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Ripartenza e scuole paritarie: i problemi che non si vogliono vedere

La campanella che suona ha dato il via al rientro in classe, ma le scuole paritarie devono ancora fare i conti con numerosi problemi

Speranza, coraggio, ripartenza. Queste le parole d’ordine che in ogni scuola di ordine e grado risuonano in vista della ripresa delle lezioni. Eppure alcuni istituti continuano a essere alle prese con problemi più o meno grandi. E se la maggior parte di quotidiani e televisioni analizzano soprattutto le difficoltà delle scuole pubbliche, le esigenze degli istituti paritari rischiano di rimanere inascoltate.  

S.O.S. banchi

La Federazione Istituti Di Attività Educative (FIDAE), plaudendo a quanto fatto finora dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, non nasconde però preoccupazioni per il prossimo anno scolastico. “Nonostante le scuole paritarie siano rientrate nella distribuzione di mascherine e gel igienizzante, nessun istituto paritario ha ricevuto alcun banco monoposto“. A dirlo è la presidente nazionale Virginia Kaladich. “Siamo ricorsi alla solidarietà tra istituti: chi aveva più banchi li ha condivisi con chi ne aveva pochi. Purtroppo non è bastato e alcuni li abbiamo dovuti comprare, destinando i pochi sostegni economici arrivati dal governo alle attività ordinarie”. A differenza delle “classi pollaio” delle statali, le strutture paritarie ospitano meno studenti e godono di spazi più ampi.

Insegnanti cercasi

Un altro problema affrontato dai dirigenti scolastici è stato l’esodo degli insegnanti dalle scuole paritarie a quelle pubbliche. Infatti dopo diversi anni il Ministero della Pubblica Istruzione ha autorizzato una serie di assunzioni di massa del personale docente negli istituti statali. Questo ha fatto sì che professoresse e professori che nel frattempo avevano maturato punteggio in graduatoria proprio all’interno delle scuole paritarie, abbiano raccolto armi e bagagli e piantato in asso gli ex datori di lavoro, preferendo la sicurezza di un posto fisso. Tuttavia, accanto a giovani precari in cerca di stabilità, si sono mossi anche docenti ordinari, in qualche caso persino vicepresidi, che pur godendo di contratti a tempo indeterminato non ci hanno pensato due volte prima di occupare una cattedra statale.

Una questione di dignità

Una spiegazione convincente del perché arriva proprio da FIDAE. “La ragione si cela nella non completa attuazione della legge 62 del 2000 – ha spiegato Kaladich –. Ai docenti delle scuole paritarie non viene riconosciuta la stessa dignità dei colleghi delle pubbliche, sebbene siano persone altamente qualificate, che spesso possiedono persino titoli identici. Questa discriminazione non tiene conto ovviamente dell’impegno profuso e ostacola le famiglie nella scelta dell’istituto più indicato in base a una determinata linea, quella più consona al modello educativo dei genitori”.

A parlare sono i numeri. Eccezion fatta per quelle strutture già in crisi ancor prima dell’emergenza sanitaria, per le quali il coronavirus non ha fatto alto che accelerare una chiusura di fatto già in atto, nella maggior parte delle scuole paritarie si registrano aumenti di iscrizioni. “I genitori si sono resi conto dell’alta qualità del lavoro svolto negli ultimi mesi dello scorso anno scolastico, nonostante non ci sia stata alcuna campagna pubblicitaria – ha concluso la presidente FIDAE –. Tutti i colleghi hanno lavorato testa bassa per garantire lo stesso livello di qualità dell’insegnamento anche con la didattica a distanza. Un impegno premiato dall’incremento delle iscrizioni. Basti pensare che ci sono istituti con studenti in liste di attesa e qualche preside è stato costretto anche a scusarsi con le famiglie per la mancanza di posti disponibili”.

L’incognita supplenze

Tra luglio, agosto e la prima settimana di settembre sono terminati i colloqui per assegnare le cattedre mancanti. Dalla Puglia però viene lanciato l’allarme per una possibile nuova emergenza. “Un nuovo fronte si aprirà con le supplenze – ha avvertito Suor Flora Brucoli dell’Istituto Maria Ausiliatrice di Taranto –. A differenza del calendario nazionale e regionale, noi non apriremo né il 14 settembre e né il 24, bensì il 21. Anche noi abbiamo subito un calo di personale, prontamente risolto con l’ingresso di nuovi insegnanti. Tuttavia mi chiedo: qualora accadesse nel corso dell’anno che qualche docente debba lasciare per un periodo più o meno lungo la scuola, con chi lo rimpiazzeremmo? Le scuole paritarie non hanno un organico a latere. Certo, abbiamo pur sempre la didattica a distanza, ma abbiamo visto che soprattutto con i più piccoli non dà gli stessi risultati delle lezioni in presenza”.

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