Gli ultimi dati pubblicati dall’Istat con il report “Occupati e disoccupati” – che fa riferimento ai dati di giugno 2022 – evidenziano un netto miglioramento della situazione occupazionale nel nostro Paese. Il tasso di occupazione è salito al 60,1%, il valore più alto dal 1977.
Aumenta la disoccupazione tra i giovani
Quanto al tasso di disoccupazione, come si legge nel rapporto dell’Istat, a giugno si è fermato all’8,1% sostanzialmente stabile su mese (-0,2%) e in calo di 1,3 punti percentuali su anno. Tra i giovani (15-24 anni) il tasso dei senza lavoro ha però registrato un incremento significativo su mese (+1,7%), al 23,1%. Su base annua, invece, la variazione è negativa del 6,2%. Tra le altre classi di età, il tasso di disoccupazione per i 25-34enni scende di 0,5 punti su mese e di 2,7 punti su anno, all’11,1%.
I giovani tra lavoro povero e “neet”
Ma a lanciare un allarme sulla condizione dei giovani in Italia ci aveva già pensato l’Oxfam, con il rapporto “Disuguitalia“: infatti, nel nostro Paese i ragazzi lavorano poco e il lavoro che svolgono è un lavoro “povero” in termini di competenze e compensi. Inoltre, il Belpaese ha la più alta percentuale (il29,4%) di “neet“, ossia ragazzi e ragazze di età compresa fra i 20 e i 34 anni che non lavorano, non studiano e non partecipano ad alcun tipo di percorso formativo o di avvio al lavoro.
L’intervista
Ma come mai i giovani in Italia non riescono a trovare un’occupazione stabile? Quali sono i percorsi di studi che favorirebbero il loro ingresso nel mondo del lavoro? Interris.it ne ha parlato con il professor Fabio Fortuna, economista e rettore dell’Università Unicusano.
Professore, i dati sul numero degli occupati sono stati i migliori dal 1977 ad oggi, ma per quanto riguarda la disoccupazione giovanile la situazione non migliora, come mai?
“In effetti, l’ultima rilevazione dell’ISTAT relativa al mese di giugno evidenzia un tasso di disoccupazione giovanile pari al 23,1% in aumento dell’1.7% rispetto al mese precedente. Difficile individuare in modo preciso le motivazioni ma, in generale, i giovani hanno difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro per percorsi formativi che spesso non sono pienamente in linea quanto richiesto nelle realtà operativa”.
Lei è anche rettore di una università italiana. Cosa suggerisce ai giovani per scegliere il percorso di studio giusto per entrare presto e bene nel mondo del lavoro?
“Consiglio di seguire le proprie inclinazioni e di coltivare il proprio talento qualunque esso sia, senza essere eccessivamente condizionato dall’eventuale maggiore facilità di trovare poi un’occupazione. La cosa più importante è far bene ciò che si sceglie perché in qualsiasi settore valgono i risultati e il livello di preparazione raggiunto”.
Come cercare e trovare lavoro dopo la laurea?
“Bisogna essere determinati e dinamici nella ricerca utilizzando tutti i mezzi tecnologici oggi ampiamente diffusi; è fondamentale allestire anche un curriculum sintetico che evidenzi la propria personalità perché è evidente che nella fase iniziale non possono essere presenti esperienze pregresse. Devono emergere passione ed entusiasmo ma non ci si deve scoraggiare se non si trova un’opportunità che risponde pienamente alle proprie aspettative”.
Qual è l’errore più ricorrente nella scelta del percorso di studio e nella ricerca del lavoro?
“Scegliere essendo condizionati: la scelta del percorso di studio è strettamente personale e non deve essere fortemente influenzata da altri; è evidente che si possono ascoltare i consigli di familiari e Persone vicine, ma bisogna evitare che siano eccessivamente condizionanti. Scoraggiarsi: per quanto riguarda il lavoro, almeno nella fase iniziale, non bisogna avere la fissazione di trovare un’occupazione completamente rispondente; se si riesce meglio così, altrimenti con tenacia è opportuno continuare a cercare e magari iniziare anche se si trova qualcosa che non è pienamente in linea”.
Quali sono a Suo avviso le facoltà più performanti per i prossimi anni?
“Sono quelle legate all’innovazione tecnologica e alla transizione ecologica affiancate da alcune che tradizionalmente offrono maggiori possibilità occupazionali: ingegneria ed economia in particolare. Ma, ribadisco, è importante scegliere in base al proprio talento”.