Fra Taipei e Pechino sembra esserci una sorta di calma apparente, spezzata di frequente da incursioni aeree o passaggi di navi da guerra nello Stretto di Taiwan. Situazione che si protrae dal 2021 quando, dopo decenni di rapporti diplomatici distesi, l’attuale presidente Xi Jinping parlĆ², nel suo discorso alla Nazione, della volontĆ di riunificare Taiwan alla Cina comunista, suscitando malumori e preoccupazione. La Cina considera infatti Taipei parte “inalienabile” del suo territorio destinata alla riunificazione anche con la forza, se necessario.
In questo contesto, ĆØ possibile che la Cina cerchi di prendere Taiwan con la forza, aprendo cosƬ un nuovo fronte di guerra? Interris.it lo ha chiesto al dott. Marco Respinti, giornalista professionista e direttore responsabile di www.bitterwinter.org, che ha risposto spiegando in parole semplici la questione Cina-Taiwan.
L’intervista a Marco Respinti
In questo contesto, ĆØ possibile che la Cina cerchi di prendere Taiwan con la forza, aprendo cosƬ un nuovo fronte di guerra? Interris.it lo ha chiesto al dott. Marco Respinti, giornalista professionista e direttore responsabile di www.bitterwinter.org, che ha risposto spiegando in parole semplici la questione Cina-Taiwan.
Come vive la popolazione di Taiwan questo costante āmostrare i muscoliā da parte di Pechino?
“C’ĆØ una calma apparente: passeggiando per le strade di Taipei sembra di vivere in un paese assolutamente normale, molto civilizzato e sviluppato. La popolazione dĆ un’impressione di serenitĆ : basta grattare un pochettino sotto la superficie e parlare con loro per capire che stanno vivendo in maniera molto forte il timore di un’invasione da parte cinese. Vivono inoltre in questa costante tensione accompagnata da un senso di solitudine”.
PerchƩ Taiwan si sente sola?
“Si sente sola e un po’ abbandonata dal resto del mondo perchĆ© ĆØ riconosciuta solo da un pugno di piccoli Paesi (peraltro poco influenti sullo scacchiere internazionale). Con la sola eccezione dello Stato Vaticano, che ĆØ sƬ piccolo, ma ĆØ molto influente”.
PerchƩ cosƬ pochi Paesi riconoscono Taiwan?
“Il peso della Cina ĆØ cosƬ forte che molti Paesi si convincono ad abbandonare Taiwan e a riconoscere la Cina popolare cinese. Per tali motivi i taiwanesi si sentono isolati e abbandonati. Ma non solo dai Paesi piccoli. In questo senso di isolamento e di abbandono pesa il fatto che ci siano Nazioni potenti che non hanno ātagliatoā i legami culturali, politici e diplomatici con Taiwan, ma al contempo riconoscono la Cina quale loro interlocutore”.
A quale Nazione si riferisce?
“Mi sto riferendo in particolare agli Stati Uniti che, in piĆ¹ occasioni, si sono detti pronti a difendere Taiwan dalla Cina, ma senza mai specificare come. I taiwanesi percepiscono un’invasione cinese come imminente e si chiedono: come si comporterebbero gli Stati Uniti se questo avvenisse? Quindi, per riassumere, i cittadini vivono facendo sembrare che tutto vada bene ma c’ĆØ un grande timore diffuso di un’invasione imminente, e una sensazione di isolamento vero o presunto, che a loro pesa tantissimo”.
C’ĆØ libertĆ religiosa a Taiwan?
“SƬ. E’ una delle differenze con la Cina. La libertĆ religiosa a Taiwan ĆØ presente ed ha un valore e quindi va rispettata. Taiwan ĆØ alla ricerca di una diplomazia parallela che non sia semplicemente quella del riconoscimento formale, difficile da raggiungere in tempi brevi, visto la supremazia della Cina. Taiwan sta cercando di distaccarsi dai valori di Pechino abbracciando quelli fondamentali dell’Occidente, come la difesa della democrazia, dei diritti umani e appunto della libertĆ religiosa”.
PerchĆ© la Cina vuole Taiwan? E’ un Paese ricco o particolarmente strategico?
“Lo vuole solo per una questione ideologica, un punto d’orgoglio. Xi Jinping ha fatto scrivere nella Costituzione sia del partito che dello Stato che il modello cinese ĆØ il migliore e salverĆ il mondo. Quindi Taiwan ĆØ un’eccezione insopportabile, la dimostrazione che esiste una Cina alternativa, democratica, aperta, piĆ¹ libera. FinchĆ© Taiwan esiste, allora non ĆØ vero quello che dice Xi Jinping, che il modello cinese ĆØ il migliore di tutti e l’unico possibile. E quindi va eliminata”.
Pensa che sia possibile che la Cina entri in guerra con Taiwan?
“SƬ lo penso possibile perchĆ© questo rientra nella geopolitica cinese, e non da oggi. E perchĆ© Xi Jinping e il ristrettissimo gruppo di potere che governa oggi la Cina ĆØ forte e lo diventa ogni giorno di piĆ¹. Xi Jinping l’unico ad aver inaugurato il terzo mandato presidenziale dopo essere riuscito a modificare la Costituzione in suo favore: ĆØ presidente del partito e della Cina a vita. Quando la Cina dice di essere determinata a mettere fine all’indipendenza di Taiwan, non sta scherzando nĆ© enfatizzando: non ĆØ un obiettivo retorico, ma probabilmente ĆØ intenzionata a farlo”.
Ma se lo facesse, il mondo resterebbe a guardare?
“Questo non lo si puĆ² sapere e secondo me ĆØ l’unico freno che tiene ancora Xi Jinping dal compiere l’atto finale. Sul piano militare probabilmente ce la farebbe in breve tempo, soprattutto se, come immagino, nessuna potenza straniera dovesse poi scendere in campo a difendere militarmente Taiwan. L’unica strategia che Xi Jinping puĆ² adottare ora ĆØ quella di convincere il mondo che la ‘presa’ di Taiwan sia solo un’operazione di politica interna poichĆ© Taiwan ‘non ĆØ un’altra Cina, ma ĆØ semplicemente una provincia cinese’. Non ĆØ facile convincere il mondo a crederci, perchĆ© la realtĆ ĆØ sotto gli occhi di tutti. Non credo che la Cina commetterebbe mai un errore come quello della Russia, di sottovalutare la reazione Occidentale e del resto del mondo. Ma se dovesse riuscire ad accrescere i propri rapporti industriali, economici e infrastrutturali con un numero di Nazioni sempre maggiore, riuscirebbe a ‘convincere’ della bontĆ delle proprie azioni molti piĆ¹ Paesi e cosƬ potrebbe imporre la propria volontĆ su Taiwan. Credo, ma questa ĆØ una convinzione personale, che il tempo non sia ancora maturo: se la Cina dovesse attaccare Taiwan ora, avrebbe molte Nazioni (in primis gli Usa) contro. E’ questo il motivo principale (e forse l’unico) per cui Taiwan ancora esiste”.