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La rete degli empori solidali, esperienza viva di volontariato

Forniscono cibo e beni di prima necessità, ma anche ascolto e punti di aggregazione alle famiglie più in difficoltà, attraverso un’estesa rete solidale diramata su tutto il territorio

Dai progetti internazionali di ogni genere e in ogni angolo del pianeta, alle organizzazioni non governative (ONG), alle “piccole” ma altrettanto importanti realtà delle attività locali dei campi estivi in Parrocchia e dei centri per l’accoglienza e l’educazione, il mondo del volontariato si dimostra essere vastissimo e a tratti positivamente disorientante. In questa miriade di possibilità, la fitta rete degli “Empori della Solidarietà” è senza dubbio tra i progetti di volontariato diffusi in su tutto il territorio della Penisola. Questo permette ai volontari che si cimentano in un’esperienza in questo ambito, di entrare a stretto contatto con persone diverse ed avere l’opportunità di vedere in maniera concreta gli effetti positivi del proprio lavoro su quegli strati della società più fragili e a rischio, costituiti soprattutto da nuclei di famiglie in difficoltà. Sono proprio le famiglie, infatti, il fulcro dell’azione di questa rete di volontariato.

Gli empori in Italia

In Italia sono oltre duecento gli Empori solidali attualmente aperti e gestiti da volontari, in una vera e propria ramificazione capillare sul territorio, in ogni regione, da nord a sud. Spesso, i singoli Empori sono collegati tra loro e mantenuti in vita da associazioni che collaborano con organismi maggiori, come la Caritas, oppure con catene di supermercati, e talvolta anche con il Comune di appartenenza, per ottenere i finanziamenti e il materiale necessario per fornire un servizio più completo ed efficiente possibile.

Come funzionano

Ma come funzionano questi “Empori solidali”? Potrebbero essere definiti come “supermercati speciali”, a cui hanno accesso solo le famiglie che ne hanno veramente bisogno. Le famiglie vengono segnalate dalle assistenti sociali e dalle associazioni nostre partner (quali ad esempio Pace Adesso). A queste famiglie viene fornita una tessera, con valenza mensile, provvista di punti di cui usufruire entro il mese stesso in quattro spese (salvo casi eccezionali). Ad ogni prodotto sullo scaffale corrisponde un ammontare di punti, in relazione alla sua essenzialità: pasta, farina, latte e altri beni primari costeranno meno punti rispetto a beni meno necessari, come ad esempio giocattoli per bambini. In questo modo si salvaguarda il sostentamento e l’autonomia di questi nuclei, garantendo anche che i punti non vengano spesi per prodotti poco utili e che le spese fatte siano il più efficienti possibile.

La collaborazione con Volunteer in the World

Valeria Frontini è la responsabile dell’associazione “Emporio Bologna, Pane e Solidarietà” che si occupa di aiutare e gestire degli empori solidali nel Capoluogo emiliano, collaborando con l’Istituzione per l’inclusione sociale e comunitaria “Achille Ardigò e Don Paolo Serra Zanetti” del Comune di Bologna nell’ambito del progetto “Case Zanardi”, del quale fanno parte ben quattro Empori della solidarietà. “Pane e solidarietà, insieme ad altre associazioni promotrici del progetto degli Empori, persegue finalità di solidarietà sociale”, racconta Valeria, “e tra i collaboratori più stretti abbiamo varie altre associazioni, una tra tutte Pace Adesso. Questa associazione lavora con noi attraverso il progetto Myriam, con il quale forniscono latte, assistenza medica e pediatrica alle neomamme, sia italiane che immigrate. In questo modo la rete solidale si fa più fitta ed efficace, così come il rapporto tra le persone bisognose e le associazioni stesse”. La collaborazione è dunque essenziale per mantenere vive queste realtà. Vengono coinvolti anche catene maggiori di supermercati, come Coop e Conad, che, dai loro magazzini, spediscono beni di prima necessità in scadenza agli empori, sostenendo così la loro attività. “Gli stessi supermercati ci permettono, per due giorni all’anno, di raccogliere, presso degli stand che installiamo all’uscita, ciò che i clienti si sentono di donarci dalla loro spesa: è uno dei modi che abbiamo per ottenere i beni di cui necessitano le famiglie che aiutiamo. Tuttavia, rimane molto difficoltoso trovare prodotti di cui c’è sempre molto bisogno, come olio, detersivi, carta igienica e pannolini da mettere a disposizione delle famiglie.”

