Linee guida per la misura dell’ecotossicità delle plastiche. L’Università di Padova è capofila di un team internazionale di ricerca. Gli studi sull’argomento sono caratterizzati da incongruenze e conclusioni divergenti. Queste discrepanze sono da attribuire, in parte, proprio alle differenze nelle metodologie di test. Che spesso mancano di un approccio standardizzato. Indispensabile per valutare la tossicità delle microplastiche e delle nanoplastiche. “L’obiettivo del protocollo è di colmare le lacune nelle conoscenze attuali sulle micro e nanoplastiche. E migliorare la comparabilità dei risultati della ricerca – spiegano gli esperti-. A tal fine serve un quadro comune. Per ricercatori, istituzioni e organismi di regolamentazione. Che possa essere utilizzato per valutazioni più coerenti e standardizzate sulla tossicità delle nanoplastiche”.
Sos plastiche
Cresce l’urgenza di unire gli sforzi. Nel tentativo di affrontare l’inquinamento da plastica. Migliorare la nostra comprensione. Mitigare i rischi. Salvaguardare i nostri ecosistemi e il nostro benessere. Il protocollo proposto dall’Università di Padova è composto da tre procedure. E comprende l’intero spettro analitico. Inclusi metodi innovativi per la produzione di nanoparticelle da fonti plastiche. La generazione di matrici di esposizione che mimano le condizioni reali. L’esecuzione di meticolosi test di tossicità utilizzando una vasta gamma di organismi modello. L’ateneo veneto, infatti, è capofila di un team internazionale di ricerca che ha stilato un nuovo protocollo. Quello per valutare la tossicità delle micro e nano plastiche. Le microplastiche si trovano praticamente ovunque. Nel cibo, nell’acqua, nell’aria, nel suolo. Sebbene se ne parli molto a livello scientifico, finora c’è stato un vuoto di informazioni e di “buone pratiche“. Ciò non ha permesso di seguire un protocollo standard per studiare e comparare le microplastiche.
Obiettivo condiviso
Ricercatori da tutto il mondo si sono riuniti. Con l’obiettivo comune di sviluppare delle pratiche universali per una corretta ricerca su microplastiche e nanoplastiche. E di redigere delle “linee guida” che la comunità scientifica, le organizzazioni internazionali e le istituzioni politiche potessero seguire. E prendere come riferimento nel tentativo di contrastare l’inquinamento da plastica. L’articolo su Nature Protocols vede come primo autore Fazel A. Monikh. Ricercatore del Dipartimento di Scienze Chimiche dell’Università di Padova. Dove è stato dato alla luce il primo protocollo analitico. Destinato a rimodellare il panorama della ricerca su microplastiche e nanoplastiche.
Plastiche ovunque
Quindi la plastica è ovunque, intorno e dentro di noi. Come ci si può difendere da quella che assorbiamo? In aiuto arriva il vademecum messo a punto da medici e pediatri. All’interno della campagna nazionale per la prevenzione dei rischi per la salute da esposizione alla plastica. Obiettivo è diffondere l’informazione tra medici e pazienti. Mettendo a disposizione i documenti disponibili per ridurre l’esposizione alle sostanze tossiche rilasciate dalla plastica. E conoscerne i pericoli. Particolarmente alti nell’esposizione in utero e nell’infanzia. Aiutando al contempo l’ambiente a liberarsi da rifiuti pericolosi per tutti gli ecosistemi. La campagna è condotta dall’Associazione medici per l’ambiente Isde Italia. E dalla Rete italiana medici sentinella. In collaborazione con la Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg). L’Associazione medici endocrinologi (Ame). L’Associazione culturale pediatri (Acp). La Federazione italiana medici pediatri (Fimp). La Società italiana di pediatria (Sip). Choosing Wisely Italy. E la facoltà di Scienze dell’alimentazione Università di Pollenzo (Cuneo).
Usa e getta
Ne derivano alcuni consigli pratici da seguire per arrivare a essere “plastic free“. E cioè scegli oggetti non in materiale plastico. Abolisci completamente quelli usa e getta. Verifica che i prodotti che acquisti (vestiti, tessuti, cosmetici) non contengano plastica. Ricordati che le microplastiche si assorbono anche attraverso la pelle. Elimina da subito l‘acqua in bottiglie di plastica. Bevi quella del rubinetto. In un litro di acqua in bottiglia, avvertono gli esperti, si trovano circa 5 milioni di microplastiche. Cerca negozi che vendono prodotti alimentari e per l’igiene sfusi. E scegli confezionamenti green e riutilizzabili (carta, cartone, alluminio). Potrai acquistare frutta e verdura dai contadini locali. Ai mercati. E dai gruppi di acquisto solidali che ormai sono presenti in moltissimi comuni. Varia il più possibile la dieta giornaliera. Per lo smaltimento utilizza gli appositi contenitori per la plastica in casa e fuori. Non buttare mai la plastica nell’ambiente.
Salute
Perché impegnarsi a ridurre l’uso di plastica? A guadagnarci è anche la salute. Il contatto con le sostanze tossiche rilasciate dalla plastica, spiegano gli esperti, può determinare un danno per la salute. Più grave se trasportato dalle microplastiche, che penetrano nell’organismo. Soprattutto con gli alimenti che consumiamo. Oppure con l’acqua e le bevande in bottiglia di plastica. Per contatto con tessuti sintetici, creme e cosmetici che le contengono. Detergenti, ma anche semplicemente per contatto con giocattoli in plastica. Le numerose sostanze chimiche contenute nelle microplastiche possono causare interferenza endocrina. Con effetti negativi sulla fertilità maschile e femminile. Effetti sul neurosviluppo. Accresciuto rischio di alcuni tipi di cancro. Criptorchidismo. Effetto “obesogeno” che favorisce la resistenza all’insulina e l’insorgenza di diabete di tipo 2. Effetti infiammatori con alterazione della microflora intestinale. E possibile interferenza sull’assorbimento di nutrienti. Consigli, informazioni e la locandina della campagna si potranno trovare negli studi medici. Nelle scuole, nelle farmacie. E in qualsiasi struttura aderente. L’invito dei promotori è di contribuire alla diffusione.