“Rimane aperto l’interrogativo per nulla ovvio: come è possibile dare una risposta tangibile ai milioni di poveri che spesso trovano come riscontro solo l’indifferenza quando non il fastidio? Quale via della giustizia è necessario percorrere perché le disuguaglianze sociali possano essere superate e sia restituita la dignità umana così spesso calpestata? Uno stile di vita individualistico è complice nel generare povertà, e spesso scarica sui poveri tutta la responsabilità della loro condizione. Ma la povertà non è frutto del destino, è conseguenza dell’egoismo“. Sono parole di Papa Francesco, pronunciate in occasione del messaggio in preparazione alla V giornata mondiale dei poveri che la Chiesa celebra il 14 novembre.
La giornata mondiale di eradicazione della povertà
Parole che risuonano più che mai attuali in questa giornata in cui si lotta per eradicare la povertà, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1992. Secondo i dati dell’Istat, durante la pandemia, le famiglie in povertà assoluta sono state oltre 2 milioni, quasi un milioni in più rispetto al 2019, e oltre 5,6 milioni di individui. L’Istituto di statistica, inoltre, ha evidenziato come dopo il miglioramento del 2019, nell’anno della pandemia la povertà assoluta è aumentata raggiungendo il livello più elevato dal 2005.
La geografia della povertà Italia…
Nel 2020, continua l’istituto di statistica, l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (9,4%, da 8,6%), ma la crescita più ampia si registra nel Nord dove la povertà familiare sale al 7,6% dal 5,8% del 2019. Tale dinamica fa sì che, se nel 2019 le famiglie povere del nostro Paese erano distribuite quasi in egual misura al Nord (43,4%) e nel Mezzogiorno (42,2%), nel 2020 arrivano al 47% al Nord contro il 38,6% del Mezzogiorno, con una differenza in valore assoluto di 167mila famiglie.
… e per fasce di età
Per classe di età, spiega l’Istat, l’incidenza di povertà assoluta raggiunge l’11,3% (oltre 1 milione 127mila individui) fra i giovani (18-34 anni); rimane su un livello elevato, al 9,2%, anche per la classe di età 35-64 anni (oltre 2 milioni 394mila individui), mentre si mantiene su valori inferiori alla media nazionale per gli over 65 (5,4%, oltre 742mila persone).
L’intervista di Interris.it
Ma perché è così importante la giornata mondiale per l’eradicazione della povertà? Quali politiche possono essere messe in campo? Cosa possono fare i governi e le istituzioni? E noi? Interris.it ne ha parlato con il professore Leonardo Becchetti, economista, ordinario presso l’Università di Roma Tor Vergata e membro del Comitato per le Settimane Sociali.
Oggi si celebra la giornata mondiale per l’eliminazione della povertà. Perché è così importante questa giornata?
“Perché purtroppo la sensibilità verso il tema è scarsa. Oggi siamo tutti preoccupati e giustamente per l’emergenza climatica che ci tocca tutti direttamente e abbiamo messo in secondo piano la lotta alla povertà che si pensa non riguardi direttamente chi vive in condizioni agiate. In realtà non è così. Come ricorda spesso il Papa tutto è connesso. La presenza di condizioni di povertà e forte diseguaglianza è una bomba sociale le cui conseguenze ricadono su tutti sotto forma di migrazioni incontrollate e situazioni che alimentano terrorismo e conflitti sociali. Conflitti che poi scoppiano su fronti spesso inattesi come ad esempio oggi quelli dei no green pass. Chi si sente troppo indietro ai ceti più abbienti diventa molto spesso un ‘no qualcosa’”.
E’ possibile mettere in campo delle politiche economiche che favoriscano l’eliminazione delle disuguaglianze?
“Assolutamente sì. Le ricette sono tutte note e dobbiamo solo applicarle. La radice fondamentale è quella della corsa al ribasso, ovvero della ricerca da parte delle imprese del luogo di produzione dove minimizzare costi del lavoro, ambientali e fiscali. La corsa al ribasso crea una competizione verso il basso sul costo del lavoro che aumenta la distanza tra lavoratori specializzati (che non soffrono del problema perché hanno potere contrattuale per difendersi) e lavoratori non specializzati. La corsa al ribasso si supera con il voto col portafoglio dei cittadini e delle istituzioni (le regole degli appalti) che invece di inseguire il massimo ribasso premiano con le loro scelte i prodotti ad alta dignità del lavoro. E con quella nuova regola del commercio internazionale proposta dall’UE del border adjustment mechanism: prodotti da paesi terzi al di sotto dei nostri standard su lavoro e ambiente pagano una tassa d’ingresso per essere venduti sul mercato europeo”.
A causa della pandemia, la povertà risulta in crescita, diventando se sempre più cronica e persistente. Come possono essere affrontate nuove e vecchie povertà?
“Esistono risposte politiche (quelle spiegate sopra relative a voto col portafoglio, appalti e regole del commercio internazionale) e risposte individuali. In Italia bisogna aggredire il problema del mismatch, ovvero il paradosso di due milioni di giovani che non lavorano né studiano e 200,000 posti di lavoro vacanti. I percorsi di formazione sono e saranno fondamentali. L’istruzione dovrebbe essere obbligatoria fino a 18 anni”.
Quali sono le politiche che il nostro governo e l’Unione europea dovrebbero mettere in campo per contrastare la povertà?
“Il border adjustment mechanism è la politica fondamentale per arginare la corsa al ribasso nel commercio internazionale. Tutto quello che possiamo fare per aumentare i livelli d’istruzione e la formazione permanente che aiuta ad aggiornare le competenze in un mercato del lavoro che cambia velocemente è d’importanza fondamentale”.
In questo mondo di oggi, che sembra essere spaccato da nord a sud… chi raccoglie l’urlo dei poveri?
“Dobbiamo raccoglierlo noi senza aspettare sempre l’intervento dei ‘potenti’. Il mercato è fatto di domanda ed offerta. La domanda siamo noi. Esistono oggi prodotti straordinari che ci consentono di votare contro la povertà come quelli della Marca del Consumatore o venduti nelle piattaforme digitali online del consumo responsabile come Gioosto. Con una semplice scelta sul nostro cellulare, se la facciamo tutti insieme, cambia il mondo e vincono le aziende che contribuiscono a risolvere il problema e non il contrario”.