Un lavoratore domestico su due non è europeo. Dieci anni senza quote

Logo Interris - Una famiglia su due si avvale di una badante

Logo INTERRIS in sostituzione per l'articolo: Una famiglia su due si avvale di una badante

Un decennio senza quote per il lavoro domestico. L’Italia ha bisogno del contributo dei lavoratori stranieri. E il settore domestico ne è un esempio. Su 961mila domestici regolari censiti dall’Inps nel 2021, 672mila sono stranieri. Circa il 70% del totale. Sebbene la nazionalità maggiormente rappresentata sia quella romena (con 145mila addetti impiegati nel comparto) è però la componente non comunitaria a prevalere. Su 672mila lavoratori stranieri, infatti, solo 158mila sono originari di Paesi appartenenti all’Unione europea (Romania e Polonia). A fronte di ben 514mila che provengono da paesi non Ue. È questa la fotografia scattata da Assindatcolf.

Sos quote

Le cifre  riferite dall’Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico sono contenute nel Dossier Statistico Immigrazione. Realizzato dal Centro Studi e Ricerche Idos. In collaborazione il Centro Studi e rivista Confronti. Grazie al sostegno dell’Istituto di Studi Politici “San Pio V”. E dell’otto per mille della Tavola Valdese. Giunto alla sua 32esima edizione, il volume è stato presentato a Lecce. Al Padiglione Chirico dell’Università del Salento. E’ utile analizzare nel dettaglio la situazione. Con 95mila lavoratori impiegati nel 2021 nel comparto domestico è l’Ucraina la nazionalità più rappresentata nella componente non comunitaria. Un dato, questo, – si legge nel Dossier – presumibilmente destinato a crescere. Come conseguenza del conflitto russo-ucraino scoppiato a febbraio del 2022. E che ha portato tanti profughi, in maggioranza donne, a rifugiarsi in Italia.

© UNICEF

Welfare e quote

“Resta una convinzione – commenta Andrea Zini, presidente di Assindatcolf –. E cioè quella che per invertire la tendenza siano necessarie delle politiche di lungo corso. Che puntino a riformare il welfare in tutte le sue sfaccettature. A partire dalla programmazione dei flussi di ingresso“. Al contrario, prosegue Andrea Zini, “in Italia da oltre un decennio non vengono destinate quote dedicate al comparto domestico nei decreti flussi annuali”. Si tratta, secondo Assindatcolf, di una “grave mancanza che sta mettendo a dura prova le famiglie datrici”. E cioè i nuclei famigliari che “già oggi hanno difficoltà a trovare sul mercato personale disposto a occuparsi di anziani e bambini”.

Allarme sfruttamento

“Pesa l’assenza di adeguate politiche di welfare. Sia a sostegno delle sempre più numerose famiglie bisognose di assistenza. Sia a tutela dei lavoratori stranieri, soprattutto donne, massicciamente impiegati nel comparto”, afferma Luca Di Sciullo. A ciò, prosegue il presidente del Centro studi e ricerche Idos, “si cumula una domanda sempre più vasta e pressante. In un Paese che invecchia rapidamente, si spopola nei comuni dell’entroterra e i cui giovani hanno ripreso massicciamente a emigrare. Aggravando condizioni diffuse di lavoro nero, sfruttamento e abusi. Una situazione che reclama interventi normativi mirati, organici. E attenti alle esigenze degli attori in gioco”.

Dalla parte delle famiglie

Assindatcolf è l’Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico. Costituita su iniziativa della Confedilizia nel 1983. Per rappresentare e tutelare la categoria delle famiglie che hanno alle loro dipendenze dei collaboratori domestici. L’obiettivo che si pone è quello di portare all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni le problematiche legate al rapporto di lavoro domestico. Al fine di valorizzarlo e di fornire ai rappresentanti del comparto le giuste risposte. Ad Assindatcolf aderiscono i singoli datori di lavoro domestico. Tamite le sedi territoriali diffuse sull’intero territorio nazionale. Lo sviluppo dell’Associazione e la sua storia sono profondamente legati e condizionati dalle modifiche strutturali che hanno avuto luogo nella società italiana.

Fai da te

Nel corso degli anni, infatti, è aumentata la necessità delle famiglie di rivolgersi al mercato del lavoro. Per la quotidiana gestione del proprio nucleo domestico. In modo compatibile con l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro. E con l’aumento di una popolazione non più giovane e bisognosa di cure. Incide la mancanza di un supporto adeguato da parte dello Stato nell’assistenza ai bambini, anziani e non autosufficienti. Ciò, infatti, ha portato alla nascita del cosiddetto “welfare fai da te”. Facendo crescere sempre più le fila di coloro che diventano datori di lavoro domestico. E che hanno alle proprie dipendenze collaboratori quali baby sitter, colf e badanti.

Giacomo Galeazzi: