Il Pnrr è un’opportunità storica per l’Italia. Un’occasione epocale per ridurre le disuguaglianze di genere. Ma c’è bisogno dei dati. #DatiBeneComune pubblica oggi il secondo dossier “I dati che vorrei” per monitorare l’impatto del PNRR sulla parità di genere. Il Global Gender Gap Report 2021 del Forum Economico Mondiale riporta un gap per divario retributivo di genere tra i peggiori in Europa. In Italia infatti il divario è del 12%. Che sale al 30.6% nel caso delle laureate. Se si guarda alle posizioni manageriali la situazione è, se possibile, anche peggio. Il divario retributivo si allarga prepotentemente. E si trovano sempre meno donne a livelli apicali. Nel nostro Paese abbiamo una sola direttrice responsabile di un quotidiano nazionale. 7 rettrici su 84 atenei. 2 donne direttrici su 12 telegiornali nazionali.
L’impatto del Pnrr
#DatiBeneComune, in collaborazione con Period Think Tank, pubblica il secondo dossier dal titolo PNRR: parità di genere della serie I dati che vorrei. Dopo la prima pubblicazione che chiedeva al governo quali dati dei progetti finanziati dal PNRR rendere disponibili. E con quali modalità. Questa seconda uscita vuole focalizzare l’attenzione sulla necessità di avere dati disaggregati di genere. Liberi da stereotipi. E accessibili in formato aperto. Interoperabili. E disponibili a tutti i livelli territoriali. Da quello nazionale a quello comunale. Per poter efficacemente monitorare l’impatto delle politiche adottate sul divario di genere.
Sos infrastrutture sociali
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), infatti, si prefigge di destinare parte dei fondi alla riduzione delle disuguaglianze di genere. Oltre che di territorio e di generazione. Attraverso lo sviluppo di infrastrutture sociali e la progettazione di politiche pubbliche. Una necessità questa, quanto mai impellente in Italia. Non è solo una questione di salario, il problema riguarda innanzitutto la possibilità stessa di mantenere un posto di lavoro. L’’11% delle donne infatti lascia la propria occupazione professionale dopo il primo figlio o la prima figlia. Il 17% dopo il secondo. E il 19% dopo il terzo (indagine Ipsos).
Effetti della pandemia
La pandemia non ha certo contribuito a migliorare la situazione. Dopo due anni di emergenza il risultato è sconfortante. Il 50% delle donne ha guadagnato di meno. Più del 40% dipende dalla famiglia o dal partner in misura maggiore rispetto al passato. Il 28% delle donne madri non occupate rinuncia a cercare lavoro. Il 40% delle donne si fa carico delle persone non autonome. Per tutte queste ragioni, gli obiettivi del Pnrr per una maggiore parità di genere devono essere efficacemente monitorabili. Attraverso un’adeguata trasparenza, granularità e interoperabilità dei dati. Il dossier appena pubblicato rivolge una serie di raccomandazioni e richieste alle istituzioni competenti. Affinché si realizzino le condizioni per monitorare i risultati attesi. In termini di riduzione delle disuguaglianze di genere.
Divario
Con “Gender gap” si indica il divario esistente tra uomini e donne in tanti ambiti diversi. Ma che impattano profondamente sulla vita quotidiana e il suo svolgimento. Come la salute, l’educazione, il lavoro, l’accesso alle attività economiche e così via. Sulla base del Gender Gap Index viene stilata ogni anno una classifica dei paesi che hanno fatto meglio per quanto riguarda il raggiungimento della parità di genere. L’incede è strutturato, infatti, su quattro indicatori principali. Salute, educazione, economia e politica.