Questo strano anno scolastico è finito. Sono finiti gli appuntamenti on line ai quali ci siamo abituati negli ultimi quattro mesi. Gli studenti delle scuole di tutta Italia hanno finalmente modo di poter tirare un sospiro di sollievo e scollare gli occhi stanchi dagli schermi dei dispositivi elettronici e dalle webcam ad alta definizione. La domanda che ora percuote le menti dei giovani ragazzi è però sempre la stessa : “Quale sarà il destino della didattica?”
La domanda è ora più che mai attuale tra i giovani maturandi, ai quali mandiamo un caloroso “in bocca al lupo”, in vista di una prova decisiva che potrà cambiare il loro futuro per sempre. Il virus è ancora tra noi, anche se sembra meno diffuso, e la pandemia non sembra ancora vicina alla fine. Per via di questa situazione, non è chiaramente possibile che il tutto si svolga come si è sempre svolto, si necessita un cambiamento decisivo nella modalità di svolgimento dell’esame di Stato. Tuttavia, nonostante la comprensibile preoccupazione generale, già vi erano state modifiche dopo il sisma del 2012 in Emilia Romagna, e quindi, nonostante tutto, è necessario più che mai porre fiducia nel Ministero dell’Istruzione.
Licei ed istituti tecnici e professionali di Bologna si stanno già preparando: i progetti comprendono barriere in plexiglass posizionate sulla cattedra, dietro la quale si siederà lo studente, una distanza di sicurezza per i docenti della commissione esaminatrice, percorsi per entrare ed uscire da scuola, con tanto di attenta pulizia degli ambienti, e la messa a disposizione di gel igienizzanti e prodotti per la sanificazione delle scarpe. La preoccupazione però non si limita solamente ai maturandi, bensì anche agli studenti che sono stati improvvisamente strappati da un sistema al quale sono sempre stati abituati e al quale sono sempre appartenuti e che ora aspettano con un po’ di ansia la ripresa di settembre.
Il principale problema è costituito dal necessario distanziamento sociale, che in una classe risulta decisamente difficoltoso da rispettare. A Torino sono state fatte prove di distanziamento; seguendo le regole di distanziamento previste dalle norme anti-Covid, è risultato che per due classi da venticinque studenti non sarebbe sufficiente buona parte di piazza Castello, una delle più grandi della città!
Questo fa decisamente poco sperare nella buona riuscita dell’applicazione delle regole nell’ambiente scolastico, tenendo conto che in un istituto scolastico si riuniscono mediamente circa mille studenti. La simulazione, decisamente scenografica, è stata organizzata negli scorsi giorni a Torino dai sindacati della scuola nel giorno dello sciopero nazionale, è risultato che in mezz’ora sono potuti entrare in sicurezza solo 50 ragazzi.