Il Pnrr è un’opportunità irrinunciabile per il rilancio della produzione. “Il 62% delle imprese ritiene che le misure adottate nel 2022 per calmierare i costi energetici non hanno avuto effetti”, afferma Lorenzo Tagliavanti. Aggiunge il presidente della Camera di Commercio di Roma: “La situazione complessiva è tutt’altro che semplice. Per il tessuto produttivo occorre utilizzare al meglio tutte le risorse del Pnrr. Alle imprese serve un salto di scala. In termini dimensionali, di efficienza e di complessità organizzativa. C’è bisogno di un salto di qualità. Tanto più in vista dei due grandi appuntamenti dell’orizzonte decennale della città di Roma. Cioè il Giubileo 2025. E, speriamo, l’Expo 2030”.
Pnrr necessario
Per il 2023 solo il 18% delle imprese prevede un aumento del proprio fatturato. La metà (49,5%) lo aspetta stabile. Sono 4 i principali ostacoli all’attività di impresa
per il prossimo anno. Ossia il carico fiscale. L’inflazione. La riduzione della domanda. I costi energetici. “La situazione economica è molto complessa e volatile- sottolinea Tagliavanti. Il tessuto produttivo romano si confronta con uno shock energetico di portata storica. Ma resta vitale. E’ decisivo sfruttare al meglio le risorse messe a disposizione dal Pnrr. Per compiere un salto di qualità. In vista di strategici eventi internazionali. Come il Giubileo del 2025 e, speriamo, Expo 2030. I dati dell’Osservatorio permanente istituito dalla CCIAA Roma parlano chiari”. La Camera di Commercio di Roma, infatti, ha elaborato un nuovo report. Che indaga su come l’aumento generalizzato dei prezzi ha impattato sui risultati delle imprese nel 2022. E quali sono le aspettative degli imprenditori. E le strategie aziendali da adottare per affrontare l’inizio del nuovo anno.
Effetto Ucraina
E’ stato costruito, quindi, un panel di 500 imprese rappresentative delle attività economiche di Roma e provincia. Per fornire un costante aggiornamento sull’evoluzione della situazione economica. C’è stato il perdurare dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia (seppur in forma più lieve) che da oltre due anni ha colpito il territorio. Poi il 2022 è stato contrassegnato dallo scoppio della guerra e dall’invasione russa dell’Ucraina. La guerra, le tensioni geopolitiche e il forte aumento dei prezzi, in particolare dei beni energetici, rappresentano una “seria minaccia”. Anche per la ripresa economica del Paese e del territorio di Roma e della sua provincia. L’indagine è stata somministrata tra il 23 novembre e il primo dicembre 2022. Le imprese del panel hanno nel 67% dei casi la sede nel comune di Roma. E per il 33% dei casi nel resto della provincia di Roma. L’84,6% delle imprese ha tra 0 e 9 dipendenti. Il 12,6% ha tra 10 e 49 dipendenti. E il 2,8% delle imprese ha oltre 50 dipendenti.
Sos energia
L’aumento dei prezzi dei beni energetici e dell’inflazione è stato sicuramente un freno alla crescita dell’economia nell’anno in corso. Nel 2022 la maggior parte delle imprese intervistate ritiene che il proprio fatturato sarà stabile. Anche se le aziende che prevedono una diminuzione del fatturato sono maggiori di quelle che prevedono un aumento. E le risorse e le azioni messe in campo dalle istituzioni nell’ultimo anno per fronteggiare l’aumento dei costi energetici? Sono state “insufficienti” per la gran parte delle aziende.
