La ricerca al servizio del bene comune. Secondo papa Francesco la scienza è una grande risorsa per costruire la pace . Il Pontefice attribuisce agli scienziati il compito di formare le nuove generazioni. Costruttrici di pace in un mondo che, dopo la pandemia, ha l’occasione di ripensare il rapporto tra scienza e società. Mai come in questo tempo si avverte il bisogno di un rilancio della ricerca scientifica. Per affrontare le sfide della società contemporanea. Per sviluppare il desiderio della conoscenza che, evidenzia Jorge Mario Bergoglio, “si nasconde nel cuore di ogni uomo e di ogni donna“. Come è scritto nell’enciclica “Fratelli Tutti”, è perciò necessario che “la ricerca scientifica metta a servizio di tutti le proprie indicazioni. Ricercando sempre nuove forme di collaborazione. Di condivisione dei risultati. E di costruzione di reti”.
Fede e ricerca scientifica
Il Meeting internazionale “la Scienza per la pace” è stato organizzato in occasione del Giubileo di San Gabriele. Il cui santuario si colloca alle pendici del Gran Sasso. Dove si trovano i laboratori nazionali di Fisica nucleare. Un incontro promosso dalle diocesi di Teramo. “Non può e non deve esistere contrapposizione tra la fede e la scienza”. Secondo Francesco a causa della pandemia è necessario formulare un nuovo rapporto tra scienza e società. L’esperienza dell’emergenza sanitaria ha sollecitato il mondo della scienza a ripensare le prospettive della prevenzione. Della terapia. E dell’organizzazione sanitaria. Tenendo conto dei risvolti antropologici legati alla società. Agli scienziati spetta il compito di accompagnare la formazione delle nuove generazioni. Insegnando loro a non aver paura della fatica della ricerca. “Il cambiamento d’epoca ha bisogno di nuovi discepoli della conoscenza– sottolinea Francesco-. E gli scienziati siano i maestri di una nuova generazione di costruttori di pace“. La scienza, infatti, “è una grande risorsa per costruire la pace”. E il compito dello scienziato è “testimoniare come sia possibile creare un nuovo legame sociale”, impegnandosi “a rendere la ricerca scientifica prossima a tutta la comunità. Da quella locale a quella internazionale. Perché insieme è possibile superare ogni conflitto”.
Ritorno a una vita normale
Massimo Scaccabarozzi è presidente e amministratore delegato di Janssen, azienda farmaceutica del gruppo Johnson&Johnson. Presiede, inoltre, Farmindustria. “Tredici miliardi di dosi di vaccino prodotte fino ad oggi contro il Covid-19. Il 65% della popolazione mondiale che ha ricevuto almeno una dose. La prospettiva di ritornare in breve tempo a una vita normale– evidenzia il presidente dell’associazione delle industrie farmaceutiche italiane- È questo solo uno degli esempi che dimostra il ruolo così importante della ricerca. E’ stato possibile trasformare in realtà quella speranza di superare al più presto la pandemia proprio grazie alla ricerca scientifica. E a un virtuoso sistema ‘open innovation’. Con collaborazioni e partnership a livello mondiale“.
Contributo fondamentale
Prosegue Massimo Scaccabarozzi: “L’Italia ha sempre avuto un ruolo di primo piano. E ha dato un contributo fondamentale. Per la conoscenza del virus. E per lo sviluppo di vaccini e cure. Dopo Stati Uniti, Cina e Regno Unito, il nostro Paese si colloca ai primi posti al mondo. Per pubblicazioni scientifiche relative al Covid-19: quasi 8.000. L’Italia nel 2021 ha fatto segnare una crescita del 30% delle domande di brevetti biofarmaceutici. Presentate all’European Patent Office”. Gli investimenti in ricerca scientifica in Italia sono pari a 1,6 miliardi. Con 700 milioni impiegati negli studi clinici. Uno strumento prezioso per i pazienti che possono beneficiare di cure innovative. E per il Servizio sanitario nazionale. Il Ssn, infatti, ha un vantaggio economico complessivo di 2,77 euro per ogni euro investito dalle imprese.
Traguardi
Traguardi raggiunti in larga parte grazie ai ricercatori delle imprese del farmaco. Che sono per la maggior parte donne (52% del totale nella ricerca scientifica). “Un chiaro segnale che l’innovazione ha bisogno della tenacia e della resilienza proprie del mondo femminile- osserva il presidente di Farmindustria-. Innovatrici e innovatori visionari e appassionati. Con la creatività tipicamente italiana. Hanno dato molto (e continuano a dare) per la salute dei cittadini di tutto il mondo. Senza ricerca non c’è salute. E non c’è futuro. È un asset strategico del Paese”.