggiori quantità di dati per i laghi del Nord Italia, Como, Garda e Iseo, perché sono grandi e importanti; infatti, insieme sono l’80% dell’acqua dolce in Italia. Si scaldano, in superficie, in media di 0,3 gradi centigradi ogni decade, quindi circa un grado ogni trent’anni. Nei termini di un ambiente così grande e complesso non è un aumento da poco, anzi innesca una serie di importanti conseguenze. Il tasso di riscaldamento poi cambia in base alla profondità e alla stagione. Per esempio, si è osservato come il lago Maggiore in inverno sia un po’ meno freddo”.

Cosa comporta questo fenomeno?

“I servizi ecosistemici dei laghi ci forniscono tante cose, ma il riscaldamento dell’acqua ne fa peggiorare la qualità, riduce l’ossigeno e impatta sulla stratificazione e separazione tra acque calde e fredde, cioè quel rimescolamento lungo l’asse verticale che permette la redistribuzione dell’ossigeno. Si crea una sorta di barriera tra i due strati del lago, col rischio che sul fondo si crei un ambiente anossico, cioè privo di ossigeno, inospitale per le forme di vita. Nei laghi più piccoli e meno profondi questa situazione avviene per un periodo che si va allungando inizia in anticipo rispetto alla stagione che va da giugno a settembre. Per ora la situazione è sotto controllo, ma il processo non si può fermare”.

Immagini dell’CNR IRSA Sede di Verbania (per gentile concessione)

Che impatto ha il riscaldamento dei laghi sulla biodiversità?

“Il riscaldamento delle acque dei laghi fa peggiorare qualità dei servizi ecosistemici. Tutte le forme di vita possono mettere in atto strategie di adattamento, ma c’è sempre un punto di non ritorno. Se lo zooplancton, il cibo dei pesci, diminuisce in quantità e qualità, questi avranno meno cibo. Tutto ciò che vive in un lago, dai pesci fino alle forme di vita più piccole, ha un intervallo di temperature ottimali, adatto a loro. Quando questo viene modificato, o superato, possono trovarsi a dovere cambiare il proprio metabolismo o faticano a svolgere le loro attività. Non tutti possono spostarsi in altri punti del lago perché magari le loro condizioni ottimali richiedono, oltre all’acqua più fredda, anche la luce, che scendendo in profondità arriva meno o non c’è”.

Acque più calde aumentano il rischio della proliferazione di specie invasive?

“Quelle alloctone sono molto opportuniste e tollerano una gamma condizioni più ampia, così possono diffondersi a scapito di quelle più sensibili”.

Come interagisce il riscaldamento col problema dell’inquinamento?

“Nei laghi già un po’ inquinati, magari perché ricevono scarichi non depurati, il riscaldamento e la stratificazione tendono a favorire il diffondersi delle fioriture di alcune alghe che sono organismi spesso innocui ma in certi casi possono ospitare specie con una certa dose di tossicità, seppur solitamente molto piccola. Non proprio la situazione ideale dal punto di vista turistico, sia sotto il profilo estetico sia perché l’Arpa, che monitora la qualità dell’acqua, può vietare la balneazione”.

E’ possibile in qualche modo mitigare questo processo?

“Parlare di interventi veri e propri è complicato, perché il riscaldamento riguarda l’intera atmosfera. Bisogna agire alla fonte per contenerlo, perché fermarlo non si può, a partire dai cambiamenti individuali e spingendo affinché questi temi vengano percepiti come importanti dai decisori. Secondo le previsioni, il lago Maggiore continuerà a scaldarsi per 30 anni, di quanto dipenderà poi dalle nostre scelte”.

Lorenzo Cipolla: