Tra maggio e giugno di quest’anno solo lo 0,4% dei 59.648 stranieri del sistema di accoglienza per richiedenti asilo è risultato positivo al Covid-19. Al 22 aprile 2020 in Italia su 179.200 persone diagnosticate, solo il 5,1% era attribuibile a individui di nazionalità straniera. “Non c’è stato dunque in questi mesi alcun allarme sanitario ricollegabile alla presenza di cittadini stranieri nel nostro Paese”. Lo rivela il Rapporto Immigrazione 2020 di Caritas italiana e Fondazione Migrantes presentato oggi a Roma. Il volume cita un monitoraggio condotto dall’Inmp in un periodo che va dall’11 maggio 2020 al 12 giugno 2020, con 239 positivi distribuiti in 68 strutture, nel 97,1% al nord, in particolare in Lombardia (27,9%) e in Piemonte (22,1%). In totale sono state monitorate 5.038 strutture di accoglienza sulle 6.837 censite dal Ministero dell’Interno.
“Non è possibile realizzare un’efficace accoglienza dei migranti se si cura solo l’aspetto economico o lavorativo, ignorando la dimensione sociale e relazionale. Né si darebbe una risposta adeguata ai loro bisogni se si trovasse una soluzione al problema abitativo, senza offrire possibilità sotto il profilo culturale e quello religioso, quali dimensioni essenziali della vita di ogni persona”. ha affermato il segretario generale della Cei, monsignor Stefano Russo, in occasione della presentazione del Rapporto Immigrazione.
“È una concezione riduttiva dell’accoglienza – sottolinea il segretario della Cei – quella che la concepisce come semplice supporto materiale ed economico. Ben oltre, l’ampia visione fornita dal Rapporto mostra l’intimo legame tra i vari ambiti in cui ogni persona, e quindi ogni migrante, deve poter esprimere il suo essere e la sua personalità. Solo così, infatti, si realizza un’autentica integrazione nel nuovo contesto sociale, la quale può dirsi compiuta quando, da ospiti, coloro che sono stati accolti diventano soggetti partecipi e attivi, offrendo un contributo personale alla crescita del tessuto sociale, del quale ormai sono divenuti parte”.
“Tale obiettivo – aggiunge mons. Russo rappresenta un’autentica sfida, e una scommessa per tutta l’Europa, per il nostro Paese e per i singoli territori, chiamati a vedere, in coloro che chiedono ospitalità, non un peso ma una ricchezza dal punto di vista lavorativo, culturale e umano”.
“Questa prospettiva – dice anche – contrasta apertamente con l’opinione, diffusa a più livelli, che vede nel migrante un’insidia, e nell’opera di coloro che lo soccorrono un pericolo, in quanto spingerebbe altri ad approfittare della solidarietà offerta. Il Rapporto, quindi, oltre ad offrire un rimedio alla scarsa conoscenza del complesso fenomeno migratorio, si oppone anche a tali pregiudizi, generatori di un clima di diffidenza che sfocia, come sappiamo, in atteggiamenti di disprezzo e di violenza. Simili gesti e sentimenti sono contrari alla vita cristiana, che nella fede ci porta a riconoscere, in chi è bisognoso del nostro aiuto, un fratello, e, nel più piccolo di essi, il Cristo stesso”.
“È l’insegnamento costante di papa Francesco – conclude – che, dall’inizio del suo ministero, richiama al dovere della solidarietà umana e cristiana, in particolare nei confronti di chi vive l’estrema povertà e insicurezza di abbandonare la propria terra e i propri cari, in cerca di un futuro migliore”.
