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Le ragioni degli agricoltori indiani dopo le nuove leggi di settore

Le nuove leggi approvate in fretta dal Parlamento indiano rischiano di compromettere i prezzi minimi di sostegno delle merci

Nel settembre 2020 il Parlamento indiano ha approvato tre leggi nel settore dell’agricoltura. Ciò ha portato dissenso tra gli agricoltori, specialmente nelle zone del nord, e a delle proteste in tutto il paese.

Le condizioni degli agricoltori in India

Per comprendere l’attuale situazione in India, si deve considerare l’importanza del settore agricolo nell’economia del paese. Secondo questo report, l’agricoltura occupa un ruolo fondamentale nell’economia indiana in quanto rappresenta circa il 17 per cento del PIL e impiega più del 60 per cento della popolazione. Ciononostante, le condizioni degli agricoltori sono tutt’altro che favorevoli. Come afferma il Situation Assessment Survey of Agricultural Households 2013, il reddito annuale medio di una famiglia contadina indiana è di Rs 77.124 che è appena sufficiente per affrontare la spesa media mensile di Rs 6.223. Inoltre, considerando che i due terzi dei terreni di proprietà è di meno di un ettaro, il 2014 Agricultural Census evidenzia che gli agricoltori hanno proprietà terriere limitate, rendendo difficoltoso il sostentamento necessario. Questa situazione intollerabile ha avuto per molti un finale tragico: solo nel 2019, 10.281 agricoltori si sono tolti la vita. Ci sono diverse ragioni alla base di questo tragico evento: l’impossibilità di ripagare i debiti ai proprietari terrieri e alle banche, le inondazioni, la siccità causata da un’inadeguata irrigazione artificiale, problemi legati alla salute pubblica e l’impossibilità di fare investimenti che porta a rendimenti più bassi.

Organizzazione dell’agricoltura e nuove leggi

In India, i contadini portano i loro prodotti a dei mercati all’ingrosso chiamati mandis dove li vendono ai commercianti attraverso un’asta aperta. Il sistema è regolato dal Comitato per la commercializzazione dei prodotti agricoli, per impedire i rivenditori di sfruttare i contadini, e dal Governo che fissa dei prezzi minimi di sostegno del prodotto agricolo. Le nuove leggi stabiliscono un sistema contrattuale agricolo permettendo i contadini di vendere i loro prodotti ad acquirenti al di fuori del sistema mandi controllato, lasciando spazio agli investitori privati. Nonostante il Governo affermi che le leggi danno più libertà ai produttori, i contadini temono che questo nuovo sistema possa bloccare quello attuale e compromettere i prezzi minimi di sostegno, senza i quali le società non sarebbero obbligate a pagare un importo minimo garantito. Gli agricoltori sostengono che non sono stati presi in considerazione durante questo processo e contestano la legalità delle riforme in quanto sono passate al Parlamento troppo in fretta, senza troppe discussioni.

Proteste e blocco dell’accesso alla rete internet

Poco dopo l’approvazione delle riforme del Partito del Popolo Indiano, i sindacati del settore agricolo hanno organizzato delle proteste. Due mesi dopo, gli agricoltori delle regioni del nord di Punjab e Haryana hanno marciato fino a Nuova Delhi facendo pressioni affinché il Governo revocasse le riforme. Di conseguenza, circa 250 milioni di persone in tutto il paese hanno preso parte alla protesta dimostrando il loro supporto. Anche se sono stati utilizzati cannoni ad acqua e gas lacrimogeni per impedire agli agricoltori di avvicinarsi alla capitale, quest’ultimi sono riusciti a creare degli accampamenti nelle periferie della città. Le proteste erano inizialmente pacifiche fino a che, nel giorno della Festa della Repubblica Indiana, hanno preso una virata violenta durante una parata. Sfortunatamente, secondo il Fronte Unito Samyukt Kisan Morcha, 248 agricoltori hanno perso la vita in solo 87 giorni durante le proteste. All’inizio di febbraio, dopo il confronto violento tra la polizia e i contestatori, il Governo ha bloccato l’accesso alla rete internet in numerosi distretti del paese per impedire l’emergenza nazionale e salvaguardare la sicurezza pubblica. Tuttavia, la notizia si è diffusa in tutto il mondo, grazie anche ai post sui social media da parte delle celebrità.

Una di queste è stata la cantante pop Rihanna, che il 2 febbraio ha condiviso sul suo account Twitter un articolo sulla situazione in India chiedendo “perché non ne stiamo parlando?!”. La risposta del Governo è stata accusare i post delle celebrità in merito al problema come un pericolo per il mantenimento dell’unità del paese. Le leggi sono state momentaneamente sospese dalla Corte suprema indiana nella speranza di ottenere delle negoziazioni con gli agricoltori, ma le proteste continuano.

Questa situazione non può prolungarsi ancora per molto. Procedere in modo unilaterale comporterebbe ulteriori proteste e mettere a rischio le vite di molte persone. Il Governo deve collaborare con gli agricoltori, riformando il settore tenendo conto delle necessità dei lavoratori e dei loro diritti.

Beatrice Koci,

Volontaria di
Volunteer In The World

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