L’agricoltura biologica rappresenta un metodo agricolo finalizzato a produrre alimenti con sostanze e processi naturali. Ciò significa che tende ad avere un impatto ambientale limitato, in quanto incoraggia a usare l’energia e le risorse naturali in modo responsabile, conservare la biodiversità, preservare gli equilibri ecologici regionali, migliorare la fertilità del suolo e mantenere la qualità delle acque.
I numeri del biologico in Italia
Secondo gli ultimi dati pubblicati, l’Italia è il paese dell’Unione Europea con la più grande superficie dedicata al biologico: poco meno di 2,2 milioni di ettari negli ultimi due anni, pari al 17,5% del totale delle superfici agricole, ben al di sopra della media europea che si attesta attorno al 9%. La valorizzazione del comparto biologico nella sua totalità assume una valenza ancora più importante. Interris.it ha intervistato la dott.ssa Eleonora Bompieri, responsabile della comunicazione del progetto “Rete di Impresa Bio”, che opera e coinvolge i giovani nel settore del biologico e ha tra i suoi supporter diversi soggetti, tra cui anche Acli Terra.
L’intervista
Come nasce e che obiettivi ha il progetto “Rete di impresa Bio”?
Si pone come un progetto che intende essere ponte e filtro per le realtà di produzione e per i consumatori. In particolare, nasce con l’intento di essere una rete di impresa che vuole far comunicare questi due estremi del mercato e, nell’ambito del valore del biologico, fornire le risposte del caso. Quindi, nell’ambito dei produttori, ciò si traduce nella valorizzazione e nella tutela di ciò che fanno, del perché e, nel contempo, incentivarli all’innovazione. Parlo dell’agricoltura, ma anche della zootecnia, dell’apicoltura e di tutte quelle che sono le materie prime di prima trasformazione. Sebbene tali settori abbiano sempre una radice naturale per quanto riguarda la materia prima, non bisogna dimenticare che, seguono anch’essi, un processo di innovazione e una naturale evoluzione. Quindi, per questo motivo, vanno accompagnate, guidate ed ascoltate in merito a tutte quelle che possono essere le diverse questioni e, ad esempio, sui problemi legati al clima che ci porta ad affrontare problemi diversi con altrettante soluzioni”.
Che importanza riveste, secondo lei, la valorizzazione del biologico per il coinvolgimento dei giovani nei diversi ambiti progettuali?
“Il target giovane è importante per diversi punti di vista. I giovani rappresentano il futuro di una società che cambia, ma anche il mercato dei consumatori che parte dai 20 – 25 anni e si pone su scelte di mercato ben definite. Quando la scelta è motivata non solo dal prezzo ma anche dagli aspetti morali tutto assume un rilievo diverso. L’acquisto diventa posizione e, secondo questa tendenza che è giusto mantenere, il biologico diventa il primo punto da difendere e per cui vale la pena combattere”.
Quali sono i vostri auspici per il futuro in merito allo sviluppo del progetto?
“Penso che, il progetto, sia portavoce del mondo del biologico in Italia ed è l’aspetto su cui ci concentriamo. Non ci vogliamo porre come un’altra realtà di consorzio legata al biologico. Ciò ha comunque bisogno di una legittimazione e di un grande portavoce al livello nazionale, questo è il nostro obiettivo. Inoltre, vorremmo che, si verificasse un cambio del mercato in merito al biologico. Lo stesso non deve più essere una alternativa ma deve diventare la prima scelta, anche in termini di prezzo”.