Durante i tre mesi di lockdown la Caritas ha aiutato 445.585 persone (in media, 2.990 utenti per diocesi), una cifra altissima che supera la media annua di circa 200mila individui. Gli stranieri erano il 38,4%. Anche tra i 129.434 “nuovi poveri” che si sono rivolti alla Caritas nello stesso periodo, gli stranieri erano il 32,9%. È quanto emerge dal Rapporto immigrazione di Caritas italiana e Fondazione Migrantes. Secondo l’Istat nel 2019 gli individui di nazionalità non italiana in povertà assoluta sono quasi 1 milione e 400mila, con una incidenza pari al 26,9%, contro il 5,9% dei cittadini italiani.
Alta è anche la povertà educativa e culturale
Nell’anno scolastico 2017/2018 gli studenti italiani in ritardo sono risultati il 9,6%, contro il 30,7% degli studenti con cittadinanza non italiana, che sono anche quelli a più alto rischio di abbandono, pari al 33,1% (la media nazionale è del 14%). L’impatto del Covid e della didattica a distanza è stato forte: nonostante il Ministero abbia fornito molti tablet, “i bambini stranieri non ricevono aiuto dai familiari per scarsa competenza informatica e difficoltà linguistiche – rileva il Rapporto -. Se il prossimo anno scolastico si svolgerà con un sistema misto di lezioni in presenza e a distanza, potrebbero allargarsi ancora di più le disuguaglianze tra alunni stranieri e italiani”. Durante l’emergenza il 74% delle Caritas intervistate in un sondaggio ha avviato oltre 600 azioni di supporto alla didattica a distanza, l’80% erano a favore di minori stranieri accompagnati. Il 61% delle Caritas ha fornito supporti tecnologici (40% tablet) e computer (37%) e coinvolto 170 operatori in attività di sostegno. Tra le famiglie più in difficoltà quelle di nazionalità bengalese e pakistana. “Investire sull’istruzione – suggerisce il Rapporto – significa anche investire sull’alfabetizzazione informatica e linguistica dei genitori stranieri, in particolare delle madri”.
La crescita dei movimenti migratori nel mondo e in Europa non accenna a diminuire
Nel 2019 il numero di migranti internazionali è aumentato attestandosi a circa 272 milioni, pari al 3,5% della popolazione mondiale. In 50 anni il numero di immigrati nel mondo è quasi quadruplicato (era pari a 84 milioni nel 1970). Sono i dati contenuti nel Rapporto Immigrazione 2020 di Caritas italiana e Fondazione Migrantes. L’India rimane il Paese con il maggior numero di emigrati all’estero (17,5 milioni), seguita da Messico e Cina (11,8 milioni e 10,7 milioni). Gli Stati Uniti sono il principale Paese di destinazione con 50,7 milioni di immigrati internazionali, seguito dall’Arabia Saudita con 13,1 e dalla Russia con 11,9. I migranti per motivi di lavoro sono stimati pari a 164 milioni.
I cittadini stranieri sono fra le principali vittime di reati collegati a discriminazioni
La maggioranza delle 4.068 segnalazioni istruite nel 2018 dall’Unar–Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali sono discriminazioni per motivi etnico-razziali, un dato in aumento. In particolare, sono stati presi in carico 2.864 casi pertinenti (70,4% del totale). Nel 2017 i casi erano 2.610, pari al 73% del totale. Il dato è contenuto nell’ultimo Rapporto immigrazione di Caritas italiana e Fondazione Migrantes. Da qui l’auspicio dei due organismi ecclesiali di “migliorare la normativa italiana in materia di reati legati alla discriminazione razziale e, con essa, le procedure di denuncia e quindi di riconoscimento della violazione, includendo anche i nuovi mezzi di comunicazione sociale come luoghi virtuali nei quali sempre più spesso si registrano episodi di intolleranza, anche rafforzando il ruolo delle istituzioni di polizia competenti, spesso prive di risorse e di strumenti sufficienti”. Riguardo alla criminalità degli stranieri, secondo i dati del Ministero della Giustizia, al 31 gennaio 2020, su una popolazione carceraria di 60.971 detenuti, risultano essere presenti 19.841 cittadini stranieri (erano 20.255 nel 2018).