In occasione delle sue dichiarazioni programmatiche davanti al Parlamento, circa un mese fa, a trenta giorni di distanza dall’affermazione elettorale del centrodestra alle ultime politiche, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha definito la famiglia “nucleo primario delle nostre società, culla degli affetti e luogo nel quale si forma l’identità di ognuno di noi” e ha affermato che il suo governo intende “sostenerla e tutelarla”. Il capo dell’esecutivo ha proseguito dicendo “e, con questa (la famiglia, ndr), sostenere la natalità, che nel 2021 ha registrato il tasso di nascite più basso dall’Unità d’Italia a oggi”. L’anno scorso, con un -1,3% sul 2020, i nuovi nati sono scesi per la prima volta sono quota 400mila. Per la precisione fermandosi a 399.431, secondo i dati dell’Istituto italiano di statistica (Istat). Partendo da queste premesse, alcune settimane dopo il governo ha inserito nella legge di bilancio un pacchetto di misure per le famiglie da un miliardo e mezzo di risorse complessive. Alcune di queste misure sono l’aumento del 50% dell’importo per l’assegno unico e universale per i figli a carico per il primo anno di vita, e la stessa maggiorazione vale anche per le famiglie numerose con tre o più figli da 1 a 3 anni ma con un Isee non superiore 40mila euro, l’ampliamento del congedo parentale, l’Iva al 5% sui prodotti per la prima infanzia, il bonus sociale bollette per chi versa in condizioni di disagio fisico ed economico esteso fino al 2023, la conferma del bonus disabili, che diventa strutturale, e la proroga delle agevolazioni per l’acquisto prima casa rivolto agli under36.
Le priorità
“Mi sembra che questa finanziaria sia molto esplicita sulle priorità. E’ una finanziaria coraggiosa e di cambiamento”, ha affermato la ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Roccella a margine di un incontro. “Sono provvedimenti non strutturali ma non sono bonus. Sono provvedimenti ponte”, ha aggiunto in quell’occasione. “E’ chiaro che ci deve essere il tempo di costruire queste politiche. Noi siamo un governo di legislatura e quindi lo faremo”, ha detto ancora la ministra.
L’intervista
Per capire quali sono le politiche di sostegno alla famiglia e alla natalità di cui questi due ambiti necessitano, Interris.it ha posto alcune domande a chi segue la materia da un punto di osservazione vicino e attento alle esigenze delle famiglie e dei più piccoli, sia nel presente che nel futuro. La vicepresidente del Forum delle associazioni famigliari Cristina Riccardi ha illustrato quali sono le priorità e le proposte utili.
Recentemente il presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei) cardinal Zuppi ha invitato a passare dall’idea del bonus alla visione del “bonum”. Che tipo di cambiamento di visione sollecita quindi?
“Nel nostro Paese le nascite calano e già oggi viviamo gli effetti della denatalità. Serve quindi un cambiamento culturale importante, dobbiamo riscoprire il futuro, la speranza, il bene comune. La politica dei bonus è un sostegno qui e ora, non cambia la situazione sul lungo periodo. Mentre il ‘bonum’ è quel bene fatto per e con la famiglia che in prospettiva può far cambiare rotta a dinamiche che ci preoccupano”.
Come valuta le politiche per la famiglia messe in campo?
“Si sono fatti dei piccoli passi avanti nella conciliazione tra famiglia e lavoro con l’allungamento del congedo parentale con l’80% dello stipendio. L’assegno unico e universale per i figli resta lo strumento ‘principe’ del welfare per le famiglie, mentre i vari bonus si sono rivelati ottimi per tamponare le situazioni di emergenza, penso al caro energia. E’ a livello territoriale, più che nazionale, che si trovano quei servizi utili alle famiglie, come gli asili comunali e le mense scolastiche”.
Qual è un tema prioritario affrontare?
“Un fisco equo a misura di famiglia che non tenga conto solo del reddito ma anche dei carichi di ciascuno, e la revisione dell’Isee. Oggi la fiscalità familiare è concentrata sulla singola persona del nucleo, il reddito di ciascun individuo viene tassato, con le eventuali detrazioni previste. Se si introducesse il quoziente familiare si introdurrebbe anche il concetto di orizzontalità. I genitori hanno un reddito, hanno dei figli, magari assistono una persona con disabilità o ospitano una persona anziana: sono tutta una serie di indicazioni di cui tener conto per rispettare quel valore che la coppia produce anche in termini di educazione e di cura. All’estero, in Francia, questa politica si applica a livello molto avanzato, e in generale lì la donna in maternità è sostenuta in modo forte e importante per tutto il primo anno di vita del figlio. Questo facilita inoltre il rientro al lavoro delle donne”.
Quali passi in avanti si devono ancora fare per conciliare l’esser genitori con l’attività lavorativa?
“Innanzitutto passare dal concetto di maternità a quello di genitorialità, perché il ruolo di cura oggi è più che mai della coppia. Un altro passo avanti è quello di imparare a essere elastici: lo smartworking èuna grande risorsa, se non fosse ridotto a lavoro da casa o a telelavoro, perché consente di lavorare per obiettivi e di gestire il carico di cura nell’arco della giornata. Inoltre occorrono servizi, penso alle grandi aziende che hanno asili interni e fuoriescono dagli orari più rigidi delle altre strutture”.
Prima ha citato l’assegno unico e universale definendolo “strumento principe”. Cosa ha funzionato e quali sono invece gli aspetti da implementare?
“Già il fatto che sia stato approvato all’unanimità significa che la proposta è passata dal punto di vista culturale e ha raggiunto quei genitori che prima erano meno coperti, dando loro anche fiducia. Le criticità però sono il finanziamento, che non è sufficiente, e la presenza di una serie di scaglioni e di limitazioni che non collimano del tutto con il carattere di universalità della misura”.
Cosa vi aspettate dall’Osservatorio nazionale per l’assegno unico e universale, convocato per il 29 novembre?
“Ci aspettiamo che si mettano sul tavolo i problemi di applicazione della misura per cercare di farla funzionare al meglio. Il Forum riceve molte telefonate e messaggi da famiglie che hanno difficoltà ad accedere al contributo pur avendone diritto, come ad esempio le famiglie affidatarie”.
Una delle vostre proposte è la figura del commissario alla natalità. Ci spiega quali sarebbero i suoi compiti?
“Dovrebbe essere una figura a trasversale a tutti i ministeri, perché non si possono pensare i cambiamenti se non si tiene conto dell’impatto sulle famiglie, che tenga le fila delle riforme e indirizzi le risorse tenendo conto della famiglia non solo come portatrice di bisogni ma come, a sua volta, risorsa. Quando ci ha incontrato, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ci ha detto che ‘le famiglie sono il Paese’”.