Covid e guerra, ecco come la povertà record è diventata “global”

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Sos povertà. Sempre più lontano l’obiettivo 2030 “zero indigenza”. L’epidemia di Covid-19 e la guerra russo-ucraina hanno provocato un tragico record. Quello del numero dei nuovi poveri su scala mondiale dal 1990. Ciò allontana di fatto il raggiungimento dell’obiettivo del suo sradicamento entro il 2030. Cioè la soglia temporale stabilita dall’Onu fra gli “obiettivi di sviluppo sostenibili”. A far suonare il campanello d’allarme è la Banca Mondiale. Il suo rapporto annuo è dedicato proprio alla povertà globale. E indica una tendenza al peggioramento della povertà estrema. Un fenomeno che il conflitto in Ucraina rischia di aggravare ulteriormente. La Banca Mondiale (BM) è la principale organizzazione internazionale per il sostegno allo sviluppo e la riduzione della povertà. E’ stata istituita nel 1945, assieme al Fondo Monetario Internazionale. A seguito degli accordi di Bretton Woods. BM è formalmente un’Agenzia specializzata delle Nazioni Unite. Ne fanno parte 189 Paesi membri. Il sistema di voto all’interno della Banca Mondiale è diverso da quello Onu. E’ ponderato, infatti, sulla base delle quote di capitale versate dai suoi membri.

In Italia

Gli ultimi dati pubblicati dall’Istat sulla povertà in Italia e relativi al 2021 sono in linea con quelli dell’anno precedente. E ciò potrebbe non essere una cattiva notizia in un periodo di crisi internazionale e post pandemica. Se non fosse che, come nel 2020, l’indigenza è a livelli record. Secondo le stime dell’Istat, infatti, nel 2021 sono più di 1,9 milioni le famiglie in povertà assoluta. Con un’incidenza pari al 7,5%. Per un totale di circa 5,6 milioni di individui (9,4%). Valori stabili rispetto al catastrofico 2020. Quando l’incidenza aveva raggiunto i suoi massimi storici. Ed era pari, rispettivamente, al 7,7% e al 9,4%. L’Istat imputa una situazione così negativa a diversi fattori. In particolare a un incremento più contenuto della spesa per consumi delle famiglie meno abbienti.

Povertà in crescita

Dati alla mano, la Banca Mondiale si è focalizzata sul 2020. Nell’anno clou della pandemia circa 70 milioni di persone sono scivolate in condizioni di povertà estrema. In tutto sono in 720 milioni a vivere con meno di 2,15 dollari al giorno. Durante i mesi del lockdown, il 40% dei più poveri è precipitato ulteriormente nell’indigenza. Si tratta, infatti, di redditi spesso dipendenti dall’economia informale. E che sono diminuiti in media due volte di più rispetto al 20% dei più ricchi. Così , per la prima volta negli ultimi decenni, le disuguaglianze sono cresciute. La situazione più critica è quella dell’Africa subsahariana. Qui, infatti, si concentra il 60% dei cittadini più poveri. In tutto circa 390 milioni di persone. Sul continente il tasso di povertà media è del 35%. Dal 2001 è operativo un ufficio della Banca Mondiale a Roma. Svolge compiti di rappresentanza. E favorisce la collaborazione tra BM e istituzioni attive nella cooperazione internazionale.

Emergenza Africa

“Le nostre preoccupazioni hanno origine da varie cause – osserva il presidente della World Bank, David Malpass-. E cioè dall’aumento della povertà estrema. Dal calo della condivisione della ricchezza provocato dall’inflazione. Dal deprezzamento della valuta. Dalle crisi sovrapposte”. Come fare, quindi, per sradicare la povertà estrema e raggiungere l’obiettivo Onu nel 2030? L’Africa dovrebbe registrare una crescita annua media del 9%. Per l’istituzione finanziaria, però, si tratta di un ritmo particolarmente elevato per Paesi “fragili”. Nei quali, cioè, la crescita media del Pil è stata dell’1,2% durante il decennio pre-pandemia. I vertici della Banca Mondiale suggeriscono maggiori investimenti nel settore della salute e dell’istruzione. Sottolineando che in Paesi con un debito record e risorse fiscali limitate “non sarà facile realizzarli“. Agli altri governi consigliano di fornire aiuti mirati ai Paesi in via di sviluppo. Per dedicarli ai più poveri. Puntando sull’istruzione, la ricerca e lo sviluppo.

Giacomo Galeazzi: