I rincari e il ritardo della neve sembravano rappresentare ostacoli ardui da superare per la stagione turistica invernale italiana e la sua filiera, quando poi le località sciistiche del nostro Paese si sono imbiancate il difficile slalom ha preso le sembianze di una più agevole e tranquilla discesa. Oltre il gergo sciistico, a dire che per la stagione del turismo d’inverno “dopo un primo momento di difficoltà le aspettative sono buone” è Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, l’associazione di categoria che riunisce 27mila delle oltre 32mila imprese alberghiere in Italia. “Siamo positivi”, sottolinea.
Il settore turistico
Dallo scoppio della pandemia di Coronavirus il settore turistico nel suo complesso, comparto che rappresenta il 6% del prodotto interno lordo del nostro Paese, circa novanta miliardi, non è ancora riuscito a tornare ai livelli del 2019 ma dà segnali di ripresa. Nel primo caso, lockdown e limitazioni agli spostamenti hanno frenato i flussi turistici internazionali, come per esempio quello statunitense da Oltreoceano, con una riduzione complessiva della domanda straniera di circa il 70%. L’anno successivo, nel 2021, si è registrata una ripresa in un contesto complessivamente debole a livello mondiale. La spesa dei viaggiatori stranieri nel nostro Paese è cresciuta dal 23%, secondo l’Indagine sul turismo internazionale di Banca d’Italia, grazie anche al ritorno dei turisti statunitensi, così come quella degli italiano all’estero ha recuperato, anche se nel complesso entrambi i flussi erano circa la metà rispetto al 2019. Nei primi nove mesi del 2022 il settore turistico ha recuperato ancora, con una forte crescita della domanda estera rispetto a quella interna che riporta in sostanziale equilibrio le due componenti, con 174 milioni di presenze di clienti italiani e 164 milioni stranieri, riporta l’Istituto nazionale di statistica (Istat). Complessivamente però, le presenze sono ancora 39 milioni in meno di tre anni prima e segnano ancora un saldo negativo del 10,3%. In ogni caso, Bocca valuta positivamente il trend della ripresa: “Dopo il Covid, la preoccupazione per la guerra, la mancanza di turismo dall’Estremo Oriente, dalla scorsa primavera, fine-marzo-inizio aprile, è esplosa la voglia di vacanze e soprattutto i viaggiatori dagli Usa hanno scelto l’Italia come destinazione principale, così il 2022 si è chiuso vicino al 2019. Il nostro primo mercato è quello italiano, fidelizzando i clienti italiani raggiungiamo buona parte del nostro obiettivo”.
Turismo d’inverno: montagna e città d’arte
La neve quest’anno si è fatta attendere, ma “la montagna la fa da padrona” nelle scelte dei turisti italiani ed europei, illustra il presidente di Federalberghi. Un quadro delle scelte di chi va in vacanza in questi primo scampolo di 2023 lo tratteggia un’indagine realizzata dalla stessa associazione di categoria con il supporto tecnico dell’istituto di ricerche di mercato Acs Marketing Solutions. Complessivamente, si sono stimati oltre 5 milioni di italiani in viaggio nei giorni tra Natale e l’Epifania, pressoché tutti (97,7%) turisti “in casa”, cioè in qualche meta italiana, nella maggior parte dei casi nella stessa regione (68,6%) o in una vicina (21,9%), e appena il 2,3% all’estero. In cerca di riposo e relax (50,8%), nel 44,3% dei casi l’alloggio d’elezione è l’albergo, seguito dalla case di parenti o amici, per attività di svago e culturali come passeggiate (33%) e visite a monumenti (22,7%) e musei (18,2%). Secondo lo studio, per il solo fine settimana dell’Epifania la stima del giro d’affari è superiore al miliardo di euro.