La principale strategia per difendersi dall’aumento dei costi energetici resta la riduzione dei consumi. Mentre quasi una impresa su tre, il 30%, ha ridotto gli investimenti. Quasi due imprese su tre hanno dovuto aumentare i prezzi nel corso del 2022. Per far fronte agli aumenti dei costi energetici. Come emergeva anche dalla precedente indagine, il tessuto produttivo è segnato da due anni difficili. A causa dell’emergenza sanitaria. E poi dalla guerra tra Russia e Ucraina. Le previsioni per il 2023 restano incerte e orientate alla prudenza. Solo il 18% delle imprese prevede un aumento del proprio fatturato nel 2023. Tra le principali preoccupazioni per il 2023 ci sono il carico fiscale e l’inflazione. Quasi l’80% delle imprese prevede di aumentare i prezzi nel 2023.
Segnali
Il 38% delle imprese intervistate dichiara che il fatturato nell’anno in corso diminuirà rispetto al 2021. Rispetto a un 22% di imprese che, invece, si appresta di chiudere l’anno con un aumento del fatturato rispetto al 2021. Un altro 40% delle imprese ritiene che il fatturato sarà stabile a confronto del 2021. Per il 71% delle imprese il numero di lavoratori è restato stabile nel corso del 2022. Mentre per il 16% è diminuito. Il 13% delle imprese segnala un aumento degli occupati. Nel corso del 2022 il 26,3% delle imprese dichiara di aver effettuato investimenti. Il 73,7%, invece, riferisce di non averli effettuati.
Ecco perché serve il Pnrr
A fronte di un 43,6% di imprese che dichiara di non aver adottato nell’anno 2022 cambiamenti in seguito all’aumento dei prezzi dei beni energetici. Il 37% ha ridotto i consumi energetici. Il 30% ha dovuto tagliare anche gli investimenti. Per far fronte ai maggiori costi il 65% delle imprese, nel 2022, ha dovuto aumentare i prezzi a sua volta, mentre il 35% ha lasciato i prezzi invariati. Le misure adottate nell’anno in corso a livello istituzionale per calmierare i costi energetici per il 62% delle imprese non hanno avuto effetti. Mentre per una impresa su 3 sono stati utili, ma si poteva fare di più. Solo il 4,8% delle imprese ritiene che le misure adottate siano state molto utili. Nel 2023 il 32,2% delle imprese prevede una diminuzione del fatturato rispetto al 2022. Mentre il 18,3% delle imprese si aspetta un aumento. Quasi la metà delle imprese (il 49,5%) prevede un fatturato stabile rispetto al 2022. Ecco i principali ostacoli alla propria attività per il 2023 che le imprese segnalano come particolarmente problematici. Il carico fiscale (il 67,5% delle imprese lo ritiene un problema per il 2023). L’inflazione (segnalata come ostacolo dal 62,4% delle imprese); la riduzione della domanda (57,8%). E il costo delle bollette (57%). Complessivamente il 79% delle imprese prevede di aumentare i prezzi nel 2023. Tra queste il 10% aumenterà i prezzi più di quanto fatto nel 2022.
Fase complessa
“I risultati di questa nuova indagine delineano un quadro di grande complessità per le imprese– puntualizza Lorenzo Tagliavanti-. I temi dei costi e dell’approvvigionamento energetico sono diventati preminenti. E impegnano tutti su difficili obiettivi di diversificazione delle forniture di gas e di petrolio. Non solo. A causa dell’aumento dell’inflazione, le politiche monetarie si stanno inasprendo. E i tassi di interesse sono in aumento. Rallentando gli investimenti delle imprese”. Un aspetto confermato dai dati del report Cciaa Roma. Dove emerge che, nel corso del 2022, solo il 26,3% delle imprese romane dichiara di aver effettuato investimenti. A fronte di un 73,7% che, invece, afferma di non averne fatti. L’economia globale rallenta. E anche il sistema produttivo romano inevitabilmente ne risente, soffre. “Però le dinamiche di fondo si confermano vitali- conclude Tagliavanti-. Con un incremento del numero delle imprese superiore alla media nazionale. Ciò dimostra una capacità di reazione alle mutate condizioni economiche. Resta fondamentale il sostegno delle istituzioni, a partire dal governo, alle imprese in difficoltà. E più colpite dai fortissimi rincari energetici. Bisogna fare di più“.