“Icona dell’amore più grande”. Così Papa Francesco nella sua ultima visita a Torino ha definito la Sindone che, dopo due anni dalla sua ultima ostensione, torna visibile in televisione e, per la prima volta nella storia sui social. Una celebrazione straordinaria, una liturgia di preghiera per chiedere la liberazione dal flagello del coronavirus che sta attanagliando il mondo. “Un tempo di contemplazione che renderà disponibile a tutti nel mondo il Sacro Telo“, con queste parole l’arcivescovo di Torino e custode pontificio del Lino, monsignor Cesare Nosiglia, lo scorso aprile, ha annunciato l’ostensione straordinaria della Sindone.
La lettera di Papa Francesco a mons. Nosiglia
Papa Francesco ha inviato una lettera a mons. Nosiglia, esprimendo tutto il suo apprezzamento per la decisione di un’ostensione straordinaria. “Mi unisco anche io alla vostra supplica – ha scritto il Papa – rivolgendo lo sguardo all’Uomo della Sindone, nella quale riconosciamo i tratti del Servo del Signore, che Gesù ha realizzato nella sua Passione”. Il Pontefice nella lettera ha voluto sottolineare che guardando ai lineamenti dell’Uomo della Sindone, vi legge “i volti di tanti fratelli e sorelle malati, specialmente di quelli più soli e meno curati; ma anche tutte le vittime delle guerre e delle violenze, delle schiavitù e persecuzioni”.
L’intervista
Ma quale significato ha la Sindone per i fedeli? Come fermarsi in preghiera di fronte al Sacro Lino? Quali sono le tappe più importanti, degli ultimi anni, nella storia di questa reliquia? In Terris ha intervistato il professor Alberto Di Giglio, regista, divulgatore della Sindone, e direttore del progetto “Il volto sulla città”.
Che significato ha la Sindone per i fedeli?
“Non ha solo un significato simbolico, ma la Sindone è una presenza, davanti ai nostri occhi, a noi generazione del terzo millennio. In quel Telo Sacro vediamo esattamente, la sintesi, il nucleo centrale di quello che noi professiamo nel Credo: ‘patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì, fu sepolto, risuscitò’. Assume questo kerigma, questo annuncio con un forte impatto visivo. Come ha detto Papa Giovanni Paolo II la Sindone è ‘specchio del Vangelo’, scritto con il sangue della sua passione, ma anche con la luce della sua resurrezione. E’ un segno e noi abbiamo bisogno, senza non potremmo neanche esprimere noi stessi. Vediamo qualcosa di compiuto in una sintesi straordinaria. ‘Tutti gli uomini vedranno la tua salvezza’, è una citazione biblica, usata nel 1998 come motto per l’Ostensione. Il significato della Sindone è vedere questa salvezza compiuta senza mediazioni, senza nessun tipo di filtro, ma direttamente. L’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, ci ha fatto un dono straordinario, così improvviso, ma anche così atteso. C’è un’attesa perenne nei confronti di questa reliquia da parte dei fedeli, lì c’è un tesoro nascosto, che dobbiamo riscoprire e tenercelo stretto. E’ un dono da accogliere”.
In questo tempo di pandemia da coronavirus, oltre ai canali tv dedicati, sarà possibile venerare la Sindone anche sui social. Che ne pensa?
“Bisogna considerare la potenzialità dei social. Come diceva Giovanni Paolo II ‘sono uno straordinario dono di Dio’. E questa ostensione straordinaria, cosa rappresenta? Un dono che si apre al mondo, toccare quel lembo del mantello come fece l’emorroissa che fu guarita. Credo che ci sia veramente qualcosa di profetico e provvidenziale in questa ostensione straordinaria. Qual è il mezzo migliore, se non quello dei media e della televisione, per annunciare il Vangelo ed arrivare in ogni angolo del mondo? E’ un modo per accostarsi con fede e gratitudine, con umiltà, a questo dono. E’ arrivato il momento di fermarsi davanti a questo segno. Certamente c’è una grande attesa e sicuramente il Signore attraverso il suo Lenzuolo farà guarigioni, farà miracoli e portenti. Ma il miracolo più importante sarà quello di liberarci dal virus del peccato. Nutro questa attesa e speranza che questa ostensione possa essere un raggio che penetri i cuori e ci cambi veramente”.
Come si prega davanti alla Sindone?
“Davanti alla Sindone ci si pone in un atteggiamento di silenzio e attesa. Mi è piaciuta molto l’espressione di Papa Francesco nell’ostensione del 2015 quando ci invitò a ‘lasciarci raggiungere da quello sguardo che non cerca i nostri occhi, ma il nostro cuore’. Credo sia questo il modo di pregare davanti alla Sindone: non chiedere ma rimanere così, con le manu vuote, senza parole, in attesa”.
Quali sono le tappe principali della storia della Sindone?
“Io farei un escursus un po’ singolare, partendo dai primi testimoni oculari, Giovanni e Pietro al sepolcro che videro e credettero; c’è una lettera di Giovanni in cui racconta quella fisicità, quel contatto: ‘ciò che le nostre mani hanno toccato, ciò che i nostri occhi hanno visto, ciò che noi abbiamo contemplato che è il verbo della vita e noi lo comunichiamo a voi’. Un’altra tappa importante nella storia della Sindone è nel 1898, anno in cui venne scattata la prima fotografia: quel volto si rivela, si staglia dal negativo fotografico. Nel 1973 Poi c’è stata un’altra ostensione televisiva, voluta da Papa Paolo VI, un momento molto particolare. Nel 1998 Giovanni Paolo II ha ricordato tutti i passaggi importanti della Sindone, che è provocazione dell’intelligenza, specchio del Vangelo, immagine della sofferenza umana, immagine dell’amore di Dio. Lui disse: ‘Credi nell’amore di Dio, il più grande tesoro dell’umanità, e fuggi il peccato, la più grande disgrazia della storia’. Papa Benedetto XVI, nel 2000 disse: ‘L’immagine impressa sulla Sindone è quella di un morto, ma il sangue parla della sua vita’. Papa Francesco nel 2015 affermò: ‘Lasciamoci raggiungere da questo segno'”.
Oltre all’ostensione c’è un altro modo per far sì che tutti conoscano il Sacro Lino?
“Sono direttore di ‘Il volto sulla città‘, un evento tutto incentrato sul volto di Cristo. Abbiamo fatti due edizioni a Todi, dove abbiamo proiettato l’immagine del volto impresso sulla Sindone sulla facciata del Duomo per un mese intero. La stessa cosa l’abbiamo fatta l’anno scorso a Roma, sulla facciata della Basilica di Santa Maria degli Angeli, in piazza della Repubblica. Si tratta di un evento molto importante, realizzato affinché questa immagine raggiunga tutte le persone, senza distinzione di religione. La presenza della Sindone è guarigione, preghiera e liberazione”.