Il presidente dell'Ingv Doglioni: “Ecco perché la terra trema”

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Nel corso degli ultimi 20 anni, l'Italia è stata flagellata da diversi terremoti. Il più forte? Quello che si è registrato la mattina del 30 ottobre 2016 che ha raggiunto una magnitudo di 6.5. L'epicentro è stato ubicato tra Macerata, Perugia e Ascoli Piceno. Pochi giorni prima, il 26 ottobre 2016, alle 21.18, un evento sismico di magnitudo 5.9, viene registrato sui Monti Sibillini, tra Marche e Umbria. Andando a ritroso nel tempo troviamo il terremoto del Centro Italia: la notte del 24 agosto 2016, alle 3.36, una scossa di magnitudo 6.0 colpisce a due chilometri da Accumoli (Rieti) per raggiungere anche Amatrice, rimasta completamente distrutta. Nel 2012, a subire la violenza del terremoto è l'Emilia Romagna: il 20 e il 29 maggio, due scosse – rispettivamente di magnitudo 5.9 e 5.6 fanno tremaare la regione. Questi sono gli eventi sismici più recenti nel nostro Paese, che ad alto rischio sismico. Ma che cos'è un terremoto? Ogni quanto si verifica? E' possibile prevederlo? In Terris ne ha paralto con il professore Carlo Doglioni, presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). 

Professor Doglioni, cos'è un terremoto?
“Prima di tutto è liberazione di energia. Il terremoto dissipa l'energia che si è accumulata nella crosta terrestre nel corso dei decenni o secoli, e vine rilasciata in pochi secondi. Si crea un gradiente di pressione tale da accumulare energia elastica o anche gravitazionale che poi viene rilasciata durante il terremoto. Quando una fetta di crosta scivola su un piano di movimento, questo attrito genera le onde sismiche che noi conosciamo e che arrivano a far oscillare il suolo”.

Molto spesso ci capita di sentire che le scosse di terremoto, a parità di magnitudo, causano danni di diversa intensità. Come mai?
“Dipende da dove si trovano gli edifici rispetto alla faglia che ha generato il terremoto, su quale parte del volume che si è attivato, dal tipo di suolo su cui sono appoggiate le case: su terreni rigidi i danni sono minori che non su terreni alluvionali, che amplificano l'oscillazione sismica. Dipende da un insieme di parametri e, ovviamente, anche dalla profondità del terremoto: più è superficiale più l'energia riesce ad essere maggiore”. 

Ogni quanto si verifica un terremoto?
“Ci sono delle analisi statistiche che ci permettono di fare delle stime, ma che hanno sempre un'incertezza molto forte. Non conosciamo la terra a sufficienza e non abbiamo una registrazione storica così lunghi da coprire i tempi della geologia. Da un punto di vista statistico, però, sappiamo che in media ogni secolo ci sono una ventina di terremoti disastrosi, quindi in media ogni cinque anni si verifica un terremoto in grado di fare danni importanti”. 

Come influisce l'attività sismica sullo morfologia del nostro pianeta?
“I continenti e le placche si muovono una rispetto all'altra, quindi la fisiografia cambia continuamente. Cresce anche lentamente la litosfera continentale – ossia la parte più leggera e esterna della terra – che attualmente occupa solo un terzo della superficie del pianeta. La terra è in continua evoluzione, non è mai stata in condizione statica. Lo sarà anche in futuro e cambierà la morfologia di tutte le terre”. 

Ci sono dei miti da sfatare sui terremoti?
“Penso che ce ne siano molti. A volte i miti hanno anche un fondo di verità. Dobbiamo studiarli meglio, ma a volte bisognerebbe dare più credito alla scienza. Io sto proponendo un motto: 'Vale'. Vale la pena di studiarli, vale la pena di fare prevenzione, vale la pena di capirli meglio. La 'v' sta per difendere la vita; la 'a' sono le nostre abitazioni, sono i nostri patrimoni, cultura e storia; la 'l' sta per libertà perché nel momento in cui noi dobbiamo scappare dalle nostre case; la 'e' sta per economia, perché quando una comunità viene sfollata viene disgregato anche il tessuto socio economico”. 

E' possibile prevedere una scossa sismica?
“Attualmente no, possiamo dare un'indicazione di dove potrebbe verificarsi in futuro perché sappiamo che sono zone che in passato hanno avuto terremoti forti e che sono tanti secoli che magari in quella zona non succede nulla. Grazie anche alla rete Gps, possiamo acquisire delle informazioni che ci permettono di ipotizzare le aree a maggiore pericolosità sismica, ma ancora non abbiamo gli strumenti per dire quando avverà. Forse un domani, se avremo delle reti multi parametriche distribuite su tutto il territorio nazionale, forse, come in altri campi della scienza e della medicina sono stati fatti grandi progressi, anche nel campo delle geo-scienze, magari tra alcuni decenni potremmo prevedere i terremoti”. 

Manuela Petrini: