Un mostro a quattro teste che semina terrore a colpi di esplosivi. Nel foggiano il 2022 – come già il 2020 – è iniziato con una decina di bombe in appena dieci giorni che hanno colpito a San Severo, Foggia e Vieste. Un messaggio di violenza della criminalità organizzata di questa parte della Puglia rivolto alla cittadinanza e alle istituzioni che, seppur in una situazione davvero difficile, cercano di riportare legalità e giustizia sul territorio. Negli ultimi cinque anni infatti nella Capitanata, la parte settentrionale della regione, sono stati diversi i Comuni sciolti dal Consiglio dei Ministri per forme di ingerenza e condizionamenti da parte delle organizzazioni mafiose. Lo scorso lunedì 17 gennaio il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha presieduto il Comitato provinciale straordinario per l’ordine e la sicurezza pubblica a Foggia, dichiarando “lo Stato fa sentire la sua presenza in maniera forte e compatta. Noi amplieremo gli organici, daremo massima attenzione agli organici di questo territorio. C’è bisogno di un intervento strutturato e forte ricorrendo ai rinforzi del reparto prevenzione crimine della polizia di Stato per il controllo integrato del territorio. Occorre un intervento strutturale che possa garantire un’efficace risposta a fenomenologie criminali di questo territorio”. La titolare del Viminale ha poi fornito i dati degli ultimi risultati raggiunti nel contrasto al crimine organizzato foggiano, 400 misure cautelari e sequestri e confische di patrimoni per oltre 30 milioni di euro. Quel giorno veniva inoltre presentata l’associazione antiracket “Luigi e Aurelio Luciani”, vittime innocenti di mafie uccise il 9 agosto 2017 nella strage di San Marco in Lamis, facente parte della Federazione antiracket italiana.
“Un’emergenza nazionale”
Nella relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia del periodo luglio-dicembre 2020 il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho ha definito la mafia foggiana “emergenza nazionale” e “primo nemico dello Stato”. Per capire meglio cos’è la “Quarta mafia”, Interris.it ha intervistato il professor Vincenzo Musacchio, criminologo, giurista e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni ’80. È oggi uno dei più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali, un autorevole studioso a livello internazionale di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo “La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative a livello europeo.
L’intervista
Secondo il procuratore Cafiero De Raho, la Società foggiana è una “emergenza nazionale” e il “primo nemico dello Stato”. Cos’è, precisamente, la mafia foggiana?
“È una mafia che in questo momento predilige la violenza che però non è l’unica sua caratteristica poiché non disdegna la corruzione e l’infiltrazione nella politica e nella pubblica amministrazione. La ‘Quarta mafia’ è senza dubbio un fenomeno criminale di vaste proporzioni all’interno del quale purtroppo si è fatto troppo silenzio e per tanto tempo. Questo immobilismo ha determinato che divenisse nel tempo una seria emergenza nazionale”.
Quali sono le sue fonti di guadagno?
“La principale è il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti. Le coste pugliesi sono un punto di approdo privilegiato per lo sbarco in Italia di decine di tonnellate di stupefacenti di provenienza albanese e destinati al mercato nazionale ma anche a quello europeo e internazionale. I proventi della droga e delle estorsioni servono poi per corrompere e infiltrarsi nella pubblica amministrazione condizionando le scelte dei governi locali. Non è un caso che Foggia sia la provincia italiana con il maggior numero d’interdittive a carico d’imprese (edili, di riscossione tributi, di servizi, sono ottantacinque in totale). È seconda solo a Reggio Calabria”.
Sempre nella relazione della DIA si parla di passaggio dal modello di racket estorsivo tradizionale a uno più subdolo e insidioso. Quest’organizzazione criminale agisce ancora nell’ambito della criminalità agropastorale o è passata all’infiltrazione nel tessuto economico-imprenditoriale?
“La mafia agropastorale non esiste più da anni. Oggi questa mafia si è evoluta e organizzata. A Foggia non è più il mafioso a chiedere il pizzo, ma è la vittima ad andare dal suo carnefice e chiedere di poterlo pagare per vivere in tranquillità. Le cosche diventano mutue assicuratrici ma al contempo imprenditrici che operano in diversi settori strategici dell’economia e dell’imprenditoria locale”.
Quanto è profonda la sua infiltrazione, alla luce anche di Comuni sciolti per mafia?
“Le ultime indagini della magistratura evidenziano una virulenza in forte espansione nella Capitanata. Foggia, Monte Sant’Angelo, Mattinata, Cerignola e Manfredonia sono i Comuni sciolti dal Consiglio dei Ministri negli ultimi cinque anni per forme di ingerenza e condizionamenti da parte delle organizzazioni mafiose. Quest’aspetto deve preoccupare e non poco”.
Esplosivi e corruzione: parliamo di una realtà criminale più violenta o più dal “colletto bianco”?
“Le mafie foggiane fondono violenza e corruzione in un’unica strategia criminale. Per gli operatori economici ci sono le bombe. Per gli amministratori locali c’è la corruzione. I mafiosi locali controllano il voto, eleggono i loro rappresentanti e poi ottengono favori. In questa situazione ormai endemica la dimensione di degrado del foggiano è davvero a livelli emergenziali paragonabili per molti aspetti a Cosa Nostra stragista ai tempi di Totò Riina. Undici bombe in dieci giorni sono un attacco diretto allo Stato. Il messaggio lanciato è chiarissimo: qui comandiamo noi, nulla è cambiato e nulla cambierà”.
Qual è la storia della Società foggiana? E’ segnata da faide sanguinose?
“Nasce alla fine degli anni settanta. Raffaele Cutolo in quel periodo crea in Campania alla Nuova Camorra Organizzata. Sarà questa nuova organizzazione criminale a determinare la nascita della Società foggiana. In un hotel storico di Foggia nel 1979, Raffaele Cutolo s’incontra con le principali bande criminali della regione. Ha un unico obiettivo: insediarsi in Puglia per esportare il suo progetto di Nuova Camorra Organizzata, estendendo il suo dominio oltre regione. Nasce così la criminalità organizzata foggiana. Le faide s’inaspriscono e sono sanguinose ogni volta che i clan devono ridefinire gli assetti del potere e il controllo delle zone di spaccio di sostanze stupefacenti. Sono più un ricordo del passato che del presente. Oggi i capiclan cercano più l’accordo e la mediazione che la guerra”.
Com’è organizzata?
“Ha la ferocia di “Cosa Nostra” di Riina; il familismo e la consanguineità della ‘ndrangheta; l’organizzazione in gruppi autonomi della Camorra. Esistono quattro gruppi criminali organizzati, ovvero la società foggiana, la mafia cerignolana, la mafia garganica e la mafia sanseverese. Si tratta di gruppi che possono annoverarsi tra coloro che hanno un’operatività criminale incisiva e socialmente pericolosa. Pur conservando distinte segmentazioni, hanno radici comuni e, soprattutto, si muovono in sintonia cercando di non calpestarsi i piedi e spartendosi in accordo i relativi territori di pertinenza. Questi gruppi si espandono infiltrandosi anche in territori ancora sani quali il Molise, l’Abruzzo, le Marche. Hanno anche contatti molto stretti con le mafie albanesi e nigeriane”.
Quali i suoi rapporti con le altre organizzazioni criminali a livello nazionale e internazionale?
“Hanno contatti criminali con organizzazioni mafiose di primo piano come Cosa Nostra, la camorra (in special modo con i Casalesi per il traffico e l’interramento di rifiuti pericolosi) e la ‘ndrangheta (per lo spaccio di stupefacenti e il lavoro nero). Hanno patti di non belligeranza e di collaborazione con le mafie albanesi per il traffico di stupefacenti e con le mafie nigeriane per la prostituzione e il caporalato. Recentemente sono emersi anche rapporti con le mafie dell’est soprattutto nel traffico di armi e di droga”.