Materie prime e habitat naturali: allarme per le risorse da preservare

L'esigenza per le aziende di ridurre le distanze e quindi la carbon footprint nei confronti dei clienti

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Un complesso industriale (©Marcin da Pixabay)

“Non possiamo più divorare le risorse naturali- ha detto il Papa al forum promosso dal Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad)-. E’ in atto una crisi sociale e ambientale senza precedenti”. La sostenibilità consiste nell’utilizzo efficiente e rispettoso delle risorse. Ossia gli habitat naturali, le materie prime, l’energia e il lavoro umano. Risorse che l’umanità dovrebbe sfruttare in modo tale da preservarle per un periodo di tempo più lungo senza esaurirle. La sostenibilità, inoltre, poggia su quattro pilastri. Rigenerazione dei saperi, dei comportamenti, delle infrastrutture e delle opportunità. Le pratiche economiche sostenibili considerano gli aspetti finanziari, ma anche l’equità e la giustizia sociale. L’economia sostenibile promuove l’uso responsabile delle risorse, l’inclusione sociale e la creazione di opportunità lavorative durature. ReLife è il primo gruppo italiano privato leader nell’economia circolare. La maggioranza del suo capitale è detenuta da F2i attraverso il Fondo per le infrastrutture sostenibili. Nel bilancio di sostenibilità intitolato “Upcycling Together” viene raccontato il percorso del gruppo nel trasformare il rifiuto in risorsa creando valore per le persone, le aziende e il pianeta.

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Foto di Aleksey Malinovski su Unsplash

Risorse da tutelare

Con l’elaborazione e la certificazione del bilancio di sostenibilità vengono comunicate da ReLife a tutti gli “stakeholder” le prestazioni aziendali. Non solo dal punto di vista economico. Ma anche sotto il profilo ambientale e sociale. Un risultato raggiunto con due anni di anticipo e su base volontaria rispetto agli obblighi normativi introdotti dalla direttiva europea “Corporate sustainability reporting directive (Csrd) appena entrata in vigore. Il gruppo con le sue cinque aziende (Recycling, ReFuel, Paper Mill, Paper Packaging e Plastic Packaging) ha avviato a recupero quasi un milione di tonnellate di materiali. Trasformando ciò che costituirebbe un danno ambientale e un onere aggiuntivo per la collettività in una risorsa. Questa complementarità delle sue divisioni costituisce un unicum nel panorama nazionale. E consente a ReLife di perseguire l’obiettivo massimo di circolarità: l’end of waste.  Tale processo, cioè la cessazione della qualifica di rifiuto ha permesso al gruppo di trasformare nel 2023 il 44% delle tonnellate di materiale in uscita in “nuovo” prodotto (il 3% in più rispetto al 2022). In un anno sono state portate a termine diverse acquisizioni che hanno permesso al ReLife  di consolidare la propria leadership nell’economia circolare ampliando i propri servizi sia dal punto di vista territoriale che di competenze.

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Foto di Nick Chong su Unsplash

Piattaforme-risorse

L’acquisizione di Fratelli Longo, da parte della divisione ReLife Recycling, ha consentito di completare la rete delle piattaforme del gruppo nel centro-nord. Aggiungendo anche l’Emilia-Romagna alle già presenti Liguria, Piemonte, Lombardia, Toscana e Veneto. Nella divisione ReLife Paper Packaging il gruppo ha acquisito tre scatolifici. Ossia Deles a Origgio, la sua controllata Ondulati Menegazzi sempre in provincia di Varese e la Sgi di None in provincia di Torino. In questo caso, le operazioni straordinarie hanno un duplice effetto. E cioè far crescere Paper Packaging nella quota di market share in Italia, con l’obiettivo di superare il 5% nazionale. E ridurre le distanze e quindi la carbon footprint nei confronti dei clienti. Grazie a queste acquisizioni strategiche e al continuo impegno, il gruppo conta mille dipendenti e ha raggiunto un Ebitda di oltre 53 milioni nell’esercizio 2023. Il margine operativo lordo è, infatti, uno dei principali indicatori usati per valutare la salute finanziaria di un’azienda e la sua capacità di generare liquidità.

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Export. Foto di CHUTTERSNAP su Unsplash

Riciclo

In generale il riciclo dei materiali e dei beni è uno dei modi principali per ridurre il consumo di risorse primarie. Sostituendole con materiali secondari ricavati da rifiuti riciclati. Si tratta di un approccio indispensabile per raggiungere la sostenibilità. L’autosufficienza delle materie prime. E i benefici legati all’economia circolare. Riciclare i rifiuti ricavandone nuove materie prime abbassa al minimo la necessità di nuovi input di materiali vergini ed energia. Ciò riducendo al contempo le pressioni ambientali legate all’estrazione delle risorse. Alle emissioni. E alla gestione dei rifiuti. In questo modo, inoltre, si generano posti di lavoro. La gerarchia dei rifiuti è definita dalla Waste Framework Directive. In base a questa direttiva le materie prime seconde rappresentano materiali e prodotti che si possono utilizzare come materie prime. Tramite il semplice riuso, il riciclo o il ripristino. Gli obiettivi dell’Unione europea per la gestione dei rifiuti sono importanti. Essi, infatti, consentono di aumentare i tassi di riciclo. E quindi la percentuale (e la quantità) di rifiuti riciclati all’interno dei rifiuti prodotti. Poi l’utilizzo di norme che favoriscano l’impiego di materie prime seconde può  essere un utile supporto anche in un’altra ottica. Quella di favorirne l’impiego rispetto alle materie prime vergini.