Alcuni dati

Per capire quanto questi Empori solidali siano importanti nel mantenimento del tessuto sociale basta leggere i numeri: dal 2017 a fine 2019, “Pane e Solidarietà” ha dato accesso presso gli Empori solidali di Bologna a più di 700 nuclei familiari, corrispondenti a circa 2590 persone, di cui 1163 minori. Numeri che a volte rischiano di mettere in crisi gli empori per la mancanza di personale volontario, nonché di risorse e di beni di prima necessità. La situazione si è fatta ancor più complicata con l’arrivo della pandemia nel 2020.

La modalità “sportina”

“A causa dell’emergenza sanitaria”, spiega la responsabile di “Pane e Solidarietà”, “dopo aver chiuso tutti gli empori per due settimane, abbiamo dovuto reinventarci e siamo riusciti a riaprire fornendo il nostro servizio in modalità “sportina”, preparando noi le spese secondo le esigenze delle famiglie e facendole ritirare alle stesse secondo precisi turni scaglionati. Inutile dire, poi, che il numero dei nuclei è aumentato vertiginosamente in seguito alla crisi economica legata alla pandemia: le famiglie a cui fornire il sostegno degli empori sono triplicate”. Un lavoro e un impiego di forze e risorse immane, ma, almeno per questa volta, gli Empori non sono stati lasciati soli: “fortunatamente sono venuti in nostro sostegno nuovi volontari, ragazze e ragazzi dall’associazione “Don’t Panic” e dal gruppo delle “Sardine”, anch’essi molto attivi e sensibili alle dinamiche sociali e giovanili, e con loro le “Cucine Popolari”. Il Comune ci ha trainato, fornendoci volontari e organizzando un crowdfunding per finanziare le associazioni impegnate a combattere le problematiche sociali in tempo di lockdown”.

L’obiettivo

Al momento, l’obiettivo a breve termine degli empori bolognesi è quello di cercare di riprendere la propria attività a pieno regime il più presto possibile, sperando che la pandemia e la crisi subiscano quantomeno una battuta d’arresto, ma lo sguardo di Valeria è sempre puntato verso il futuro: “Siamo un bel gruppo, ma dobbiamo lavorare per trovare ancora più volontari, soprattutto giovani, che vengano a darci una mano per rafforzare i rapporti umani e il legame tra noi e le famiglie, e facilitarne così il reinserimento nella società. Inoltre, il Comune ha in programma delle ristrutturazioni in alcuni empori, per rendere ancora più efficiente e funzionale il nostro servizio volontario e gratuito alla comunità, creando dei veri e propri luoghi di aggregazione, in cui nessuno si senta lasciato indietro.”

Fare volontariato negli empori

Per chiunque voglia intraprendere un’esperienza di volontariato, gli Empori solidali, come ci dimostra l’esempio di Bologna, rappresentano un modo concreto che ognuno di noi ha per mettersi al servizio del prossimo in modo utile, concreto e attivo, che trova il suo compimento ideale non solo nello svolgere una “buona azione”, ma anche nel corroborare e rinsaldare rapporti umani, affinché chi si sente in difficoltà e abbandonato non lo sia più. Il tutto svolto in una fitta rete di collaborazioni solidali che non lascia indietro nessuno, estremamente diramata sul territorio, a stretto contatto con la vita vera, caratteristiche che fanno degli Empori solidali dei porti sicuri in cui poter attraccare, in cui sentirsi sempre accolti e ben voluti, in armonia con la comunità intera.

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