Oggi voglio dedicare questo articolo a una band che mi ha colpito molto. La cartolina d’eccellenza per chi passa per l’Umbria è sicuramente quella delle cascate delle Marmore. Nascere e crescere in questo territorio straordinario cuore verde d’Italia, ti abitua al contatto e al rispetto della natura. Terni è una città operaia dove l’umiltà è alla base dei rapporti sociali, dove la gente è solare e accogliente. Dove cultura e tradizione si proiettano sui giovani, proprio per tenere sempre viva l’anima di ciò che era questa città. Dove il dialetto con le sue cadenze è ancora presente, dove i detti e proverbi continuano ad essere tramandati, e dove i valori sono solidi come l’acciaio.
Qui cinque giovanissimi ragazzi hanno iniziato a suonare insieme, formando una band chiamata Raiders. I componenti sono Daniele 19 anni tastierista, Nicolas 18 anni batterista, Michele 18 anni chitarrista, Giulio Salvatori 20 anni bassista, e Claudio 17 anni cantante. Li ho incontrati lungo la “passeggiata” sotto al Duomo di Terni, uno spazio verde dove seduti intorno a un tavolo ci siamo fatti una bella chiacchierata. Da subito è emersa la loro energia positiva, il loro sorriso e voglia di cambiare il mondo attraverso le canzoni. Le loro idee ben chiare e dirette che nelle risposte delineano la loro determinazione. I messaggi nei loro brani, meritevoli e con un forte senso sociale. Mi ha colpito la sensibilità, la ricerca di comunicazione per arrivare ai loro coetanei. Mi hanno raccontato di come hanno un carattere testardo e tenace, avendo partecipato a vari concorsi e suonato ovunque si sia presentata l’occasione, pur di far sentire i loro brani e le loro capacità di scrittura.
Ma la cosa che mi ha colpito di più, è il racconto della loro prima esibizione. Erano a un compleanno di diciottesimo quando molti invitati insistentemente gli chiesero di cantare un brano inedito. Dopo mille solleciti, seppur intimiditi da questo loro primo banco di prova, i Raiders si sono esibiti con la loro canzone scritta poco tempo prima, brano dal testo molto delicato e toccante. La canzone è partita con le tastiere di Daniele per poi crescere sempre più con l’ingresso degli altri strumenti fino a esplodere collettivamente. Un effetto bomba il ritornello. L’ansia dominava fin da subito ma poi una volta iniziato a suonare è come se qualcosa cresceva in loro, finché tutti gli invitati dopo il primo ritornello hanno cominciato ad applaudire per poi cantarlo tutti assieme nel secondo giro. Credo che il successo si misuri non in base al numero di persone che hai davanti, non in base alla fama conquistata, bensì in base alle emozioni che si trasmettono e ricevono. E in questa occasione i Raiders hanno avuto un successone. Non c’è cosa più bella della prima esibizione, e loro ne conserveranno sempre un ottimo ricordo. L’ho percepito dalla foga con cui me l’hanno raccontato. Questi ragazzi che studiano, in base agli orari riescono a organizzarsi durante la settimana per vedersi tutti assieme e fare le prove, si riuniscono nel garage di uno di loro e si sperimentano. Vestono nuove canzoni, studiano assoli, arrangiamenti, suoni e ritmi. Hanno suonato all’oratorio, hanno suonato sul palco del tributo a Sergio Endrigo che caratterizza uno degli eventi più noti della città, e vari locali.
Mi hanno raccontato di come la loro amicizia sia fondata su basi solide, di quanto sia importante per loro essere uniti, confrontarsi e rapportarsi durante la composizione di un brano. Insomma i Raiders hanno tutte le carte in regola per crescere e diventare una band di successo. Me ne sono convinto fin da subito. L’appello lo rivolgiamo anche ai locali che fanno musica dal vivo e danno spazio ai giovani, seguiteli su Instagram come “YRAIDERS”, scrivetegli e invitateli perché vi regaleranno emozioni forti. Band come la loro rappresentano il futuro. E noi oltre che dedicargli queste righe, gli facciamo un grande in bocca al lupo per tutti i successi che li aspettano!