Quando pensiamo di vivere in una società civile e civilizzata dove tutto sommato le cose funzionano bene, abbiamo ragione fino a un certo punto.
Infatti, se è pur vero che la situazione nel nostro Paese non è neanche paragonabile a certi altri Paesi in cui i diritti umani fondamentali sono ben lungi dall’essere rispettati, è altrettanto vero che nella nostra società “emancipata” ci sono ancora molte persone che non posso godere dei loro diritti. Stiamo parlando in particolare delle donne con disabilità nei luoghi di lavoro.
Il tema riguarda purtroppo moltissime donne e per questo motivo AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) ha dato avvio a un progetto sulla disabilità al femminile, fatto di seminari e momenti di consapevolizzazione per acquisire gli strumenti giusti davanti alle disuguaglianze e discriminazioni. Ne parliamo con Marcella Mazzoli, Direttore Gestione Sviluppo Territoriale AISM.
Dottoressa Mazzoli, donne e disabilità: una discriminazione nella discriminazione?
“Definiamola un discriminazione multipla. Le tre “D”: Donna. Discriminazione, Disabilità. Ci sono donne con sclerosi multipla, e con altre patologie che portano alla disabilità, che subiscono violenza fisica, psicologica, economica. Un mix tra disparità, disuguaglianze di genere e barriere che impediscono la piena partecipazione alla vita sociale e al godimento dei propri diritti e delle libertà fondamentali rendendo le donne più discriminate sia rispetto a quelle senza disabilità che agli uomini con disabilità”.
Quali sono le principali problematiche che riscontrano le donne nei luoghi di lavoro?
“La tematica del lavoro riveste particolare interesse per le persone con sclerosi multipla, ponendosi come pre-condizione di inclusione sociale. In questo le donne sono maggiormente penalizzate non solo rispetto alle donne con disabilità, ma anche nei confronti degli uomini con disabilità. Sono i dati AISM Censis 2017 a tracciare questa fotografia. L’88% degli intervistati ha avuto un lavoro stabile e continuativo di questi il 95% sono uomini e l’85% sono donne. Discriminazioni subdole, insinuazioni, mobbing sono i principali problemi riscontrati. Da Barometro della SM del 2018 una persona con SM su 4 si sente discriminata da datore di lavoro e colleghi e solo il 3% di chi ha ammesso di sentirsi discriminata ha richiesto consulenza e supporto legale. Con la pandemia il problema nei confronti della donna si è enfatizzato. Non solo economico perché molte donne hanno perso il posto di lavoro, ma chi ha mantenuto il lavoro soprattutto in smartworking ha visto crescere la mole del lavoro domestico dovuto alla cura dei figli e in molti casi è aumentata la violenza domestica”.
Quali strumenti esistono per sostenere le donne con disabilità impegnate nel lavoro?
“Partiamo dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità che riconosce il diritti di pari opportunità e di non discriminazione con la richiesta a tutti gli Stati membri di abbattere tutte quelle barriere che possono ostacolare la piena partecipazione attiva alla società. Applicato in tema di lavoro, vuol dire equità economica tra uomo e donna. Favorire la crescita professionale e favorire le condizioni accessibili di ambiente, tempo e luogo. In questo entra in gioco l’accomodamento ragionevole cioè individuare, da parte del datore di lavoro, soluzioni di buon senso e poco dispendiose che permettano al lavoratore con disabilità di svolgere le proprie funzioni lavorative. L’eventuale rifiuto da parte del datore di lavoro all’accomodamento ragionevole costituisce discriminazione. Forme di accomodamento ragionevole sono lo smartworking, il part time, la legge 104. Importante è anche la formazione e la sensibilizzazione verso datore di lavoro e colleghi per promuovere un vero ambiente inclusivo. E poi rispetto del ruolo e mansione lavorativa e utilizzo di ausili per creare ambienti di lavoro più confortevoli”.
I pregiudizi sono frutto di una cultura. Che cosa possiamo fare in concreto per cambiare questa cultura. E cosa fa AISM?
“AISM vuole far crescere la consapevolezza nelle donne dei loro diritti perché solo conoscendo quelli che sono i diritti si può combattere la discriminazione. Il progetto I-Dea – cofinaznziato dal Ministero del Lavoro e d elle politiche sociali e coordinato da AISM- in collaborazione con l’Associazione Differenza Donna, Human Foundation e ASPHI ha questo scopo: portare conoscenza. Fare cultura. Abbattere tutti quegli stereotipi sia di genere che sulla disabilità. Prima di tutto è stata creata una Rete RED, (Rete Empowerment Donna), un gruppo di 100 donne volontarie dell’Associazione, con e senza SM, impegnate a essere sul territorio ‘sentinelle’, per sostenere altre donne in specifici percorsi di sostegno ed empowerment in casi di discriminazione e violenza. Attualmente il progetto I-Dea prevede degli incontri informativi che finiranno il 24 luglio e che vedono coinvolte le donne e le loro storie. Appuntamenti a cui partecipano esperti come assistenti sociali, consulenti legali e del lavoro con un unico obiettivo coinvolgere le donne direttamente interessate e far crescere la consapevolezza, primo passo per contrastare il fenomeno della discriminazione e abbattere le barriere mentali”.